A tale nvcnno ridotto la repubblica, osserva ¡1 prof. Romani», stala giù tante volte il baluardo della cristianità, l'imprevidenza d’Europa e le sue miserabili gare! Dopo peiò la ritirata de'turchi da Vienna, il senato rivolse seriamente i suoi pensieri a sollecitare la pace coll’imperatore e col Papa, le cui pratiche avea coltivato in mezzo al rumore stesso delle armi, facoltizzando a concluderla l’oratore Gaspare Contarmi con Clemente VII e Carlo V, essendo allora ambasciatore ordinario presso il Papa, Antonio Soriano. L’ affare era scabroso pe’ diversi partiti e opinamenti del senato, molti propugnando la conservazione di Ravenna e Cervia, altri per la vera concordia e pace: questi viu-scro. Acconsentì quiudi alla restituzione di Ravenna e Cervia, salvi i diritti della repubblica e con un perdono generale a quanti a lei si fossero mostrati favorevoli ; si conservassero liberi i possedimenti e le rendite a’sudditi veneziani; fosse mantenuto nel suo stato il duca di Milano, su di che sempre insistettero i veneziani, anzi per primaria condizione sine (/un non j aggiungendo altresì viva istanza al Papa per la restituzione nella giurisdizione del golfo, conquistalo col sangue e i denari degli antenati; e fosse loro concessa In nomina di 5o canonici, e come per l’uddietro quella de’vescovi. Il Coniarmi dopo aver trattalo col Papa, che trovò fermo nel volere le sue città, e convenne aderire; passò a trattare coll’imperatore, il quale trovò propenso a dare lo stato di Milano ad Alessandro de Medici, in pregiudizio dello Sforza, costantemente sostenuto da’ veneziani, onde l’oratore francamente gli disse, in tal modo nel principio della pace si comincerebbe dalla guerra, e tanto perorò con eloquenti persuasive, che ottenne al duca di presentarsi all’ imperatore, in ciò appoggiato colfautorevole mediazione del Papa, il quale erasi recato in Bologna per coronarvi Carlo V re di Lom- bardia e imperatore. Ivi recatosi il duca, cercò giustificarsi dell’imputata ribellione, e fu ben accolto dall’imperatore, che più volte lo chiamò col titolo di duca, e lo licenziò coll’assicurazione che sarebbero esaminate presto le sue ragioni. Passando il duca a ossequiare il Papa lo ringraziò di quanto avea fatto per lui coll’imperatore, e vivamente si raccomandò a continuargli la protezione. Le feste dell’ingresso del Papa e dell’imperatore in Bologna, nel declinar del i52g, quelle splendidissime delle due coronazioni seguile per mano del Papa a’22 e aily febbraio i53o le descrissi in molti articoli, in parte ricordati nel voi. LXVIII, p. 121, e magnificamente illustrate dal cav. Gaetano Giordani, Della venula e dimora in Bologna di Clemente VII per la coronazione di Carlo V, che riporta il trattato di pace e lega concluso in Bologna. In Bologna il duca Sforza, ad onta della nimicizia di Leyva, pel favore del Papa, pe’ragionamenti del gran cancelliere Cardinal Gattinara,per le pratiche del Contarmi oratore presso Clemente VII, a’23 dicembre i52q fu da Carlo V investilo del ducato di Milano, nella pace in tal giorno conclusa ancora colla repubblica di Venezia, non che col re Ferdinando I e col Papa. Confermandosi in generale il trattato de’29 luglio i523, conseguenza di quello di Worms, si stabilì principalmente: Che i veneziani restituirebbero al Papa Pia velina e Cervia, con riserva de’diritti da loro godutivi, con piena amnistia a’citladini, e conservazione delle proprietà e privilegi de’ sudditi veneziani; restituirebbero altresì all’ imperatore Traili, Monopoli, e le altre piazze e terre possedute nel reguo di Napoli, confermando Carlo V a’veneziani tutte l’immunità, esenzioni, prerogative che vi avevano per l’addietro, e restituendo loro altresì la casa di s. Marco iu Napoli; soddisfarebbe la repubblica al reslante de’ ducati 200,000 inila già convenuti pel ricor-