f>86 «Ielle Fiandre c di Francia,e fu presente alla conclusione della pace di Crepy. lì-gli disperse in quelledue campagne gran parie del suo patrimonio, vide cadérsi a lato 7 suoi servi, vi perde 4 muli e 2 cavalli, passò più volte la giornata senza cibarsi, e dovette dormire sul nudo terreno, fra il contagio che affliggeva il paese. Quando fu ambasciatore a Roma, per 18 mesi visse co’100 scudi al mese che gli dava il Papa,ecosi onoratamente, quanto i più ricchi cardinali, nel numero de’ quali fu poi compreso. Giovanni Correr tornato di Francia nel 156g, riferisce che per la carestia,circa 2 terzi del suo salario occorse pel mantenimento de’ cavalli ; si trovò durante la guerra civile nella giornata di Meaux, e poi nelle turbolenze di Parigi, e d’ordine del re, ad esempio degli altri ambasciatori, gli convenne armarsi co’suoi e vivere in continua agita-«ione. Del resto reputavasi fortunato impoverire al servizio della repubblica. I nobili veneziani, mentre spendevano il loro avere per degnamente rappresenlai e la repubblica, potevano sperare un compenso se la fortuna lor sorrideva. Le cariche amministrative nelle proviucie di Terraferma, ma specinlnieiite i postidi governatore in Levante, li risarcivano in molti casi delle perdite prima sofferte. La ricchezza e le signorie di numerose famiglie veneziane,che vivevanocon pompa principesca, venne di questa guisa fondata, accresciuta o ristabilita. Andando le missioni soggette a molti degl’ indicati incomodi, non di rado ricusando gli eletti il carico diplomatico cui si destinavano o loro aflidato, o procurando di venir nominati ad altri reggimenti onde sottrarsi a quello, ovvero tornali pregarono per l’avvenire d’esserneesenti,fu stimalo opportuno di provvedervi con diversi decreti. Nel 1271 il gran consiglio stabili una multa pecuniaria, per chi q-vesse ricusalo d’accettare la nomina. Nel 1280 dichiarò, che solamente una grave malattia sarebbe siala valevole motivo di scusa. Nel 1285 proibì di lasciare ,| suo posto senza chiederne permesso. N, | 1294 fu risoluto che due nobili congiun-ti fra loro in parentela non potesseroe> sere eletti nel medesimo tempo ad un'ambasceria. Nel 136o ordinò il maggior consiglio, che chiunque dopo aver accettato, si rimovesse dal suo proposito, non potesse per un annone rivestir dignità, dc percepire beneficio alcuno. Nel i4u si provvide che la pena pecuniaria imposta al loro rifiuto, non si potesse più re-stilline in via di grazia. Gli oratori per decreto del i483 non potevano portar seco denari a rischio pubblico, se noti fino alla somma di ducati 200.E così via discorrendo di altri simili decreti, talvolta minuziosi,che però trovano la loro spiegazione e giustificazione nell’indole del vene to governo, che ponderava con tanta cautela, e persino con gelosia,tutti i poteri e tutti i diritti. Sembra dunque, dice Reu-mont, che i veneziani non gareggiassero gran fatto per procurarsi l’onore d’essere ambasciatori. La durata delle missioni diplomatiche era naluralmente incertissima ne’pritni tempi,e dipendeva soltanto dalla maggioreo minore importanza delle faccende che doveano trattarsi, e ciò fino alla i." metàdelXVI secolo. In questo la repubblica stabilì a 3 anni la durata ordinaria delle missioni ; il qual termine fu prolungato a 4 anni nel 17491 ch’era quello dell’uffizio del bailo di Costantinopoli.Circostanze straordinarie potevano consigliare a prolungareo raccorciare il termine ordinario. Gaspare Con tarini rimase alla corte di Carlo V dal 1520 al i525, non avendo potuto Andrea Navagero di lui successore, quan-/ tunque nominato neH’oltobrei523,niet tersi in viaggio prima d’aprile i525.Sebastiano Giustiniani stette 4 anni presso Enrico Vili re d’Inghilterra. Al contrario l’ambasciata del sunnominato Amu-lio, già nominato presso Pio IV, venne interrotta nel 2.°auno per aver accettato il cardinalato,mentre era iu Roma alscr