4*4 dovendo passate segretissimo, fu soltanto affidato al consiglio de’Oieci, insieme co’ 3 provveditori in zecca, da eleggersi aulirti dal senato, e il depositario ogni due mesi; la dispensa del denaro però rimanesse al senato. Così terminò allora la riforma del consiglio de* Dieci, ridotto a’ naturali suoi limiti, e I’ amministrazione interna tornò a’ magistrati ordinari secondo gli ordinamenti fondamentali della repubblica. — Della venuta in Venezia degli ambasciatori del Giappone, reduci da Roma nel giugno i585, delle leste pubbliche loro date, parlano fra gli scrittori veneti, il libro Cerimoniali all' Archivio generale, la Cronaca Marciana del Savina, gli Annali della Repubblica presso il cav. Cicogna, Andrea Morosini nelle Memorie politiche presso il medesimo, Gualtieri nella Re-tahonc degli Ambasciatori, il cnv. Cicogna nel t. 5 dell’ Inscrizioni, il cav. Mulinelli anche nella Storia aneddotica, il prof. Romanin,ed io ne feci alquante parole nel n. i i del § X. Ivi con qualche diffusione, procurai rettificare quanto sui medesimi ambasciatori giapponesi, ne’ primordii di sua benemerita e fertilissima carriera letteraria, aveo narrato col Gallicciolli, il i¡cordato laboriosissimo veneto cav. Mulinelli. In ine la velili! storica prevalse all’ammirazione e alla riconoscenza che mi vanto professare a tanto scrittore, buco per essere e-gli stalo, colle sue utilissime e pregevolissime opere, una delle mie magistrali guide in questo lungo e fecondissimo articolo. Feci violenza a me stesso e con pena dovetti procedere colla storia. Se l'amore del vero a ciò mi costrinse, quel- lo della giustizi», qui¡Mutane a meri le e senza insinuazione¿*IHilto di alcuno, m’induce a lieta niente noti (¡care quanto or ora mi scrisse un altro egregio veneto: »> Il cav. Mulinelli: è ora d'accordo cou Lei intorno gli Ambasciatori Giapponesi, e già nella Storia arcana e aneddotica cC Italia, t. i, p. 156-57, pose una noia coll' intendimento di ritrattare qu*»l* avea scritto io contrario". Non «bis*», guano mie parole per dichiarare la tirili gloria che uè proviene a sì degno fi; « di s. Marco. Fa consolazione quando U virtù francamente trionfa nel sa^io t nel dotto, che sopra un argomento m stato di diverso credere, riportando cosi onorevole vittoria sopra dite stetto, l'n ciò: Viva s. Marco'. Antico grido entusiastico nelle venete vittorie. N'i q>mu min edificante nel campo immenso, pacifico e nobilissimo della letteratura e itti sa pei e. Re*o affettuosa niente quesfocn»* gio, riassumo il racconto. — Poco dopo U vetiula degli aml>asciatori giapponesi in Venezia, morì »*29 o a’3o luglio 1585 il doge da Ponte in età di circa 90 anni. I funerali si celebrarono in st. Gio.e Paolo, cou l'elogio funebre di Carlo ScaramelU, secondo il Casoni (« non Giovanni \ eludo, come inavvedutamente scrissi nel $ X, n. 11, per essere poco chiaia U nota t5 della Serie de'dogi di f'emttut del Nani, in cui sono riferiti 1 rispettisi autori delle biografìe de’medesitni dog*, e perchè le due die seguouo tono elicili-vomente del eh. Veludo. Laonde il rat- couto «ugti ambasciatori giapponesi che u> detto luogo ho attribuito al Veludo,«[«II* invece al Casoni),o di Antonio Lotico o®-me vuole il prof. Romanin ;e liasfeiitoil corpo nella chiesa di t. Marta della Cari là vi fu deposto, e poscia gli fu creilo spleudido monumento con ditegno diSca mozzi, e colle itatue e allre icullure -le Vittoria, il 1.“ avendo a suo leaipn cominciato la fabbrica delleProcuralie ouo ve, che aggrandì di mollo I antica pi*- • dis. Marco, compiendo I euiitoiia di qa* vasto e nobilissimo recinto. Poco pii«1* di morire, il doge pose in iscritlo le ’ “ idee in una specie di tesiamolo polii*« che consegnò a’suoi consiglieri,.quale u limo testimonio dell alleilo eh «gl' p*1 lava olla sua patria e del destdeno simo del tuo beile. Dal prol- Roosa* che lo uprodusse, si ricava; Cb«