662 Lagune. S’è vero, die fra le truppe ve-nele raccoltesi nel 1796 in Verona, sotto gli ordini del luogotenente generale Giovanni Salimbeni, si noverassero 8 compagnie d’artiglieria d’8o uomini ciascuna, come narra il capitano Antonio Paravia nelle sue inedite Memorie , delle (¡uali il suo nipote eh. cav. Pier Alessandro mostra far gran conto nelle Memorie Veneziane di letteratura e di storia, Torino i85o, parrebbe doversi concludere che anco a quest’arme , dopo i tempi del più volte Iodato Schoulem-bourg, si fosse dato migliore ordinamento. Però, se tutto questo giova a provare, che la repubblica, ad onta del grande amore posto alla conservazione della pace, volgea pur tratto tratto il pensiero anclie alla possibilità della guerra , n’ è giusta conseguenza il potersi ritenere che idonei, almeno nella più parte, ne fossero gli ufliziali, ed i vecchi per consiglio, dopo l’esperienza acquistata sotto un tanto capitano. Certamente non mancavano molti ufliziali per egregia istituzione distinti fra gli allievi del collegio militare della repubblica, splendidamente fondato e aperto nel 1759 in Verona, in cui molti dotti uomini dettavano libri di testo, riformato nel 1785 sul piano esibito dall’insigne matematico cav. Anton M.a Lorgna di Cerea generale maggiore del genio nell’esercito d^lla repubblica, direttore del collegio e fondatore dell’illustre società italiana de’Quaranla. Egli era succeduto, nella direzione del collegio militare, al colonnello Andrea E>colèo, ch’ebbe gran nome fra’più illustri maestri di tattica militare fioriti in Italia nelloscor-so secolo. Il collegio veronese fu poi tipo delle scuole militari di Modena e di Pavia, in tanto grido ne’tempi Napoleonici; e tra’suoi allievi taluno corse onorata carriera negli eserciti del regno Italico, della Russia e dell’Austria, principalmente Pier Luigi Viani generale del i.°, Antonio Luigi Romano tenente colonnello della 2.", Michele Dos direttore deH’arti- glieiia di marina della 3.'1 e col grado ili tenente colonnello. Questo quadro di forze terrestri in tempo di pace, con un’ar-tiglieria così ricca di materiale e insieme povera di personale, si poteva faciluien te raddoppiare al sopravvenir della guerra, senza crear nuovi corpi, onde poteva l’esercito salire a circa 45,000 uomini, senza contare i 2,500 cavalli che la nobiltà di Terraferma era tenuta a forni-re, in correspettivo dell’immunità e pii-■vilegi chegodeva (intenderà l’autore pai lare de’2 5 Condottieri d’arme, gran signori e da guerra, che doveano per convegno di delti privilegi,capitanariooca-valieri armali a proprie spese). Della qual forza, non potendo sguernirsi la Jonia, l’Albania, la Dalmazia, potevasi disporre d’un 33,ooo uomini. A questi però polevansi aggiungere le cernide delle provinole di Terraferma, delle quali parlai superiormente, facendo cenno delle forze militari della repubblica ; milizie del contado ordinate pel tempo di guerra con decreto del senato nel 1 525, sommanti 24,100 uomini, dice 1’autore, senza calcolare quelle dell’Istria create più tardi, e comandate da ufliziali dell’esercito. Forse potevansi calcolare altri circa 3,000 soldati, traendoli dalle guarnigioni diDal inazia, sostituendoli con altrettante eroine, altra specie di milizia particolare di quella provincia, parimenti comandata da’delti ufliziali. Con tuttociò la repubblica non avrebbe potuto radunare una forza maggiore di 60,000 uomini, comprese le riserve e le guarnigioni delle piazze forti. E quando avesse potuto occorrere uno sforzo più grande, avrebbe dovuto ricorrere al partito da lei anche in altro tempo seguito , di assoldar truppe straniere. Ora, chi bene consideri che la repubblica di Venezia non era più che uno stato di terz’ordine, che appena numerava, compresi i possedimenti d’oltremare, una popolazione di tre milioni e mezzo d'anime, con uua rendita ordinaria di non più clic nove annui milioni di du-