Brenta, e disegnava costruire una salino. Riuscite inutili (’ambascerie e le mediazioni, la guerra fu dichiarata, con ordine di marciar su Padova , la quale beu presto cominciò a trovarsi alle strette. Allora Francesco I ricorse a traine astute , colle quali si guadagnò in Venezia stessa alcuni nobili, divisando la morte de’più contrari e del doge. Scoperto il tradimento si punirono i complici nel 1372, per cui corsero voci per la città che il Carrara voleva avvelenare l’acqua de’ pozzi e incendiareVenezia;laonde si accese vieppiù l’odio contro di lui d’ogni cittadino, e quell’estrema irritazione che poi produsse I’ esterminio di sua famiglia. Cominciata la guerra con reciproci danni, sopraggiunsero i soccorsi invocati dal Carrara delle truppe del re d’ Ungheria, cui invano la repubblica erasi adoperata di calmare coll'offerta di assistenza contro i turchi; e ciò in onta all’ energiche rappresentanze di Gregorio XI fatte al re perchè imprendesse la guerra per reprimere la baldanza turchesca , che altrimenti avrebbe occupato pure le provinole d’Ungheria e di altri regni; perciò il Papa avendo richiesti i veneziaui di unire le loro forze marine alle regie, anco perchè non restassero oppressi i loro dominii, e mostratisi pronti, riceverono i pontificai ringraziamenti. Seguì un fatto d’armi a Narvesa sul Piave, in cui i veneziani restarono sconfitti e prigione Taddeo Giustiniani; le bandiere venete portate trionfalmente a Padova, furono appese nel tempio di s. Antonio. Si rifecero i veneziani col prendere la torre del Curali, e rivoltisi ad Alberto III d’Austria gli offrirono grossa somma affinchè impedisse il passo agli ungheri e venisse a soccorrerli; ma in pari tempo il Carrara gli esibì le città di Feltre e Belluno, ed altri luoghi da quel duca ambiti, così guadagnandolo alla sua parte. Incalzando la guerra, i veneziani nel 1373 presero a’Ioro stipendi Francesco degli Orde-lafli signore di Forlì, e Giberto da Cor-P. II. 161 reggio , e munirono le terre del Trevigiano e dell’Istria. I veneziani soggiacquero ad altra grave sconfitta a Fossanuo-va; ma Pietro Fontana governatore dell’esercito mosse incontro agli ungheri, comandati da Stefano vaivoda di Transil-vania nipote del re, e ne riportò pieno trionfo il i.° luglio 1373,giorno di s.Marziale, i veneziani avendo combattuto per la salute della patria con entusiasmo. Rimasero frutto della vittoria le bandiere regie e del Carrara, prigioni il vaivoda co’principali dell’esercito, che mandati a Venezia trovarono amorevole trattamento, e il vaivoda nel palazzo ducale. Grande fu l’allegrezza di Venezia, si fecero limosine e processioni, e dichiarato festivo il giorno di s. Marziale, anco per due altre vittorie riportate nel medesimo, come dissi nel § VII I,n. 33 (ove col Corner dissi avvenuta la vittoria a'3 luglio). Gregorio XI vedendo con pena guerreggiar tra loro l’armi cristiane, d’accordo col re d’ Ungheria , bramoso di riacquistare il nipote, interpose con tutto ardore i suoi uffici per la pace, la quale si concluse a’ 2 1 settembre di detto anno, compresovi il Carrara con diverse condizioni a lui o-nerose, giurate in ginocchio dal figlio Francesco Novello al doge. L’ accompagnava il Petrarca amicissimo del padre, che proferì ornatissima orazione in lode della pace , benché alquanto smarritosi davanti alla maestà senatoria, onde l’aringa fu protratta al dì seguente (altri lo tengono inverosimile), e fu qtìesta l’ultima sua missione. Imperocché tornò a’ suoi pacifici studi in Arquà o Acquata, uno degli ameni colli Euganei, circa 10 miglia lungi da Padova, ov’erasi ritirato e dove scrisse il libro: Dell’ignoranza di se stesso e di molli (Questo libro tradotto acconciamente , e con erudita prefazione dal sullodato d.‘ Giuseppe Fra-cassetti di Fermo , venne in quest’ anuo i858 stampato in Venezia dal Grimal-do in dodicesimo, colla giunta di tre lettere dello stesso Petrarca a Giovanni Boc-11