86 co’cardinali e i vescovi, a’g maggio, fece quindi ritorno a Venezia ricevuto onorevolmente come la i.a volta, e tanto egli quanto 1’ imperatore mandarono lettere nelle diverse parti della cristianità, invitandogli arcivescovi, i vescovi, gli abbati e altri ecclesiastici, non che i principali personaggi secolari a convenire al generale congresso in Venezia pel ristabilimento della sospirata pace. Ma le pretensioni d’ambe le parti erano fuor di modo esagerate; volevano gli imperiali si eseguisse quanto era stato decretato nella dieta di Pioncaglia nel t 158 ; sostenevano i lombardi le lóro libertà e consuetudini che dicevano a-vere da tempo immemorabile. Ogni accomodamento pareva svanire, benché molto in quello si adoperassero Cristiano arcivescovo di Magonza e i legati di Luigi VII re di Francia, che di volo del Papa magnificamente I’ avea ospitato nel suo regno; onde almeno finalmente si convenne dalle due parti ad una tregua di 6 anni co’lombardi e di i5 col re di Sicilia, pel quale aveano trattato i due ambasciatori al seguito del Papa; rimanendo altresì, per questo tempo, Federico I in possesso de’beni, già da lui occupati, della gran contessa Matilde, e di ragione della Chiesa Romana. Così stabilito, s’invitò l’imperatore a venire a Venezia, mandandogli insieme copia delle convenute cose, che fu da lui pienamente appiovata, ed inviò il conte Diedon figlio del marchese di Monferrato e Sigibolt suo camerario a giurare in suo nome que’patti. Giunto poi egli stesso a Chioggia, con licenza del Papa invocata da’principi, questi co’cardinali l’andarono a trovare (da una bolla di privilegi pel monastero di s. Maria in Organo, concessa in Venezia da Alessandro III, colla sua sotto-scrizione vi è quella de’seguenti cardinali presenti. Vescovi suburbicari : Li-baldo vescovo d’Ostia, Gualtieri vescovo d’Albano, Corrado arcivescovo di Magonza, per quanto dissi, e vescovo di Sabina, Guglielmo vescovo di Porto e s. Rufiina, Manfredo vescovo di Pale-stritia. Dell’ordine de’preti : Ildebrando de’ss. Apostoli, Giovanni di s. Anastasia, Bosone di s. Pudenziana, Teodìno di s. Vitale, Pietro di s. Susanna. Dell’ordine de’diaconi: Giacinto di s. Maria in Cosmedin, Arditio di s. Teodoro, Cintio di s. Adriano, Cgone di s. Eustachio, Raniero di s. Giorgio in Velabro. Ma ci mancano alcuni cardinali, come i preti Alberto e Viviano, e Laborante di s. Maria in Portico). Ptire che Pietro figlio del doge fosse stalo a levarlo da Ravenna. Ricevette pure Federico I i cardinali vescovi d’Ostia, di Porto e di Pa-lestrina, che dopo l’abiura da lui fatta dello scisma, l’assolsero dalle scomuniche (per aver sostenuto e seguito gli antipapi Vittore V, Pasquale III, Calisto 111 ; promettendo egli ubbidienza al venerabile Padre e Signore Alessandro III, come a Pontefice cattolico ed a’legittimi successori di lui. Eguale assoluzione gli diedero i cardinali, eh’ erano co’nominati, Giovanni di s. Anastasia, Teodino di s. Vitale, Pietro di s. Susanna, Giaciuto di s. Maria in Cosmedin. Quindi i cardinali I’ aggregarono all’unità cattolica, e lo slesso fu fatto, secondo 1’ antico rito della Chiesa, dei suoi principi eh’erano scomunicati; e ciò mentre il Papa in Venezia assolveva il doge e il popolo veneziano del giuramento al quale erano tenuti contro l’ain-inissione dell’ imperatore nella città, e li sollecitò che ve lo introducessero onorevolmente), e I’ accompagnarono con altre barche fino al monastero dì s. Nicolò, situato a capo del Canal grande, ove trovò altra splendida comitiva che l’aspettava. 11 giorno dopo luglio i 177, uscirongli incontro il doge, il patriarca di Grado, i vescovi, il clero e moltitudine di popolo infinito con grande pompa e navigli ricchissimamente addobbati. Entrò Federico i nel navi-