562 sii differiva l’acconsentire ad alcuni punti, i plenipotenziari imperiale e polacco, e i mediatori inglese e olandese stipularono essi la concordia fra la repubblica veneta e il sultano, nella forma che si potè ottenere, nondimeno con gloria e vantaggio del nome veneto, al modo descritto nella Storia Veneta del senatore Pietro Garzoni-e da altri cronisti. Ma non fu specificata la durata della tregua , il che dopo apprensioni del senato fu stabilito alquanti mesi appresso. Per quest’accordo restarono i veneziani in possesso e dominio del regno di Morea , coll’ isole d’Egina e s. Maura; e nella Dalmazia e Albania di Castel Nuovo, Risano, Knin, Sing, Ciclute Gabella. In tal modo i veneziani abbandonarono solamente il paese e le città delle quali eransi impadroniti al di là dell’istmo di Corinto. Ma in sostanza non raccolsero propriamente i vantaggi che lor facevano sperare le molteplici riportate vittorie, e l’osserva il Mo-scliini nel Compendio dell’istoria, vene-ziana.Fu poi ratificata questa tregua dal Ruzzini a’26 gennaio 1699, e dal senato a’7 febbraio. Pietro I czar di Russia preventivamente avea concluso una tregua di due anni, prorogata poi a 3o anni. Grandi e magnifiche allegrezze si fecero in Venezia per il glorioso fine di sì lunga e costosa guerra. Ed Innocenzo XII, che neli6g7 avea avuto la consolazione di veder stabilita la pace fra la Francia e 1’ impero, e gli altri principi cristiani, ebbe parimenti la contentezza di veder depressa la potenza ottomana e assicurato il cristianesimo dalle sue armi. Ma ormai i cristiani,alle fanatiche masse turche, seguaci solo de’loromodi di guerreggiare, opponendo la nuova tattica militare, la scienza ausiliaria del valore, manifesta apparve la loro superiorità. Dichiara il conte Girolamo Dandolo: Separve a taluno veder ristorarsi la fortuna de’veneziani, pel conquisto del vasto e ricco dominio della Morea , non fu quello che una breve illusione, una passeggera meteora; dovu- ta certamente in gran parte al valore del l’armi venete, ma in gran parte eziandio alla necessità in cui trovaronsi i turchi di dividere le loro forze , per affrontale il contemporaneo assalimento delle potenze collegate colla repubblica. Giunto il doge Valier all’estremo giorno suo, ces so di vivere a’5 luglio 1700, in età di 70 anni, ed ebbe tomba nel tempio de’ss. Gio. e Paolo, ove nell 708 grandioso monumento venne innalzato in memoria di lui, del doge padre e di se stessa dalla dogaressa coronata sua moglie, colle 3 statue esprimenti ciascuno di loro. 38. Alvise II Mocenigo CXdoge. La religione e la giustizia, celebrate nel di lui elogio funebre dal p. d. Leonardo Bonetti somasco, furono le virtù che il sollevarono al trono a’16 luglio 1700, come osserva il eh. Giannantonio Moschini, biografo di questo doge e di tutti i di lui successori, ma compendiosamente. Così egli era esemplare della vita e de’costu-mi in grado di onore, che quantunque eccelso,non però domandava altezza d’ingegno. Avea battuto la carriera de’magi-strati, avea governato qualche provincia, e sempre si fece ouore, poiché non voleva se non 1’ equo e il giusto. Il Papa Innocenzo XII, dopo aver creato cardinali i patrizi veneti: Gregorio Cornaro, ad i-stanza della repubblica (mentre era nunzio di Lisbona, la quale non godeva ancora la prerogativa che il suo nunzio fosse elevato alla porpora), fratello del seguente doge; VincenzoGrimani,ad istanza dell’ imperatore, che avea pacificato col duca di Savoia; e Daniele Marco Delfino; rese la bell’anima a Dio a’ 27 settembre! 700, e dopo un mese e 26 giorni gli successe Clemente XI Albani, la cui famiglia fu poi aggregata alla nobiltà veneziana. Nel i.° giorno dello stesso mese era morto Carlo li re di Spagna, avvenimento fecondo di tante e lunghe guerre, e di tanti mutamenti politici degli stati d’Europa, e altre parti del inondo, a motivo della formidabile e clamo-