6^2 Tuttavia non valendo a temperarsi,si sfogava cogli amici sull’inoperosità del governo in rimanere neutrale disarmato, ripetendo quel tanto che già di sopra più volte deplorai, sull’inconcepibile accecamento del medesimo, non ostante l’esperienza del i 735 ei 743, in cui sostenendo la neutralità, ma armata, valse alla repubblica la sua libertà e la sua sicurezza. E parlando dell’erario, riferisce un curioso, per non dir peggio, documento tratto dall’archivio. Anno 1789. Filza : spese incontrate clopo la morte del doge Renier. Da esso ricavasi, che negli 8 giorni in cui i 4° elettori sletter chiusi per eleggere il doge successore Manin, si spese in pane, vino , olio e aceto lire 29,421: in pesce 24,4l0: 'n carni, polli eselvaggina 20,360: in salami, salcicciot-ti, prosciutti 3,980: in confezioni e candele di cera 47,660: in vini generosi, caffè, zucchero 63,845: in frutti, fiori, condimenti 6,314: 'n masserizie di cucina, legna, carbone 3 1,851 : in arnesi noleggiati, guasti 41)624: in ispese minute 108,910: per stuzzicadenti l5: per tabacco 4,93i: in carte da giuoco 200: in altri giuocarelli da veglia 606: in berrette da notte 5o6: in calzette e borse di seta nera per chiudervi la coda 64: in tabacchiere 3,067: in pettini alla reai, da toppe, da bonnet 2,i5o: ¡11 essenza di rose, di lavanda, di vainiglia, e in belletto 182. Totale, lire 3go,8o6. Trovo esagerala l’asserzione, la repubblica possedere la sesta parte d’Italia, con ben quindici milioni di sudditi] Negli stati di Terraferma contava 20 città floridissime, con 3,55o comuni ricche di terre ubertose,di bestiame e altro. Le rendite si fanno a-scendere a nove milioni di ducati. Aveva porli, marina militare numerosa e copiose munizioni. Si deplora la condizione oziosa dell’esercito, l’abbandono dellefor-tezze, eccettuandosi gl’ intrepidi e arditi schiavoni e albanesi, e le cerne o milizie di campagna composte di gioventù gagliarda e pugnace. Oltre le rendile indi- cate, che in tempo di pace superavano le spese, la repubblica poteva crescere l’im-posizioni, avendo opulentissimi cittadini, fedeli e della patria amantissimi, non le sarebbero venute meno nelle sue straordinarie occorrenze .Si vide manifestamente se il tesoro della repubblica era in fio-re. Poiché all’invasione francese i veneziani mantennero per ben 18 mesi quell’e-serrilo divoratore, il quale non pago di rapinare pe’ suoi commissari ogni dì le tre parti delle vettovaglie e de’ foraggi, che volea sopra il bisogno, impose taglie di parecchi milioni, confiscò gli ori e gli argenti delle chiese, de’santuari e deprivati signori, che spogliò d’ogni ricco mobile, senza l'infinite ruberie, concussioni e ingoiamenti che furono un abisso. Tuttavia 1’ erario della repubblica sussidiò largamente le città disertate dall’ingordigia giacobina. A Verona, che fu la più manomessa , cioè 2,070,026 ducati; a Brescia 200,010; a Padova 800,78158 Vicenza 52,332; a Crema 24,000; a Fel-tre 7,600; a Treviso, Belluno, Pordenone, Ceneda , Cadore 91,026; a Civid.il del Friuli 4,ooo;aOderzo5,ooo; ad Aso- lo 10,000; a Conegliano 39,000; a Passano 70,976; oltre a 255,o3g per altre occorrenze. Totale, ducati tre milioni, 62g,7go.E tuttociò per sopperire in parte alle vettovaglie dell’esercito francese. Aggiungasi, che i francesi entrati in Venezia sotto maschera d’amici, abbottarono 1’ arsenale pel valore di quaranta milioni, ed oltre ad otto milioni s’ingoiarono nello spoglio del porto di Corfù, somme che superarono di gran lunga i debiti dello stato. I tesori poi che rapinarono nello spogliare i privati degli ori, argenti, quadri, statue e pietre preziose; nelle taglie crudeli poste loro addosso; nel disertamento delle loro ville, giardini, granai, cantine; ne’guasti dati alle possessioni ove campeggiarono e dieder tante battaglie, furono smisurati. Aggiunge l’illustre p. Bresciani: « E ciò sia detto non per ¡smentire Fabio Mulinelli,