u|e educazione loro dava il governo sa-utai’i'ìsinie provvidenze. iNel 15 j i vennero pituite 6 pubbliche scuole, una per u„„i sestiere della città, e si combatterono altresì gli errori perniciosi degli eretichi Lutero e Calvino, cui venne opposta insuperabile barriera nella istituzione d’un magistrato composto di tre Savi dell’Eresia, per la purità della fede cattolica, l’incumbenza del quale era di tener lontane quelle ributtanti e deplorabili eresie. 11 doge Donato amantissimo delle lettere e delle arti, sotto di lui, favorite anche dalla pace, prosperarono nel modo singolare accennato e coll’abbellimento della città. Pochi giorni dopo della sua assunzione al trono finalmente a’i3 dicembre i545 fu aperto il vigrosanto ecumenico concilio di Trento (I.). I protestanti che l’avversavano colla lega di Smalcalda si preparavano alla guerra, collegati collo scismatico re d'Inghilterra e col cristianissimo redi Francia. Vi si apparecchiava non meno Car- lo V, ed il Papa Paolo III raccolte genti ne affidò il comando al nipote Ottavio Farnese, figlio del ducadiParmaePiacen-za e feudatario della s. Sede, domandando pure rinforzi e il passo a’ veneziani. Questi premurosi di non avvilupparsi in nuove guerre, si scusarono destramente dall’uniie le loro genti a quell’impresa, e svio accordarono il passaggio. Eguali maneggi facevano i principi protestanti a Venezia perchè la repubblica li favoris-»e, od almeno negasse al Papa il passo. Al che essa rispondeva nel 1546, mostrando I impossibilità di ciò fare stante la porzione delle sue terre, che però continuerebbe colla nazione tedesca nella solita amicizia. Avvenne però tal caso che mise giustamente in grande allarme il zelante Pontefice (già verso il fine del do-gado y5.° parlai della tolleranza del go-'eino veneto cogli eretici e altri acatto-^IC1), essendo allora suo nunzio a Venera fin dal i 544 e pel resto del suo ponti icato, il celebre ing.r Giovanni della Ca-P. II. 353 sa arcivescovo di Beuevehto(e prima di lui fin dall536 almeno, Girolamo Ve-ralli, poi trasferito alla nunziatura «li Vienna e quindi cardinale), uno degli scrittori più eleganti e dotti del secolo XVI , in prosa e in versi , in latino e in italiano (dopo la morte di Paolo III tornato a Roma a sistemare i suoi affari,quindi si restituì a Venezia a vivere pacificamente nel commercio delle muse, couie-chè stimato, dopo Claudiano e Poliziano, il'più eccellente de’poeti lirici, indi segretario intimo di Paolo IV), ed ivi formò il i ° Indice de’ libri proibiti, pubblicato nel 1548, e ne ragionai nel voi. XVI, p. 21 1 e 212, per averlo attaccato Vergerio e di poi Quesnello da pari loro. Certo Bal-dassnre Archiew inglese fu incaricato di presentare alcune lettere al senato, e chieder licenza di dimoiare come residente per la sua nazione in Venezia. Fu la cosa molti giorni e molto caldamente disputata in senato. Diceva Michele Ba-rozzi, che la religione cattolica era stala sempre fondamento della città e repubblica di Venezia, nè poteva ammettersi un residente protestante, pel favore del quale facilmente l’eresia troverebbe adito a penetrare. Parlava da vero cattolico. Risposero i politici che hanno per religione lo slato. Cominciò il Pesaro a dire, non trattarsi di fede, ma di stato; che i protestanti erano signori grandi e principi, e tenevano quasi tutta la Germania, che aveano la mira d’opporsi alla grandezza deH'imperatore(o meglio per ottenere sempre più la tolleranza religiosa, il libero esercizio della pretesa riforma che aveano abbracciato, che concedeva moglie agli ecclesiastici e mariti alle monache , divorzi ad libitum, Ma-trimonii misti, e per qui non dir altro, piena libertà di coscienza e pieno sfogo a tutte le passioni), il che molto giovava alla repubblica; che se poi volessero guardare alla fede, beu altro bisognerebbe fare, e pensare a raffrenare coloro che fanno simonia (accennando a’ preti e alle a3