8 io le stavano, l'esercitarvi le pastorali in- cumbenze. E più difficile ancora lo rendeva la distanza considerevole, che corre tra esse e Malamocco. Queste circostanze non poterono sfuggire dall’occhio del benemerito 7.0 doge Maurizio Gaibaio, verso cui la repubblica andava debitrice di ogni suo migliore prosperamento. E-gli adunque per provvedervi, sapiente-mente decretò da prima l’erezione d’una particolare sede vescovile in Rialto, con dismembramento dalla diocesi di Malamocco; poi ne chiese a Papa Adriano I la facoltà, avendo trattato con esso della sede, del. titolo e delle rendite della nuova diocesi; in fine, col patriarca di Grado Giovanni I, convocata la generale assemblea e un sinodo provinciale in Malamocco, coll’intervento di tutto il clero della veneziana consociazione, si stabili l’e-lezione d’un vescovato nell’isola d’ Oli-volo, una delle Itealtine, poscia Venezia, allatto diverso da quello di Malamocco; e si elesse il pastore che pel i,° ne dovea assumere il governo, nella persona di O-bile rio o Obelibato. L’ estensione della diocesi fu circoscritta alle sole isole Reaitine, già della diocesi di Malamocco, ossia alla presente città di Venezia; eie rendite della mensa pel suo mantenimento furono limitate alle decime mortuarie su tutte le famiglie della città. La fondazione quindi della veneta diocesi e l’elezione del suo i.° vescovo si deve riconoscere all’anno 775, o forse al 776, massime se il fatto propriamente sabbia a ri-ferireaJmesidi gennaio0 febbraiodel 775 more veneto, i quali secondo il calcolo comune, rilevato nel § XIX, n. 2, appartengono veramente al 776. La giurisdizione della cattedrale vescovile d’Olivo-lo, ristretta allora alle sole isole Reaitine, preparava nella città di Venezia gli elementi ad assai più ampio territorio. Era l’isola d'Olivolo molto solida, e formava da se sola una distinta comunità in fra le altre, che componevano l’intero corpo della città , distiuta da Rialto, e indicata altresì col nome di Castello, il perchè quelli che la popolavano, erano nominati Olivolenses vel habitatoret Castri Olivoli, del cui vocabolo feci diverse parole nel § Vili, n.i e altrove.Si chiamava poi Castello di Olinolo, ed anco semplicemente Castello, a cagione appunto del castello che vi avevano fabbricato i veneziani, a difesa delle altre isole Reaitine, ed a guardia del vicino porto di s. Nicolò; il quale nome di Castel-lodi Olivolo, o di Castello, derivò a tutta l’estensione dell’isola, prendendosene, come suol dirsi, una parte per il tutto. Rimanevano, come restano , nel sestiere di Castello, le due vicinissime isole Gemine, delle quali ora non trovasi indizio di separazione; sebbene si conosca , aver avuto pur esse il proprio tribuno particolare, da cui erano governate: pare che comprendessero il tratto ancora occupato dalle chiese di s. Zaccaria, di s. Giovanni in Bragora (che nel descriverla Del § Vili, n. 4, feci pur menzione dell’isole Cernine), e dall’aree ove sursero fino a’ nostri giorni le chiese di s. Procolo, di 1. Severo, de’ss. Filippo e Giacomo (discorse nel § VI, n. 2, e nel § Vili, n.12 e n. 71). Dissi pure, a suo luogo, clic tale isola primaria, pare ch’abbia avuto il nome di Olivolo, perchè sulla piazza dove la con-cattedrale, e già patriarcale, di s. Pietro di Castello, vegetava un albero smisurato di olivo, 0 con più di ragione, perchè di molti oliveti era sparsa tutta l’i sola. Si credè pure derivato il nome dalla forma d’oliva che ha l’isola, o a parere del Gallicciolli, per originare dal greco e per dirsi nella sua primitiva denominazione: Pago Olivos, ossia Castelletto, pari ad Oligolensis. Da una sì gran de ampiezza dell’isola, convenendosi digli scrittori l’erezione in essa della cattedrale, variarono però uel determinarne il preciso silo. Taluni la dissero stabilita ove elevasi la basilica di s. Pietro, già cattedrale e ora concatledrale; altri verso la punta dell’isola di Quintavalle, os-