che le stabili ambascerie divennero e bisogno ed usanza, cioè nella 2.“ metà del XVI secolo, Venezia ne tenea di i.° ordine a Roma, a Vienna, a Parigi, a Madrid e a Costantinopoli. Gli ambasciatori veneti lasciarono in Roma molte reminiscenze nel palazzo di Venezia, e nell’adiacente chiesa di s. Marco, massime Nicolò Sagredo,di cui vi è il ritratto, ed ove alcuno altresì vi riposa in monumenti, i quali hanno pure alcuna loro moglie o figlio, come lo scolpito da Canova per Leonardo figlio dell’ambasciatore Pietro Pesaro: gli hanno diversi cardinali veneti, precipuamente titolari della chiesa, ed e-ziand io qua Ielle patrizio vene to.Della chiesa, come del palazzo, ne parlai piùvolte abbastanza superiormente, notando essere il 2.Residenza degl ¡ambasciatori d’Austria, alla quale co’ dominii veneti passò la proprietà del palazzo, ecosìquelio esistente a Costanti nopoli sulla sommi tàdiPera oggidì abitazione dell’internunzio imperiale, donde un giorno quello della repubblica o bailo dominava collo sguardo le rive del Bosforo e della Propontide, che ricordano le glorie e le ricchezze nel medioevo, nobili conquiste del vessillo di s. Marco. Il posto di bailo era il più importante dopo quello di Roma, e finì anzi per aver maggior politica gravità di quest’ultimo, attesele delicatissime relazioni tra la Porla ottomana e la repubblica veneta, pe’ poi-sedimenti di lei, anche negli ultimi secoli conservati, nella Grecia e sulle coste della Dalmazia, che trovavansi in continuo contatto coll’armi turche. Stabilimenti, dopo la pace di Carlowitz, ridotti all isole Jonie ; pace però ch’era sempre minacciata e incerta. L’uffizio di bailo a Costantinopoli non era quindi senza pericolo, dovendo stare fra’turchi, sempre turchi; avvegnaché n on di rado nel rompersi d’una pace o di una tregua il rappresentante della repubblica si trovasse esposto a barbare rappresaglie e alla prigionia nelle Selle Torri, malgrado le proteste fatte a nome del dirit-P. IL e97 to delle genti. E appunto perchè a coprire degnamente tale posto era d’uopo di particolare accorgimento, prudenza e perseveranza, e perchè proporzionatamente era più lucroso degli altri, lo si affidava ordinariamente ad uomini provetti che avevano dato saggio di molla destrezza in altre ambascerie. Ripeto, che nel decorso di questo lungo § XIX, non poco parlai degli ambasciatori veneti, de’ nunzi apostolici di Venezia, così degli ambasciatori d’ubbidienza e straordinari e degli ordinari inviati alla s. Sede, e in bel numero che registrai alle loro epoche. Ne’ propri articoli poi, come si potrà riscontrare in quelli die vado a indicare in corsivo, ragionai degli Ambasciatori veneziani straordinari e di Ubbidienza dalla repubblica mandati in Roma ad ogni nuovo Papa, ricevuti in Concistoroj e degli Ambasciatori ordinari, loro Ingressi solenni in Roma, come ricevuti all’ Udienza, per la i.' volta accompagnati da un cardinale nazionale, con nobile Treno j nell’ordinarie intervenendovi pure il segretario d’ambasciata; costume che andato in disuso,da Clemente XI l’ambasciatoreMorosini ne ottenne la ripristinazione,poiché l’accorta repubblica voleva che all’udienze sovrane assistessero i suoi segretari ; dell’antico loro intervento alle Cappelle Pontificie, fin-chèperle pretensioni degli altriambascia-lori non ebbe più luogo ; come nel partire dalla loroambasceria venivano da’ Papi creati Cavalieri aurati o dello Speron d’oro, coll’imposizione della collana d’oro, della Spada e àe’Speroni d’oro,quindi regalati di sagri e decorosi donativi; che se questi talvolta si davano anche ad altri ambasciatori, il cavalierato insieme alle formalità che l’accompagnavano, era distinzioneesclusivadegli ambasciatori di Venezia. Diversi poi di loro furono creati cardinali,e tali furono Ermolao Barbaro, Marcantonio Anmlio o da Mula,Gaspare Coniarmi, Bernardo Navagero, Pietro Basadonna, Giovanui Delfino ec. Par-45