636 43. La potenza austriaca in Italia declinò pel1 la vittoria riportata da Napoleone a Rivoli sopra gli austriaci comanda- li da Alvinzi, a’14, i5e 16febbraio.Questo trionfo pareva assicurare la disorganizzazione della 5.a armata austriaca, la qualefu completa alla battaglia della Favorita presso Mantova a’ 16 gennaio : quest’azione decise la sorte di Mantova, che capitolò a’a febbraio. Succedeva intanto il rovinoso e umiliante trattato di Tolentino, nelquale Pio VI dovette cedere anche la Romagna, che Napoleone nell’ i-stituire la repubblica Cisalpina, formata della Lombardia Austriaca,a questa l’annesse colla repubblica Cispadana, repubblica di poi aumentata col trattato diCam-poformiocon molti paesi già veneti (Della repubblica Cispadana era capoluogo Milano, e Bologna della Cisalpina. E no- lo che Cispadana è un epiteto d’ordinario dato da’romani alla parola Gallia, allorché volevano disegnare nella Gallia Cisalpina la porzione situata, relativamente a Roma, aldi qua del Po. Lo stesso dicasi della parola Cisalpina, indicandosi la Gallia al di qua o al di làdell’Al-pi co’nomi appunto di Gallia Cisalpina o Transalpina. La Gallia poi Transpadana, come dissi in quell’articolo parlando delle diverseGt(///e,racchiudeva gli stati veneti d’Italia). Così si ordinava la nuova repubblica Cisalpina, mentre l'antichissima di Venezia stava per cadere. Ormai ogni procedura de' veneziani, al meno che sia, annunciava intenzioni ne-miche; e ben presto tra’duegoverni s’introdusse quel cambio di rimproveri che ordinariamente precede le rotture senza giustificarle. Vedevano i veneti che tutte le città del Milanese chiedevano a’gene-ruli o agenti francesi, ovvero accettavano da essi una nuova forma di governo, ed a grandi passi si avvicinava anche a Venezia stessa il contagio. I direttori di Parigi non più studiavano dissimulare i loro piani. A’ jiSgennaioQuii lui uvea parteci-patoal senato larisoluziouepresaa Parigi, di cedere all'imperatore Francesco II caso di pace gli stati veneti, per indenun ! di quautosarebbeslatoda lui ceduto all, Francia. Face vano idi rettori stani pare dc' pubblici fogli articoli minaccievoh, in cui svelavano lo stato di debolezza del gp. I verno di s. Marco; debolezza,a dir vero,.;,, ben conosciuta dagli stessi suoi sudditi. Riferisce Y Arte di verificare ledale, die degli ultimi anni della repubblica ne nar ra con particolari dettagli i principali avvenimenti, in uno alle fazioni militari da' belligeranti combattute nel suo territorio che ne'detti fogli s'insisteva sul poco attaccamento degli abitanti di Terraferio» pe’loro dominatori insulari; e che se ni steva discordia fino ne’ consigli dell’aristocrazia veneta, i popoli subordinati non potevano andar d’accordo su ciò che to levano. Imperocché fra essi popoli, gli uni spingevano sino all’eccesso l’odio non solamente delle massime francesi, ina au-che della nazione che le professava : altri non dimostravano che entusiasmo per le massime stesse e le stesse persone. Forse che i vocaboli seduttori di libertà ed eguaglianza avessero in qualche cuore veneziano risvegliato relativi pensamenti; ma il più di sovente le teorie che si fao-no forti dietro quelle due voci non facevano che esaltare spiacenti passioni. Il senato, acciecato per lunga esperienza della docilità delle provincie, non poteva o non voleva credere che stasse in procinto di scoppiare nel loro seno una rivoluzione. L’ Austria richiamava dalle sponde del Reno l’arciduca Carlo, fratel- lo dell'imperatore, il quale erasi coperto di gloria. Nel l'affidargli la 5.* armata che mandava in Italia, voleva opporlo al conquistatore che minacciava far serva tutta la penisola, e che ne' suoi ambiziosi prò getti minacciavadinou voler stare aquel la contento. L’arciduca ch’era alla testa di 4o,ooo uomini di riuforzo delle migliori truppe della monarchia, dopo aver ispezionata la linea dell’esercito imperia le, scelse posizione sul Tagliameuto. I