d’ Ausliia, voleva la mia morie ”. — E vero, riprese Maria Luigia. —Canova, co’suoi magnanimi sensi avea detto tutto quello che poteva dire un cristiano coraggioso, e riparti per Roma, da lui a-mala quanto Venezia, ricusando la dignità di membro del senato di Parigi. Égli dunque procedette avanti quello che faceva tremare tutti, da cattolico e da italiano (Canova ritornò poi una 3.a «olla a Parigi da Luigi XVI11, per commissione di Pio VII, per ricuperare a Roma i capi d’opera di scultura e pittura, oltre gli arazzi ivi trasportati : ne ragionai nella biografìa del Papa e altrove. Vi si recò col fido e colto Acate, il fratello uterino mg.r Sartori-Canova. A tanto nome, mi piace qui aggiungere, agli o-nori funebri resi all’ illustre prelato e dichiarati uel § XII, n. 20, quelli annunciali dalla Civiltà Cattolica de’19 febbraio 1859 a p. 479.Giuseppe da Col, Discorso funebre per Mg.' III." e Re v.° Vescovo eli Minilo Giambattista Sartori- Canova, letto nelle solenni esequie fatte nel tempio di Possagno dalla congregazione delle scuole di Carità nel 26 luglio i858, Castel Franco tipografia di Gaetano Longo i858. Nell" esequie di Monsignor Giambattista Sartori-Canova vescovo di Minrio, celebrate in Crespano il 3 agosto iS58. Orazione del-l ab. G iuseppe Jacopo prof, t errazzi, Rassano tipografia di A.Roberti 1 858). — Per le vicende politiche, l’imperatore Francesco I, dipoi neli8i2 si collegò col genero; indi avvicinandosi il tramonto della fortuna Napoleonica, altra avventura, cambiati ice di destini, sovrastava intanto all’Italia. Narrai in tanti articoli, che Napoleone I nel 1811 si preparò alla strepitosa guerra contro la Russia, alleata dell’Inghilterra, e nel 1812 marciò ad invaderla; ma non ostante i progressi falli, tentò inutilmente pacificarsi coll’imperatore Alessandro I, si riti'ò da Mosca e perde il fioritissimo esercite, nel quale erano lauti valorosi ita-P. II. liani, e nell Si 3 vide l’imperatore Francesco I suo suocero collegarsi contro di lui colla Russia, l’Inghilterra e la Prussia, cui poi si unirono altri sovrani e la Raviera, per ripristinare l’equilibrio europeo, onde da essi gli fu dichiarata la guerra. Nella Sassonia e ne’campi di Lipsia a’18 ottobre, colla famosa d¡sfatta diNapoleone i,si vendicarono i collegati delle lunghe ingiurie sofferte. Raccontano il cav. Mulinelli e il cav. Coppi,conseguenza degli strepitosi guerreschi avvenimenti, i paesi veneti si trovarono esposti alle armi austriache, comandate dal principe EnricoXV di Reuss-PIauen, prima a mezzo del generale in capo Hil-ier facendo cominciare le offese nel fine di settembre; prese Trieste, e spedì truppe sufficienti per ricuperare la Croazia, lisina e la Dalmazia. Laonde il viceré Eugenio a tempo avea ordinato le cose necessarie alla guerra imminente. Avendo egli da 70,000 uomini, con molla prudenza li divise in 3 principali corpi ; il 1."comandato da Grenier pose campo sulle rive dell’lsonzoe del Tagliamenlo; il 2.0 diretto da Verdier si stabilì a Vicenza, a Castelfranco, a Bassanoea Felice; il 3.“governato ila Pino, a Padova e a Verona alloggiava. Ma forti gli austriaci di buone ragioni, ed avendo i popoli amici, il viceré li combattè inutilmente, benché da condottiero valoroso ed esperto, facesse onorale fazioni sull’I-sonzo, sul Piave, ed a Iiosà presso Ras-sano ; ed eziandio ad onta di altri sforzi, e che barbaramente ordinasse il bruciamento del ponte sul Brenta a Bussano, famosa opera di Bartolomeo Ferracina. Obbligalo quindi I’ esercito di aEugenio a ritirarsi, fissò a Verona i suoi alloggiamenti nel principio di novembre, siccome posizione strategica e munita, dopo aver perduto ne’ diversi combattimenti circa 6,000 uomiui, e quasi altrettanti gli austriaci. Le perdite fatte, aggiunte alle diserzioni de’sol/Jati appartenenti alle provincie syombmle, che aodavuuo 49