7° dria chc nell 474 ottenne da Sisto IV la facoltà di tener vicario e tribunale in Ferrara, ed i vescovi d’Adria si mantennero sempre nel diritto, a fronte del dispiacere che soffrirono i vescovi e gli arcivescovi di Ferrara di vedere esercitata una giurisdizione straniera nel centro della loro diocesi, e persino colla forza coattiva. Il i .“arcivescovo Cardinal Ruffo riuscì di far chiudere un simile tribunale, che teneva in Ferrara il vescovo di Cervia dal i5og e fors’anco più addietro, ma non potè ottenere altrettanto contro il veneto vescovo d’Adria, nè contro l’altro vicario arcivescovile di Ravenna anch’es-so residente in Ferrara. DaIi8o3 in poi cessò iu tale città il vicario e il tribunale del vescovo d’ Adria, i cui atti riporta Manini. 1 veneziani non solo in Italia e nel resto d’Europa, ma anche in Asia si studiarono per via di trattati o convenzioni d’assicurai g ovunque libertà di traffico, sicurezza delle persone e delle robe, a tutela de’loro interessi, propri fondachi e propri giudici, o almeno norme sicure ed eque per l'amministrazione della giustizia. Erano inoltre solleciti di e-spressamente far dichiarare ne’loro privilegi, die sicure sarebbero pure le robe de’ naufraghi, e di quelli che venissero a morire in terra straniera, giacché per l’AI-binaggio, dichiarato a Testamento, quelle robe spettavano al signore del luogo. E siccome per l’osservanza di tali patti,ed in generale per la protezione de’venezia-ni; face va d’uopo d’alcuno che nel luogo stesso vigilasse, e facesse in ogni caso gli opportuni provvedimenti a loro tutela, furono quasi dappertu Ito stabiliti Visdo-mini, Baili, come a Costantinopoli, Delegali, corrispondenti a’ posteriori Consoli, sebbene anche allora esistessero. Infatti nel 11 17 Teofilo Zeno sostenne l’uffizio di console in Soria. Ma si ritorni al doge Michiel, che morì neh 102, e dicesi ucciso da Marco CassoIbo,che subito espiò sulla forca il suo delitto ; ed il corpo del doge fu interrato pel portico della chiesa di s. Marco. Osserva Meschini, che sotto questo dogado si aprì l’epoca più splen dente alla repubblica per l'europeo pensiero di domare la prepotenza via via crescente de’ maomettani, nemici acerrimi tuttora e ingratamente intolleranti del nome cristiano. — Oedelafo Falie.ro XXXIV doge. Uomo eloquentissimo , chiaro per ingegno, prudente ne’ consigli, strenuo nell’armi, giovane d’età e vecchio di senno, fu eletto nell 102 a capo della nazione. Fu però infausto il principio del suo reggimento,perchè nell io5 preso fuoco nella casa d’Enrico Zeno a’ ss. Apostoli, fu tale la veemenza di quel- lo, che più chiese, monasteri e parecchie contraile, essendo ancora le case per lo più di legno, arse quasi in un punto. E pochi giorni dopo un altro incendio, u-scilo fuori dall’isole Gemine presso Castello,si distese e divampò una gran parte della città : distrusse 24 chiese e diversi monasteri, e pressoché tutto il sestiere ih Dorsodui'o, e secondo Corner gravemente danneggiò la basilica di s. Marco e il palazzo ducale. Compiansi i due furiosi e disasti osi incendii, nella descrizione delle chiese che annientò o rovinò. Oltre di che verso quel tempo anche Malamocco per l’altezza dell acque inaline soffrì la sommersione che fece fuggire il resto degli abitanti a Chioggia, ove già era stata trasferita la sede vesco vile, e così vi rimase stabilita. Intanto che a Venezia si stavano con edificante gara ricostruendo le chiese, i monasteri e le case di pietra in più solida e più nobile forma, il doge nel 1 1 1 1 armò per la crociata una flotta ili 100 vele, la quale cooperò all’assedio di Tolemaide o s. Giovanni d’Acri, di Sidone o di Berito. Baldovino I re crociato di Gerusalemme, ricompensò i servigi de’veneziani, concedendo loro la proprietà cl’una 4-a parte di Tolemaide, la libertà di commerciare in tutto il regno di Gerusalemme, ed il privilegio di non esser sotto ad aitivi giurisdizione che a quella de’loro inagi-