5oo due Ferdinando II, essendo tuoi lo Co->11110 II siu dal 1621; ma trovando uel fi ne della descrizione citato: Morcni.f'ìrzg-gio per C alta Italia del serenissimo principe di Toscana poi granduca Codino IH descrìtto da Filippo Pizzichi, Firenze 1828, dovrà interpretarti che se ne parla in quell’opera, poiché Cosimo III nacque da Ferdinando 11 a’i4 agosto 1642, e tuttavia l'accurato Mulinelli parlando di Colimo III nuovamente crede che l’avo e non il padre fu io Venezia) granduca di Toscana. Accolto questo in un palazzo lui Canal grande tutto splendidamente adornato di panni d’oro c di seta, con servi in assise traricche, con copia di argenterìe e ogni lautezze, nel dì seguente cominciò a visitar la città, la quale tanto parve al pronipote del magnifico Lorenzo splendida e bella da chiamarla Voltava meraviglia ilei mondo (quali sono, ne feci cenno uel voi. LXVIII,p. 137). Se non che lo stupore dell'attonito Medici, proveniente da una Toscana e da una Firenze ( /'.), accresceva»! quando neU’artenale. pronto già trovandosi legnarne, ferro e ogni attrezzo, vedeva inuanzi a lui costruirsi nel breve spazio d'un'ora una galea, e in un'altra ora gettarti un grotaissimo cannone e spararlo, con tiro di 5 miglia. Y agheggia va |ioi dal le finestre del suo palazzo lo spettacolo singolare d'una pomposissima regata, oltre quella di 4 donne,? pet barra; sooitnacompiucenza provava nel trascorret e sotto candide tende di seta la Merceria, le cui botteghe, soprabbondanti di varice ricche merci, e-rano poste vagamente a festa; e ad assistere ad u» assai splendido festino,ove 1 »0 gentildonne facevatrsi ammirare più che per la straordinariaquantità delle perle e delle gemme, per la ordinaria bellezza e leggiadria di loro persone. Gli fu mostralo il catenooe d’oro che cingeva la piazza di t. Marco , il quale si metteva fuori rarissime volte. Dopo una permanenza d’8 giorni, il gr anduca riconoscen- te lasciava Veneiia, c « V*»». vale» quella principesca virtù ducati, non compres» queflr ^ w goifico trattamento per tutta B da»*., veueto da lui percono, e con ogni onorificenza, fio« al U*-. Garda, donde passò a Treni« Iv^ tilo da Venezia, banchettalo m gm m lazzo al Dolo solenoemcate, il di Padova lo condusse io 'lueitant&cM 100 carrozze, accorri pago* to da imo» pelletti o soldati delta reparti« «„ vallo; incontrato poi da 3oo H giunto al Portello dr Parlota una carrozza foderala di sino, con ricamo di dentro di {«aaaat « perle. Prima dì tralasciare il raeeees» it gli oneddoli che resero in quahAt «ala rimarchevole il reggimento dd day to nato, e che fan prova della satrmadT principii coslituaionali della fVfmfcM«, e ulteriormente testificano alitai fiate-grilà e la fermezza del senato m aa> nerne l’invariabile os»ervanta, eri •• Mulinelli, e co’btograli Casoni a S*mm di, riferirò un sanguinoso fallo, 4r w reggili l’animo del doge, eot»j»«a« I» quiete dell’ intera citlà, e redwt la ** gilanza de’padri. Antiche ea alano* ¡a» sa vano, anzi forse adii, Ira’ Cotmat' al • | Zeno. Renieri Zeno, uno dr capi dr I*» ci, uomo di spirila torbido c p*à a tribuno della romana plebe, tkt a pr» denta [»tritio veneto , molto pat* mente pensando della NpMHM sa*, non lasciava di sfogare io poUifc«« « r privato l’acerbità del t Coinaro. Ammonito n leuptrm . gior Cicerati io lui il desiderio d 1 la; di maniera che accusando 1 ***** doge, d’insoleote, d'rngiune r ^ li, Unto tehiamaziava da indo»" *• ' tra capo de’Dieci • rtraproveva.» • slesso doge i trascorsi de'suo» t fK ^ licenza da lui tollerala, imp"0*"'* • rimediarvi. Frementi 1 Con**'®. uno de’figli del principe. e pale degl’improperir di Ze«®* m«*** ■