voler aderire alla Chiesa cattolica, come avea giurato a Urbano V, i genovesi e i veneziani darebbero appoggio ad Amedeo VI, se ne li richiedesse, per ridur-velo colla forza; potrebbero i genovesi navigare nel golfo giusta i patti del i 355; veneti e genovesi si asterrebbero per due anni dal commercio della Tana. 11 Carrarese promise non molestare le possessioni veneziane nel Trevigiano; di restituire Capodargine e la bastila di Moran-zani, d’ abbattere le nuove fortificazioni da lui fatte ; confermati i precedenti patti sul sale, e i confini del i 3y3; non sarebbe tenuto alla restituzione della Casamatta, di s. Boldo e della chiusa di Quer. Circa al patriarca d’ Aquileia si stabilì, la condonazione de’danni, la restituzione delle terree de’prigionieri ; che la repubblica rinunziava al dominio di Trieste, Muco o Mucolano,continuando peròque’ luoghi le regalie di vino e olio al doge;salvi i beni dè*veneti, libero il commercio con esenzione da gabelle; infine rimettereb-bonsi al Papa tutte le controversie tra’ veneziani e Aquileia, esistenti o che potessero insorgere in materia di giurisdizione sull’Istria, Si chiuse il trattato di queste 4 paci,colla comminatoria di centomila fiorini d’oro a chi vi mancasse, e col giuramento di tutte le parti contraenti. Questo trattato riferito dal prof. Ro-manin, è seguito dalle sue gravi riflessioni. » Tal fine ebbe una guerra che durato avea 6 anni e 4 mesi, guerra che mise di fronte le forze delle due più formidabili potenze marittime di que’tein-pi, in cui ebbero campo a mostrarsi a gara valore,destrezza, sforzi straordinari, magnanimi sagiifizi ; in cui l’orgoglio spiegato da’ veneziani nella precedente guerra rifiutando tante volte le vantaggiosissime condizioni offerte dalla rivale, fu rintuzzato per l’avvilimento a cui la repubblica venne ridotta, pel perico- lo che minacciò perfino la sua intera esistenza; in cui dall’altro canto la burban-za genovese di volere oppressa e doma, 171 anzi annichilita Venezia, fu parimente per ¡straordinaria vicenda di fortuna fiaccala e cambiata in tristo avvilimento: severa lezione che Dio dà a’popoli ed agl individui, di non inorgoglire ne’prosperi giorni. Venezia, sostenuta da un forte e provvido governo, risorse polente, dominatrice de’ mari ; Genova, in preda alle confusioni, a’parliti, a’eontinui cambiamenti di reggimento, decadde, nè fu più in grado di competere colla sua rivale”. Solennizzato con feste e rendimenti di grazie a Dio il trionfo deiformi veneziane, a’ 4 settembre 1 38 1 si adunò il gran consiglio per degnamente retribuire tanti generosi sforzi filiti nel soccorrere la patria, ascrivendo al veneto patriziato 3o famiglie fra quelle che più si distinsero nel comune periglio ; conferendo ad esse quella nobiltà aristocratica, l’appartenere alla quale era l’ambizione di tanti principi, la ricompensa de’ più luminosi servigi. Grandi feste, giostre e corse di barche celebrarono il lieto avvenimento, a cui prese viva parte il popolo, poiché vedeva artigiani e altri tolti dal suo ceto essere innalzati a sedere tra’ primi magistrati della repubblica. Poco mancò, per nuova insorgenza,che la pace appena conclusa non si rompesse. Teneva il castello di Teuedo il bailo Giovanni Mu-dazzo, e giunto I’ ambasciatore veneto coll’ incaricato del conte di Savoia, col presidio e i cittadini si rifiutò di consegnarlo: convenne al governo usare Tarmi di Zeno e di Giovanni Civrano, e allora le fortificazioni si demolirono, ri» manendo alla custodia dell’ isola Fantino Zorzi. Notabili avvenimenti erano frattanto succeduti in Italia. Morto nel 1878 Gregorio XI nei Vaticano, nel conclave ivi tenuto fu canonicamente eletto Urbano VI napoletano. La severità ile’ costumi e la modestia del trattamentoch’e* gli voleva introdurre tra’cardinali fran» cesi, sempre vagheggiane I’ ameno soggiorno di Provenza, in breve gli alienò l’animo di questi, i quali falsamente di-