do pel i ° una crocetta al corno o berretta ducale: allora il vecchio riprese il cappuccio, e sei traeva quando s'incontrava nel figlio, non senza dirgli però, saluto la Croce. Belli e rari avvenimenti illustrarono e rallegrarono i primordii del suo principato. In Venezia si videro somme splendidezze nelle feste, per la venuta del duca d’Austria (forseAlberto oPiodolfo IV l’/ra-gegrco.wj,accompagnatoda 1200 persone, ovvero 3o cavalieri e 200 altri nobili. In contrato dalla signoria e dal doge solennemente col Bucintoro a s. Jacopo di Fa-ludo, fece il suo ingresso a’29 settembre 1361 ,e venne alloggiato nelle case di Leonardo Dandolo e di Andrea Zane, nella contrada di s. Luca: si spesero 10,000 ducati per onorarlo, essendo costume de’ veneziani di mostrarsi sempre splendidissimi nell’accoglienze de’principi forestieri. Il principe austriaco in brevi giorni vide le cose più notabili della città, accompagnalo sempre dal doge a cavallo, e die’alla repubblica prove di stima e di amore, promettendole inviolabile amicizia. Dopo due mesi a’5 dicembre giunse a Venezia Pietro I Lusignano re di Cipro, non rneuo festeggialo. Entrato dalla parte di mare con magnifico ricevimento,fu nobilmentealloggiato nelledet-te due case , creando cavaliere il Zane proprietario d’uno de’palazzi. Si trattenne 22 giorni, e nel partire fu accompagnato dal doge fino a Malghera; dirigendosi il re alla volta di Francia pieno dell’idea di eccitarvi una crociata contro i turchi. Il re francese Giovanni II accolse favorevolmente la proposizione, e nel venerdì santo 1 362domandòalPapaInno-cenzo VI la croce, promettendogli di porsi in marcia prima del marzo i365, e farvi entrareil re inglese: il rediCiprodal canto suo assunse l’incarico d’armare per la crociata i principi di Germania. Il nuovo Papa Urbano V nel giugno 1 365 ne scrisse a’veneziani, ed altrettanto fece l’imperatore Carlo IV, decretando un congresso iu Bologna. Ma mentre ¡1 Papa così prò- 1 53 poneva ed esortava, grandi fatti accadevano in Oriente per opera del sultano de’turchi Amurat I, cupido d’estendere i suoi possedimenti in Europa dopo il conquisto di Filippopoli. Presso Adrianopo- li, non ostante la pace fatta con Giovanni I Paleologo, il sultano con asprissimo combattimento sconfisse i re d’Ungheria, di Servia e di Bosnia, ed il principe di Valacchia, collegati onde opporre argine alle sue conquiste. Questa vittoria, infausti! per la cristianità,agevolò sempre più a’turchi l’occupazione dell’adiacente paese. Mancava I’ unione tra’ principi cristiani, ed i parziali armamenti a nulla giovavano, o volgevansi altrove. Così il re di Cipro fece uno sbarco in Alessandria, che saccheggiò, obbligato poi a ritirarsene; e i veneziani, rispondendo all’invito d'Urbano V, offrirono alcune galee a Lodovico I re d’Ungheria, inaerà debole e isolato sussidio. A ciò si restrinse il frutto dell’unione predicata con tanto ardore da Urbano V. Questi sebbene francese, come tutti i 7 Papi avignonesi, considerando la dignità pontificia come esiliata al di là de’fnonli, mentre era in Avignone, meditava di trasportarne di nuovo la residenza in Italia, e d’itnpor termine agli orrori che vi commettevano le famose compagnie di ventura; ma le guerre tra’fratelli Galeazzo e Barnabò Visconti uella Piomagna, e in cui si trovavano trascinati anche gli altri principi italiani, rendevano vana ogni speranza di liberare il bel paese da’masnadieri e rimarginarne le sanguinolenti piaghe. Sola Venezia si astenne dal prendervi parte, ed un legato papale, venutoa persuaderla di troncare ogni relazione cogli scomunicati Visconti, usurpatori di molte terre della s. Sede, e di non ammettere ne’suoi stati alcuno de’loro sudditi, ebbe dal senato la risposta: Potere il legato ben informarsi della condizione tutta speciale di Venezia , la quale nulla da per se si forniva di quanto al vivere è necessario, onde erale uopo ritirarlo dal di