4i6 perpetuo a’ patriarchi di Veneria, onde tuttora ne tono abbati commendatari. Ne ragiona a lungo il p.Tempesti nel t.i, p. 381 e seg., donde il Novaes ricalò un sunto inesatto che inserì nella sua Storia dei Pontefici. Pretendendo la famiglia Gradenigo al padronato della badia, per le munificenze usate ad essa da’suoi maggiori, mosse lite a’Trevisani abbati commendatari, i quali pel-successive rassegne falle a’loro parenti da ii5 anni la conservavano nella loro famiglia ; e si ventilò per piò d’un secolo da’lribunali di Venezia e di Roma. Sdegnatone il senato volle sosteoere i Gradenigo, e siccome Giovanili Trevisan n’ era allora abbate, gli ordinò che nell’ intitolazione di Abbas s. Cipriani, sopprimesse le precedenti parole: Dei et Apostol. Sedis gratin. Avendo ubbidito, dipoi lo presentò a Pio IV per la dignità di patriarca di Venezia, e fu preconizzato in concistoro. Poscia vedendo questo prelato avvicinarsi il (Ine di sua vita, pregò Sisto V di accettare la sua rassegna a favore del nipote Pietro Eino, il che penetratosi dui teuato, per sostenere i diritti de’ Gradenigo si oppose. Allora il patriarca con esagerazioni domandò giustizia al Papa, tacciando la repubblica di pieten-sioni pregiudizievoli alla giurisdizione ecclesiastica. Sisto V acerrimo nel reuder giustizia, seuza badare a’rispetti umani di quanto il senato avea fatto pe’ suoi pareuti e nunzi, volendo colla solita sua prontezza sbrigare l'affare, chiamò a se ¡’ambasciatore veneto, si querelò acremente della repubblica, che mentre a-mava tanto, essa attentava all’ecclesiastica libertà. Voleva l’oratore addurre ragioni, ma il Papa di temperamento focoso, alteratosi, alzando la voce disse saperle tutte, e desiderare che prontamente si revocassero gli antichi e recenti decreti contro il patriarca e contro l’Emo, e fini con minacce di fate quanto richiedesse l’onor suo c della s. Sede. L’oratore riferì fedelmente tutto alla si- gnoria, onde per molti giorni si dUpatfc in senato con varie opinioni, non et«n do costume rivocare i decreti pubblicai per cui si vollero sostenere, non ottanta le mediazioni di principi e monarchi p«. che si contentasse il Papa. Ma Sisto V inflessibile, avea già determinato di richiamar da Venezia il suo nunzio e di licenziar da Roma l'ambascialor veneta. Del che avvisati i senatori segretamente da’cardinali amici, si contentarono mot-sequio di tanto Pontefice di rivocar tutto; onde presentatosi l'amba sciatore all’udienza del Papa, manifestò l'operato dal senato della rivocazione delle patti tante volte prese in Pregadi e pattale da tanti anni in esecuzione, quantunque do« si facesse mai per alcun altro sovrana Penetrato Sisto V dal nobileedivotocontegno, ricolmò il senato di finezze dal fetto e di onore, protestando che perque sta sua filiale ubbidente gli avea rubato il cuore, in pieno concistoro lodando altamente la pietà e sommissione dell'augusto senato, il quale da vero cattolica avea dato un preclaro esempio di subordinazione a tutti i principi cristiani. Dall’altro canto, Sisto V equamente compensò i Gradenigo con altro bendino, e uuì in perpetuo al patriarcato la badia.— Spagna e Francia tenevano ancora il i.° posto sui destini d'Europa, quella per la sua ambizione alla monai-chia universale, questa per le sue sanguinose guerre di religione, sostenuta dulia famosa lega cattolica, alla cui te»U era segretamente Filippo II re di Spér gna, contro l’eresia ormata degli Lgo-^ notti, e della de'Sedici dal numero de quartieri di Parigi più ad essa aderenti. Nelle sue strettezze, Enrico III si volte per consiglio alla repubblica, che taoli solenni segni d’affetlo aveagh dato ixl suo soggiorno a Venezia, ed il consiglio fu che ad ogni mollo si studiasse di ricomporre la pace; ma il male era tropp" profondo e radicato, le gare de paitil* troppo vive, gli odii troppo ctaceiluU