IOO nisio; Rinaldi negli Annali ecclesiastici; e il dotto Hurter, Storia di Papa Innocenzo ///, lib. 5 e 8, in cui diffusamente descrive le cose che vado appena accennando. Restava a farsi la di* visione delle numerose provincie e tene del già impero greco, essendo preventivamente stabilito che l’imperatore dovesse averne la 4-a parte, e le altre 3 fossero riparlile metà a’ veneziani e metà agli altri crociati. Però a sollevare lare-pubblica dell’ impegno di conquistare tante provincie e terre, e provvedere alla loro conservazione,da’sagaci veneziani fu preso il partito di concederne parecchie in feudo a que’ loro nobili che a proprie spese ne avessero fatto la conquista, o per altro modo ne fossero venuti in possesso, coll’obbligo di sempre riconoscere l’alto dominio della madre patria, di pagare un tributo, di difendere la terra acquistata, somministrare un contingente di truppe nelle guerre della veneziana repubblica, concedere a questa libero il commercio, ottenendo in ricambio aiuto al bisogno. Le molte terre infeudate si ponno leggere nella Storia di Venezia del diligente prof. Romanin, t. 2, p. 183. Altre terre furono lasciate o date in fèudo a’signori greci che le possedevano. Inoltre la repubblica comperò per i o,ooo marche d’argento dal marchese Bonifacio III di Monferrato re di Tessalonica ( V.), a cui era toccata in sorte per avere contribuito al conquisto di Costanliuo-poli e fu uno de’ 3 candidati all’impero, l’importantissima isola di Candia (V.); quella di Corju (V.), che per cessione di Marino Zeno podestà di Costantinopoli, nel i2o5 con tributo e obbligo di mantenere 20 cavalieri e 4<> scudieri, fu concessa in feudo ad alcuni nobili veneziani, che la perderono io anni dopo, perchè venne in potere di Michele Comneno despota dell’Epiro; nè stabilmente tornò a’ veneziani che nel i386, per procacciata dedizione, sottraendola a’redi Sicilia ne’ quali era passato il dominio.Il doge assun- se qui nd i il ti tolo d i Doge di Venezia e del-laCroazia,SignoredJun quarto e mezzo dell'impero di Romania; titolo che conservò fino ali 356 sotto il dogado di Giovanni Delfino. Ebbe altresì dall'imperatore latino il titolo di Despota o De-spolo (V.) di Romania, ch’era il i,° giallo dopo l’imperiale ; non era però tenuto al giuramento per le sue terre, avea il privilegio di portare i borzacchini rossi, ed i nobili veneziani ottennero parecchie distinzioni d’onore e diversi titoli secondo ¡costumi feudali d’allora. Intanto Murzulfo caduto in potet e di Baldovino I, quale barbaro omicida del suo sovrano fu precipitato dall’alto della colonna della piazza Taurusa di Costantinopoli, nello stesso 1204. Nel seguente Alessio III dovette darsi a discrezione a Bonifacio III marchese di Monferrato,che lo confinò in Lombardia : alla sua morte nel 1210 ricuperò la libertà, andò in Asia ove Teodoro Lascai i, che nel 1 206 avea fondato l’impero di Nicea (V.), lo rilegò in un monastero di quella città. In brevedice il Dizionario veneto: Concepì il Dandolo ed eseguì l’ardito disegno d’impossessarsi, insieme co’ francesi, dell'impero greco; ottenne a favore della repubblica l’isoledell’Arcipelago, molti porti dell’Ellesponto, della Frigia, della Morea, la metà di Costantinopoli in sovranità assoluta, oltre l’isola di Can-dia per comprila. Con tanti possedimenti e colle colonie che Venezia dedusse in molti di essi, immensamente accrebbe il suo traffico e la sua potenza per mai e. In essi istituì la repubblica un podestà, assistito da 5 giudici del comune, 3 consiglieri, un camerlengo pel tesoro ; olire gli avogadori del comune, il contestabile per la milizia, ed un capitano generale dell’armata spedito da Venezia. Poco però godettero i vincitori della conquista, perchè alcune provincie neli2o5 si ribellarono. Baldovino I e il doge Dandolo armati marciarono per reprimere l’iusurrezioui. Quegli restò prigioniero