i neppur avere velluto la faccia del o;niuna umana impresa esser sicu-i okbo poi l'esito delle battaglie, ma a *« «perire confortavano e il numero navi e degli armati, e la maestria «fi*evoluzioni, e sopra tutto la benedi* ma* di Dio , che alle armi impugnate tu ù bella causa benedirebbe. Laonde la 1U ti diresse alla volta di Cefalonia per ani incontro alla turca che sapevano es- 0 allora Del golfo di Lepanto, e coman-&U da Alì pascià. La mattina de’7 ot-alvei 571 sul levar del sole l'armata del- ti trovò verso gli scogli dell'isole 1 t: nardi o Curzolari. A Fi alla notizia 4cil'avvicinamento dell'armata cristiana t u motte incontro da Lepanto, affidali- 10 l'ala destra della sua flotta n Mebe* aetSdaulak, e la sinistra ad Occhiali, •ralr'egli con Pertaù pascià si collocò 11 «atro; altre barche dispose sotto di* «ni capitani al soccorso. Leggo nel Senno, che i turchi nel corno destro avea-•• 55 galee, nel sinistro 84, nella butta-ri* 96 tulle ad un paro, con 10 dietro •Ha reale del pascià, seguite da 3o fuste '4* alquante altre galee. Già notai al- >»», die ne tratta Girolamo Catena nel-<• fila tiri glorionisimo Papa Pio F, ‘{giuntovi i nomi delle galee e de' capila criitiani e turchi, che si trovarono - .1 battaglia navale, col disegno di ri-•11 altri particolari, Roma 1647- An- il eav. Mulinelli pubblicò negli An-'*l> L riatti: V ordine delle galere et * loro con li fano, nomi et co• dclli magnifici et generosi palro-‘ J> esse, che si ritrovorno nell'armata klla s. Lega, al tempo della vittoriosa '* miracolosa impresa ottenuta et fatta lo aiuto divino, conira f orgogliosa 1 ‘»prema armala Turchesca. Fidel-mr*lt posto in Ilice in Fenetia, apresso v’osanFrancesco Canto ho 1 ?71. Coti le “ armate ti scontrarono. Il Venier no-‘1 in,"borilinazione dell'armata alleata ' diflìcoltà superate nel ridurla al coro-‘'Sitimento , le sopraffazioni e insolenze 387 degli spagnuoli, cose tutte che lo fecero disperare. I turchi credevano che la flotta fuggisse, chiamando i cristiani galline bagnale. Era già il sole alto sull’orizzonte, chiarissimo il giorno , quieti i venti che l'aveano conturbato, il mare in perfetta bonaccia. Dato il segno della battaglia, tutti con allegrissima voce rispondevano: Fitloria Fittoria. D. Giovanni armatosi e montalo sopra una fregata (con tal vocabolo dicevasi allora un piccolo naviglio da remo) andava intorno sollecitando, incoraggiando ognuno: ricordava l’occasione di combattere, il pericolo, la necessità , la gloria, le magnifiche spoglie che dalla vittoria riporterebbero, Nè minor diligenza usò il generale veneto Venier. Altrettanto fece il Colonna, e lutti gli altri capitani animando con sermoni i propri soldati. Il simile fecero i gesuiti eh'erano colle galee di Spagua, ed alcuni cappuccini mandati dal Papa colle sue galee, mediante caldissime esortazioni, inalberando ne’ luoghi più eminenti l'adorabile immagine di Gesù Crocefisso, dicendo sotto la sua protezione l'orgoglio ottomano sarebbe fiaccato. Nella galea reale di d. Giovanni s'innalzò il gran tlendardo della sagra lega, mandato dal Papa con ingiunzione di non potersi spiegare che nel (fi della battaglia. Eravi espresso in gran figura il Nostro Signore Crocefisso dipinto, e con caldissime e giubilanti preci fu salutato da tutta quanta l’armata in ginocchio, co' suoni fragorosi delle trombe e de' pifferi. Frattanto uscivano continuamele le galee fuor degli scogli e tutta I' armata si distese io alto mare e si dispose in ordinanza, occupando lo spazio di forse 4 miglia. Stava alla destra il I)o-ria, il provveditore Barba rigo colla »1-nittra piegò verso terra, fermandosi nel mezzo i 3 generali spagnuolo, romano e veneto, colla ballagli*. Fanò 1, La Patrona Beai andava per poppa de’genera- li come il Faoò 3, La ùtpilania del Co• ina rida tor maggiori Lmnu di d.Giovau-