Gì nel 1023 furono costretti a ritirarsi nel-l’istria. Da ciò prese animo Popone patriarca d’Aquileia, nemico di quello di Grado, radunò gente e varcata la Laguna giunse sotto Grado. I cittadini chiuse le porte volevano difendersi ; egli però giurava loro che veniva amico per reggere quella vedova chiesa. Creduli igradesi aprii ouo la porta.ma appena entrato Popone c i suoi tutto misero a sacco e non furono rispettate neppure le chiese e i monasteri. E secondo il costume, indi si diedero a rubare i corpi e le reliquie de’ Santi, credendo con questo allo di sanare i commessi loro enormi delitti. Giunta la nuova a Venezia, nel 1024 richiama rotisi dall’lstria il doge e il patriarca Orso, e radunata gente il doge in persona portatosi a Grado, obbligò il presidio di Popone a cedere la città alle venete forze. Fu prima cura, per tranquillare i gra-desi, quella di rintracciare i corpi de’pro-tettori ss. Ermagora e Fortunato, che si temevano rapiti, e trovatili, con sommo giubilo si riposero in più sicuro luogo. Indi Ottone fece restaurare le mura di Grado, e cingerne le porte di ferro, e ripristinò il fratello Orso nella sua sede. Ma in Rialto non erano tranquilli i mali umori contro la prosapia degli Orseoli; e si accrebbero quando Ottone non volle investire del vescovato d’Olivolo Domenico Gradenigo, attesa la sua età di 18 anni. Laonde i Gradenighi aiutati da’ Fiaba ilici e da Domenico loro capo, mossero il popolo contro il doge nel 1026: l’arrestarono e rasagli la barba e i capelli, per disprezzo, lo cacciarono in bando a Costantinopoli. E ignoto quando sia morto questo doge, che fu sostenitore di giustizia, pieno di religione e di virtù.— Pietro Centra nigo 0 BarbolanoXXFIII tlogc. Dopo vari contrasti, per la deposizione d’Oltone, forte tuttavia essendo il partito degli Orseoli, la nazionale assemblea nel 1026 elesse a doge l’eracleano Pietro. L’imperatore Corrado 11 il »So/i-cc,sostenitore del patriarca aquileiese Po- pone, negò la conferma degli antichi trattati «/veneziani, dal doge richiesta; per cui i veneti prevedevano di perdere quanto possedevano nel regno Italico, e già non piccolo danno ne ridondava al commercio. Oltre a ciò, Popone facendo credere Orso Orseolo quale usurpatore e patriarca illegittimo di Grado, tanto o-però presso Corrado 11, che questi portatosi a Roma per essere coronato imperatore a’26 marzo 1027 da Papa Giovanni XIX detto XX, ottenne da esso una decretale con cui si dichiarò essere stata indebitamente Grado tenuta metropoli ecclesiastica, e quind’ innanzi doversi avere per indipendente da Aqui-leia; e non contento di ciò armati i friulani e i caiintiani fece molte irruzioni nelle Lagune gradesi e caorlesi. Ma dell’ ingiusta azione di Popone, dagli Orseoli fu reclamato al Papa stesso, il quale meglio illuminato della condotta del patriarca a-quileiese, dopo aver udite le sue ragioni e quelle d’Orso, raduuato appositamente un sinodo in Roma, a favore del gra-dese decise, dopo aver ritrattato la precedente decretale. Intanto tranquillità non v’ era nel veneto dominio, e per parte degli slavi e de’dalmati non poche turbolenze si soffrivano anco per le sempre crescenti discordie per l'esilio dato ad Ottone, e il popolo veneto era decaduto dall’estimazione presso le nazioni oltremarine. Infatti molte città dalmate dalla lega co’veneziani si sottrassero , a ciò specialmente eccitate da alcun bano della vicina Croazia. Frattanto i veneti sempre irrequieti internamente, annoiati del governo di Centranigo,e persuasi piuttosto di fare risorgere la famiglia degli Orseoli ingiustamente calunniata ed oppressa, si sollevarono, arrestarono il doge nel io32, lo deposero, gli tagliarono la barba ed i capelli, e lo costrinsero a vestirsi da monaco, cacciandolo in bando fino a Costantinopoli. Ad una voce si volle allora Orso Orseolo patriarca di Gra-doa reggere interinalmente il ducalo fino