456 m, e dopo val i monitoui, dopo replicate deputazioni e ambasciate,dopo stretti ma -neggi per un componimento, alla fine scagliò le censure. Infatti, passavano in tanto alcuni mesi, senza che si venisse a ve-run accomodamento, perchè nè l’una nè l’altra parte voleva cedere; adonta che il Papa dichiarasse, che quando i veneziani si fossero rimossi dalle loro deliberazioni, egli sarebbe stato condiscendente verso di loro in concedere ogni più ampia licenza che fosse stata in poter suo, il che leggo nell’ab. Cappelletti. Di più egli dice, ch’erasi in proposte e risposte toccato ormai il genuaio 1606, e ritardando al seguente mese la presentazione fatta dal nunzio al senato del breve 10 dicembre, con cui tra minaccieed esortazioni cercavasi di smuovere i veneziani dalla loro fermezza; ma l’esortazioni non li mossero punto, e le minaccie li resero vieppiù ostinati. Aggiunge tale storico patrio, che indarno s’interposero gli ambasciatori di varie corti per indurre ambedue le parli ad una transazione e ad una reciproca riconciliazione ; la repubblica non voleva cedere, il Papa (Padre comune de Sovrani e di tutti i Fedeli, e Maestro universale del mondo cattolico) insisteva nella sua fermezza, onde alla fine risolse di percuotere i veneziani con Pene canoniche. Ecco come il Muratori narra questi provocati lagrimevoli estremi, all’anno 1606. » Andò in quest’anno maggiormente crescendo l’incendio suscitato contro la veneta repubblica dal Pontefice Paolo V.Si studiò ben quel senato di far rappresentare alla Santità Sua (dal ricordato ambasciatore Pietro Duodo, spedito dalla repubblica a sostenere le sue pretensioni, come dichiara Novaes) le ragioni militanti in favore delle proprie leggi ed antiche consuetudini, con ¡specialmente allegare i gravissimi disordini, che potrebbero avvenire, e che avvengono allo stato secolare, qualora si lasci agli ecclesiastici senza limite alcuno la fapoltà d’ acquistar gli stabili de’paesi, Si trovò sempre d Pontefice più MU(J mai nelle sue determinazioni, già te da lui con una folla di Canon,,/' E perciocché nè pure dal canto |0io stravano i veneziani voglia di pit3,[e minaccie di parole, il PonteGce nel di ,-aprile volendo venire a’ fatti, funaio Concistoro (riporta il Novaes : ove ai voto di quaranta cardinali,che vi assi.! 10110, eccettuato uu solo ch’era nato -dito della repubblica, e perciò non si uniformato a tutti gli altri; e forse fu , suddetto Cardinal Giustiniani, secoudo 1 miei calcoli, ovvero il cardiual Agosting Valerio oValier per queste vicendemw to di dolore a Roma a’a3 seguente roggio, che tra le molte sue opere scrisse pu re : De exirnia humanilate Cianati. Vili erga Venetam Rempublicam : 1) ol/edientia, et reverenda erga Chrisi Vicarimi; oppure il Cardinal Giovani Delfino che trattò con somma prudetu, queste vertenze, per essere stato daseco lare ambasciatore in Roma, ed il quale rinunziato nell’ ¡stesso anno il vescovi) di Vicenza al nipote, che fu nomiuatoa' 19 giugno,si ritirò poi aVenezia,ove m<> ìì.llBercastel dice chequarantunofurono i cardinali che intervennero al concistoro, e tranne uno nato suddito della repuf blica,fùronod’avvisochenou si poteva«" usare circospezioni senza tradire gl'ini, ressi della Chiesa), pubblicò un terribi.i Monitorio (V.), in cui dichiarava incoi>0 DeUeScomuniche W doge col senato, enu limava l’Interdetto (V.) a Veuezia, e » lutto lo stato della repubblica, se tulio il termine di 24 giorni non si rivocavano i decreti e alti fatti contro l’immunità e libertà ecclesiastica, e non si consegna« ) no al nunzio i prigioni, con tutte 1 altie pene che tengouo dietro alle Censure < all’interdetto (bisogna aggiungere col N” vaes, come esige la Storia: se non ul>11 divano il doge e ¡1 senato, dopo 2 } S'"' ni resterebbero scomunicati, e dopo giorni caderebbero nella stessa pena lul i sudditi della repubblica, come il I Jl '