9° al Litio introdotta fin ila’ tempi ilei doge Orseolo 11, per l’anello benedetto che, raccontasi, il Papa consegnasse al doge all’occasione ili quella festa accaduta durante la sua presenza in Venezia, accompagnandolo colle paiole: Ricevetelo come pegno della sovranità che voi ed i successori vostri avrete perpetuamente sul mare”. Le concessioni attribuite ad Alessandro 111 e dal Rotuanin impugnate, siccome ripetutamente le lessi in diverse opere, anche moderne, in diversi luoghi di alcune ne feci menzione; con questo non intendo aifatto sostenerle contro uno storico patrio, critico e così bene dottodella veneta storia, solo giustificare perchè le riportai. Quanto al così detto sposalizio del inare coll’anello, già lo rettificai e modificai nel § XV III, n. 13, a ? vendone altrove detto qualche parola col Novaes e altri. Circa la bolla ili piombo, che il medesimo Novaes dice avere usato finché durò la repubblica, il Vettori nel Fiorino d’ oro illustralo, ne tratta a p. i 3g, senza dire della pretesa concessione. Il Corner poi parla dell’antichità de’si-gilli ili piombo del patriarca ili Grado e de’vescovi ili Castello; del ioffre un’iu-cisionedel patriarca Giovanni Gradenigo del i i 08, e del i.° dice che il vescovo Marco Nicolai del i 181 l’usava ne’diplo-mi, il che costumarono ancora altri prelati prima di lui. Laonde non poteva essere un privilegio quello che nella stessa città già usavano i due prelati. Nondimeno riferisce il Cohellio, Notilia Cardina-latus, p. 2 2 7 : Sed Vene tu m quoque Reni-pitblicaiìi literasDucales sub plumbo firmare scribit Sabellicus Hisl. V'•.net. ciccaci. i, lib. 7, p. 4'J, ex permissione A-lexanclri III Sanimi Ponlificis, curii an-tea sub cera; et hoc idem acllinee nostra, seu polius acl sua tempora durasse, ubi etiam huius, ac aliar uni concessionwu huic Reipublicae in favore/n egregij mi-litis BarlholoinaeiLiviani emana tas aurea Bulla ninni tas, et peues d. Patitimi Monaldenseni consangmneuni et sue• cessorem d. Barlholomaei in Castro Al-viani existentes. Circa le trombe, il Cancellieri, Storia de'possessi,p.i5, narrando il ritorno d’Alessandro III in Roma, col Loredano citato, e la pompa con cui fu accolto, dice ancora, che i magistrati della città fecero dono al Papa di alcune trombe d’argento e di 8 stendardi di vari colori. Questi Alessandro III clonò al doge Zia ni ¡acciocché in memoria di questo dono li portasse innanzi nelle feste solenni, obbligando a questo tutti i duci susseguenti. Riscontrato il Loredano dicealtrettanto, e più esplicitamente il dono delle trombe al doge. Parlando de I-VOmbrellino, dissi coll’ab. Leoni anconitano, Ancona illustrata, p. 14<» ed altri che non rammento, che uel 1 178 A-Jessandro IH trovandosi in Ancona con Federico I e il doge Ziani, vedendo prepa-ratedueombrelle perse e per l’imperatore, richiese la 3." pel doge, e per privilegio gliene concesse l’uso. Ma ora leggo uel posteriore citato Peruzzi, che nè il Papa nè l’imperatore si recarono affatto in Ancona, e ciò per quanto dovrò dire sulla partenza da Venezia di Federico I e d’Alessandro III. Già nel voi. LXXXIII, p. 34, l’aveva messo in forse. Il vescovo Sarnelli, Lettere ecclesiastiche, t. 8,lett. 3 : Dell’Acolitalo, narra. Il doge di Venezia, quando procede solennemente, fra le altre insegne d’onore e di dignità, che l'accompagnano e precedono , va avanti un acolito in veste paonazza con cereo bianco non acceso in mano. Quindi riporta il riferito da Leandro Alberti nella descrizione di Venezia: «Quando i dogi escono di palagio primieramente vi sono portali 8 stendardi, due paonazzi, due bianchi, gli altri rossi (ilovea dire due rossi e due paonazzi) di seta; sei trombe d’argento 6 braccia lunghe; un seggio, un guauciale, un ombrello d’oro, un dopie-ro ed una spada : donde abbia origine il doppiere,non toso; crederei che Alessandro 111 quando in Venezia fece la pace con Federico I imperatore ciò concedesse,