io6 ove fondarono il monastero di s. Antonio; mentre i monaci benedettini dell’isola di s. Ilario, dalla diabolica furia d’Ezzelino III dipoi furouo costretti a salvarsi a Venezia in quello di s. Gregorio. Tuttavolta s. Ilario fu poco dopo ripreso da Giovanni Tiepolo, ma il crudele Ezzelino III lo fece barbaramente perire. La repubblica che già avea dato segni d’avvicinamento alla lega lombarda, per tale morte si dichiarò apertamente contro Federico II; e Papa Gregorio IX che F avea scomunicato, spaventato da’suoi trionfi, favori con tutto 1’ impegno i lombardi, procurando efficaci aiuti da’ veneziani , genovesi e pisani. A’ 5 settembre 1239 gli ambasciatori veneti Stefano Badoer e llorneo Quli'ini segnarono col Papa un trattato, pel quale la repubblica si obbligò a fornire 25 galere per audare ad occupare la Sicilia, di cui la s. Sede suprema signora ne avea investito Federico II, metà a spese proprie e metà a spese del Papa, oltre il promettere altri navigli e altri soccorsi d’anni. Il Papa promise dal canto suo di cedere in compenso a’veneziani le città di Bari e di Salpi con libera curia e immunità attinenti; ch’essi potessero tener consoli in tutta la Sicilia, ne’ducati di Puglia e Calabria, nel principato di Capila ec., conferendo loro in fendo tutti i paesi che potessero conquistare in quel regno della Chiesa romana, giurando fedeltà gl’ii»vestiti tanto al Papa, quanto al comune di Venezia e al doge. Perciò vieppiù inaspritosi Federico II, eccitò gli anconitani ad inquietare con piraterie l’Adriatico, e Pola a sollevarsi. Ma datasi da’ veneziani la caccia alle navi anconitane, furono prese e bruciate, e Pola fu tosto ricuperata e punita. La repubblica con trattato si collegò con quella di Genova, per aiutarsi scambievolmente; bel segno di concordia che sciaguratamente poco durò. Ravenna ribellatasi all'imperatore, fu da’ veneziani tolta in protezione nelt23g, poi ricuperata dui Cardinal Ubaldini; ed eccitati dal Papa, insieme co’collegati e altri, con alla testa il doge, assediarono e presero Ferrara nel 12.40, conducendo a Venezia il ghibellino Salinguerra a cui 1’ avea data Federico II. E fu allora che i veneziani meglio stabilirono in Ferrara il loro visdo-iiiiin, con giurisdizione ampliata da Azzo Novello d’Este; mentre i ferraresi in Veneziadovevano esser giudicati da’ma-gistrati veneti soliti a deputarsi pe’fore-stieri. Ntrtt242 le città di Pola e di Zara si ribellarono, cacciarono il podestà veneziano , e come altre volte avevano fatto,si diedero in protezione al re d’Ungheria. Furono poscia ricuperate, ed a Zara si mandò una colonia a cui furono assegnate le terre confiscate a’ vinti, onde togliere la possibiltà di nuove rivolle. Indi con trattato del 1244 Bela IV re d’Ungheria fece nuova rinunzia ad ogni pretensione su Zara e sue pertinenze, promettendo di non dar più sussidii a’ nemici de’veneziani, e con Zara tornarono all’ubbidienza altre parti della Dalmazia. E Candia in que’ giorni insorse di nuovo contro i veneziani, aizzata da Giorgio e Teodoro Cortazzi : ¡11 questa ribellione fu ucciso il governatore Marino Zeno. Pochi anni dopo , sedotto il nobile Alessio Calergi, fece sorgere nell'isola altro incendio, che estinto, consigliò i veneziani a spedirvi altra uuova colonia. Il doge divenuto vecchio, stanco del lungo sebben glorioso governo, per amore di quiete rinunziò alla dignità a’ 2 (o a’20) maggio 1249, ritirandosi alle sue case a s. Agostino, e morì poi nel 125i. Egli era uomo assai dotto, ed aveva riformati gli statuti della repubblica, civi- li, criminali e nautici. Egualmente sotto il suo dogado si crearono o meglio regolarono altre magistrature, specialmente i 5 Correttori della Promissione ducale, incaricati alla morte o alla rinunzia d ogni doge d’esaminare e riformare la sua Promissione ossia caria de’ suoi diritti e doveri; i 3 furi itisi lori sopra il ilo-