8i5 e Pietro d’Equilio a recarsi in Roma per l'affare dell’eunuco Domenico Caloprino eletto vescovo di Torcello, protetto dal doge Orso 1 Partecipazio pel riferito nel § XIX, o. 5, dogadoi4.° Per detta data devesi escludere nella serie de’ vescovi Crasso Fazio o Zago, che alcuno inserì, come l’Ughelli. — Nell’877 Giovanili I SanudooCandiano 7.“vescovo,e non più tardi: il Cappelletti esclude dalla cronologia Giovanni Avventurato, benché riportato dalI’Ughelli, e sebbene la sua effìgie, sulla fede del Sansoviuo, fu dipinta Della sala del palazzo patriarcale in s. Pietro di Castello. — Invece LorenzoI Ti-niens Dami o Temi dio, nell’88ofu l’8.° vescovo veneto; abitava in Malarnocco, e figlio di Barba Taurello,i cui parenti di* inoravano a Torino. Sostenne nell’883 o-norevole legazione pel dogeGiovanni Partecipazio II, all’imperatore Carlo III il Grosso, da cui ottenne a favore de’ veneziani un diploma, e morì nel maggio 909. Alcuno lo disse ucciso dal popolo, perchè violentemente portavasi qua e là ad esigere le decime mortuarie, di che non lasciarono memoria gli antichi scrittori. La stessa cosa altri invece narrano del vescovo Bamperto Polo, morto verso il i3oc). — Vescovo g.° nel 909 fu Domenico II Vilinico (meglio Villoni-co), di cui scrisse l’AIlinate col suo barbaro e scorretto stile, qui fuit nacio-ne suorum parentum de veda Veroe-Unsi civitale, habitatores in Matematico et in Rivo allo, filius Barbe Ilo-numus L'ilinicus in ecclesia s. Mauri martiris eral residenti. Egli fu promosso dal popolo col consenso del patriarca di Grado e del clero, ma contro la volontà del doge, nè perciò ebbe da questo l'investitura, ma prese da per se il basto-ne pastorale dall’altare di s. Marco,in nome del quale si dava (di queste investiture ecclesiastiche parlai nel § VI, n. 2, e nel § XIX, n. 3). Morì nel dicembre 910,0 al più nel gennaio 911.— Il io.° vescovo Domenico III David Orda• no, figlio di Pietro Orciano, nel 911 fu sollevato anch’egli alla dignità per e-lezione del popolo, che a tutta forza 10 volle benché avesse moglie e figli, ad onta che a tutto suo potere vi si opponesse. Ne venerava il popolo la purezza e santità di costumi, e perciò sì vivamente insistette nel volerlo a pastore, che alla fine si trovò costretto a cedere olle comuni istauze. Ricevuta l’episcopale consagrazione, tenne tuttavia nel suo palazzo presso di se la moglie ed i figli; dicono per altro gli antichi storici, ch’egli vivesse con la moglie in perfetta continenza. » Ciò attesterebbe, in quella età non essere stata per anco tra’veneli,forse per la frequente loro comunicazione cogli orientali, così stretta ed immutabile la legge del celibato, come lo è presentemente alla Chiesa latiua; perchè, egli è certo, dice il Gallicciolli, Meni. ven. antiche, che se la disciplina di que’tempi in Venezia avesse escluso assolutamente dagli ordini clericali gli ammogliati, clero e popolo non avrebbero immaginato di e-leggere un tal uomo vescovo, nè i prelati l’avrebbero ordinato”. Altro punto di ecclesiastica disciplina viene attestatodal* le cronache auliche, ed è che il clero veneto non portava allora la barba, o almeno non l’usava alla foggia de’secolari; 11 perchè costretto Orciano ad esser vescovo, gli rasero la barba (di questa riparlai nel paragrafo XVI, numero 2, e di quella de’dogi nel § XIX, n. 3). II Torrelli, ne Secoli Agostiniani, si forzò a dimostrare questo vescovo pellegrinante avere appartenuto nella giovinezza a-gli eremiti agostiniani, ma i suoi argomenti non sonoche di probabilità; invece trovasi notizia del suo stato coniugale e della sua convivenza colla moglie e co’fìgli nell'episcopio; ed egualmente che il Torrelli, errò quindi chi nella sala dell'antico patriarchio a s. Pietro di Castello lo avea fatto dipingere vestito in abito di eremita agostiniano. La cronaca Dolfioa ne cambiò il nome in Anasla-