lieto crede che da queste fortificazioni nel lata d’ Olivolo, il luogo abbia assunto ¡1 nome di Castello; però l’ab. Cappelletti ritiene che i vescovi ivi residenti cominciarono nel 1091 a lasciare il titolo di Olivolesi e prender quello di Castellani. Ma a suo luogo già dissi che l’isola ora nominata Quinta Valle, fu detta Oli-volo per la sua forma d’ un’ oliva, e Castello dall’ antiche vestigie di remoto castello. Occupovasi intanto il doge nello stabilire e confermare i confini a’chioggiotti, nel regolare gli annui censi e tributi, nel mantenere il buon ordine fra’ cittadini, quando que’tartari, scorrendo col ferro e col fuoco I’ antica terrestre Venezia, laLombardia, ilPiemonte, giun sero fino a s. ilario, a Lizza Fusina e a Mestre, dopo aver già aggredito Capodar-gine, Loredo, Brondolo, e le due Chiog-gie, seguendo l’esempio di Pipino. \JArte di verificare le date dice che gli un-gheri a’ 28 giugno 906 giunsero a Malamocco, ed anche fino a Rialto, cioè a Venezia; ma non pare da quanto vado a narrare. Il doge non si perdettedi coraggio, e profittando anche delle genti di Tor-cello, di Mazorbo,di Murano, che nell’i-sole Reaitine eransi ricovrate, armò più flotte e con esse si portò sul lido di Pel-lestrina e in faccia il porto di Alhiola. Quindi altaccati con ogni vigore e d’o-gui parte gli ugri o ungari, i quali per meglio combattere aveano costrutto delle barche, o prese l’aveano da’fiumi vicini, dopo fiera battaglia furono da’ve-neziani sconfitti, onde non mai più osarono d’assalirequesto ducato, sebbene quasi ogni anno nell’Italia comparendo, per molto tempo, or l’una or l’altra città desolassero. Questa vittoria, che fu detta d’Albiola, è delle più gloriose al veneto nome; e il doge, avute poi da Leone VI il Filosofo l’insegne e il titolo di pro-tospatario, morì nel 912 sul finir di maggio, compianto da tutta la nazione, siccome fornito d’ogni virtù e per aver governato saggiamente ; è chiamato Salva- 53 tore della patria, dal Moschini. —• Orso II Partecipazio XP III doge. Da taluni è detto Orso III perchè Orso II fu già compagno nella ducea a Giovanni Il suofratello, benché dall’albero genealogico della famiglia non si rilevi se sie-no due personaggi diversi o un solo Orso. Ascese al soglio nel 912, e spedì Pietro suo figlio alla corte di Costantinopoli ad annunziarvi la sua esaltazione al dogado, ove da Alessandro e Costantino VI il Porfirogenita accolto con ogni onorificenza, fu colmato di doni ed ebbe il titolo di protospatario. Ripatriando per la via di terra, non appena giunse nel paese de’ dahnatini e sulle frontiere della Croazia, che Michele duca degli slavi, vistolo ricco, il fece arrestare e il consegnò prigioniere a Simeone re de’bulgari. Dolentissimo il doge padre per la schiavitù di Pietro, spedì tosto al re l’arcidiacono di Malamocco Domenico, e per le sue preghiere e l’oro offerto potè Pietro tornar libero in Rialto. Questo stesso Domenico, dal doge in premio fatto vescovo di Malamocco, e Stefano Caloprino furono inviati a Rodolfo di Borgogna re d’ Italia in Pavia, per ottenere la rinnovazione degli antichi trattati, e I’ ebbero. Legati pure Orso nel 927 mandò all’altro re d’ Italia Ugo nella stessa Pavia, il detto vescovo e Domenico Flabanico per egual conferma di patti; ed il re in quell’incontro dichiarò che i duchi veneziani avevano diritto fin da’tempi antichi di coniar la propria moneta, su di che può vedersi il § III, n. 2, oltre l’avere di essa riparlato nel n. 3 di questo §. Osserva il Romanin, che un primo cenno del diritto di batter moneta pe’ veneziani trovasi fin da’ tempi di Carlo Magno, al quale i veneziani si obbligavano di corrispondere lire 5o di loro moneta pe’posse-dimenti che avevano nel regno Italico. Altro indizio d’una zecca nell’isole pare lo somministri Giovanni Monetario, uno de’cospiratori contro il doge Agnello al principio del IX secolo ; ed un Dotneni-