i74 tlal prof. Romania è ritenuta la più antica a noi pervenuta, ne riportò i particolari più interessanti a saggio delle forme diplomatiche di que’ tempi), si continuò a trattarla con Sigismondo, il quale impetrò dalla repubblica una spedizione nell’acque di Dalmazia, per contribuire a liberare la regina, come avvenne nel i38y per opera di Giovanni Barbarigo. La regina scrisse ringraziamenti alla repubblica e lodi del Barbarigo, e di quella si mostrò quindi amico Sigismondo. L’Ungheria indebolita dalle guerre, che poi continuarono, e per la potenza di Twarlko bailo di Bosnia, che conquistata anco la Rascia o Servia orientale prese il titolo di re e aggiunse al suo dominio Zara, Traù, Spalatro, Sebenico e altre città di Dalmazia, cessò d’ esser formidabile a’ veneziani. Profittando i veneziani delle guerre di Ladislao e di Luigi Il d’Angiò, che si disputavano il regno di Sicilia ili qua dal Faro, definitivamente nel i 386 ottennero per maneggi e lunghe pratiche dagli abitanti di Corfù la dedizione dell’isola, da essi posseduta dopo la conquista di Costantinopoli dal 1207, poi perduta nel 1221 e indi passata nel 12 58 a detto reame, per cui iti compenso della cessione di Ladislao gli diedero nel 1402 ducati 3o,ooo. Per denaro acquistarono i veneziani nel i388 Argo e Napoli di Romania, nel i3g6 Scutari (nel quale articolo avendo in breve descritto il Montenegro, e ne riparlai nel voi. LXXXI, p. 466 e altrove, feci parola di qualche correlazione de’montenegrini co’veneziani, popoli indomabili, che il Giornale di Roma del i858 a p. 578, disse dal 1419 sino a’no-stri giorni essere stati assaliti 45 volte dagli eserciti turchi, i quali furono sempre respinti con perdite; che se nel 1786 il pascià di Scutari Rara Mahmoud, prevalendosi dell’assenza del Vladika, andato a Pietroburgo, penetrò fino alla capitale Cettigne ; quando ti anni dopo con 3o,ooo uomini volle invadere nuo- vamente la Cernagora, fu sconfitto presso il villaggio di Krusse e vi perde la vita : fu l’ultima dimostrazione d’un’indi-pendenza dalla Porta, mai da essa riconosciuta in diritto, ma esistita sempre di fatto,edifesa con ostilità perpetue da’bel-licosi montenegrini. Dappoiché, avendo Ainurat I a’ 15 giugno 1 38g distrutto sui campi di Kassovo I’ impero di Servia, trionfando del suo czar Lazar, gli avanzi di quella gran famiglia trovarono un asi- lo inespugnabile nella catena di montagne, che domina presso il golfo di Cattare l’Adriatico : d’allora in poi le rupi della Cernagora divennero il rifugio di tutti i proscritti delle proviucie vicine, le quali sempre per ciò ebbero grande simpatia per essi, e di recente ispirarono a’ raià della Bosnia e dell’Erzegovina i trionfi de’ montenegrini. Da quest’argine insuperabile, più volte calarono gli abitanti in aiuto de’veneti nelle guerre contro i turchi, fecero alleanze colla repubblica di Venezia, nella qual città si ritirò nell 516 Giovanni signore e governatore del Montenegro,e fu allora che nel metropolita nodel paesesi unì e compenetrò l’autorità civile, ambedue poteri quindi esercitati dal Vladika) e poi anche Durazzo: con doppio matrimoniod’un figlio e d’una figlia del doge, si aprì loro la via al possesso d’altre isole. Rinnovata la tregua con Giovanni I Paleologo, la repubblica tornò a volgere la sua attenzione agl’ingrandimenti del Levante, ma per essi fa-cevasi sempre più vicina a’turchi, ognor più formidabili, e co’quali ben presto cominciar dovea una serie di furiosissime lotte. Non procedevano però, come nel-1’ Oriente, prospere le cose a’ veneziani nelle terre a loro più vicine. Trieste erasi data a Leopoldo duca d’Austria ; Francesco 1 Carrara, sempre irrequieto e ambizioso, mosse I’ armi contro il duca per togliergli Treviso, e lo costrinse a cederglielo con Ceneda, Feltre e Belluno per 100,000 ducati. Laonde nella repubblica veneta sorsero nuovi motivi di so-