tì penuria del necessario al sostentamento, tranne gl’infortunii che deplorerò. E-sausto l’erario e fatto ancor più povero dal viceré pel ritiro di 160,000 lire, che disse di sua ragione, intendeva Seras a ristorarlo coll’iraporre un prestitodi due milioni di lire, nel termine di 24 ore, e da ripartirsi soprai ricchi mercanti e possidenti , guarentendolo però con altrettanto valore di argento vivo di regia appartenenza. Poi, affinchè i cannoni della fortezza di Lido potessero liberamente giuocare, ordinò la distruzione de’ molti vigneti e delle case che fino a Malamoc-co facevano ricca e deliziosa quella marina; volle pure che rimpetto alle popolose vie di Castello, della Piazzetta e delle Zattere gettassero le ancore il Rigeneratore, il s. Bernardo e il Castiglione, vascelli da 64 cannoni, affinchè la miglior parte di Venezia potesse provare il terribile effetto di quelle molte artiglierie; ordinava in fine, che niuno , passata mezzanotte, girasse per la città senza lume, ordine tramutato in vero trastullo, la letizia non essendo mai mancala, finché il tifo divenuto generale contagio fece strage. Moltiplicarousi gli accattoni nel chieder per le vie l’elemosina, già vietati, ma le conseguenze del blocco e del malore aveano diffuso il bisogno anche nelle classi agiate e nel clero, quindi si dovè lasciar libero il freno alla questua, vedendosi poi intere famiglie limosinare lungo il Ponte di Rialto e la Merceria. Ma la carità veneziana, con esempio meritevole di passare ricordato alla più tarda posterilà, come esclama il conte Priuli, Discorso s"gli Asili infantili, p. 53, seppe in quel-la terribile e stringente circostanza sostituire oro all’oro, che il male interpretato ita lico decreto de’25 aprile 1806 d’uv-vocazione allo stato de’ beni delle sedicenti mani morte, sinonimo delle benefiche comunità religiose, avea rapito alle parrocchiali fraterne de’ poveri (poi in gran parte rivemlicalonel 1826 dalla virtù di Francesco 1). In queste strettezze, 755 Seras tempestava con una 2." tassa di altro milione, senza che, venuti i giorni di carnevale, s’intralasciassero le maschere, i teatri, le musiche, le danze. In così strano contrasto di lutto e di feste, di mise' rie e di gozzoviglie,sopraggiunse un freddo insolito da accrescere le sciagure, togliendo in gran parte agli assediali veneziani il cibo finallora goduto in abbondanza e a vii prezzo; imperocché pel gelo delle acque perì ¡ufinita quantità di pesce nelle valli, ne’canali e ne’vivai. Nel medesimo tempo mostravano asciutte le cisterne, maggiormente scemò il vino , si difettò il pane,e i poveri ascesero a44> ‘^7-E pure, un alilo milione e mezzo s’ imponeva, e tale fu il pubblico malcontento che Seras si mise sulle difese a s. Stefano ove abitava. Venne la s. Pasqua, e riuscì affliggente per la carezza de’vive-ri, vendendosi molta carne di cavallo per vacca, e i gatti per lepri ed a caro prezzo. Finalmente, mosso Dio a misericordia de’popoli, e de’mali de’veneziani già prossimi a patire i casi estremi, opportunamente fece cambiare i destini d’Europa. Vinto Napoleone I da’collegati, a’3 1 mar-zoi8i4 entrati essi trionfalmente in Parigi, a’2 aprile il senato lo dichiarò decaduto dal trono, ed a’6 Luigi XVIII fu riconosciutole di Francia. Costretto Napoleone 1’ 1 1 aprile ad abdicare le sue dignità per se, e pel figlio Napoleone li (il quale partì per Vienna colla madre, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Questa principessa, dopo la morte di Napoleone, prese ¡11 consorte il conte Alberto Adamo di Neipperg tenente maresciallo nelle truppe austriache e suo cavaliere d’onore, che poi morì nel 1829. Da questo ebbe figli, de’quali alla sua morte erano viventi Albertina moglie del conte Luigi Sanvitale, ed Alberto che volgendo in italiano il cognome di Neipperg fu denominato il conte di Montenuovo, ed era allora nell’esercito austriaco col grado di maggiore. Si credette generalmente, che dopo la morte