e vigorosissima resistenza; ed ottenne almeno,per decreto del dogeJacopoTiepolo (che fu il i .°a porre in ordine le leggi vene-le col suo Statuto, del quale dice il Cappelletti averne parlato nella sua Storia della Repubblica ili Venezia), che la giudicatura de’ soli beni immobili dovesse appartenere alla curia secolare , per dimostrare il dominio supremo; tutto il resto poi fosse soggetto alla podestà episcopale. luoltre, tentò Marco II, sempre zelatore di conservare e ingrandire altresì i suoi poteri, di assoggettare a se lo basilica ducale di s. Marco ; ma in questo fu deciso, ch’ella avesse a rimanere nella primitiva sua indipendenza, padro-nato del doge e nella giurisdizione del primicerio di s. Marco, nullius dìocesis, capitolo e cappellani, di che trattai nel § VI, n. 2; mentre de’procuratori di s. Marco, cui spettava la cura del tempio e l'amministrazionede’suoi beni,originali nell’829, stabiliti neh 181, primarie dignità della repubblica, dopo quella del doge, e vitalizi» come quella di cavaliere della stola d’oro (eletti dal senato, la cui primitiva istituzione vuoisi risalire al-1899), ne parlai nel fine del § V e altrove. Morì Marco II nel marzo 1235 e fu sepolto nella cattedrale con epigrafe non più esistente, poiché quando fu rifabbricato il tempio, tulle le ossa de'vescovi ivi deposte furono unite in un luogo so- lo, presso la porta maggiore, e le iscrizioni andarono per la maggior parte perdute.— Pietro IV Pino arcidiacono della cattedrale nello stesso 12 35 fu eletto 3o.° pastore,dovendosi ommettere Marco Morosioì registrato dall’Ughelli, ed escluso con buone ragioni dal patrio storico Cappelletti. A Pietro IV diressero lellere i Papi Gregorio IX e Innocenzo IV, il i.° per accogliere sotto la protezione della s. Sede l’inclita città di Venezia, e per invitarlo a riassumere il pastorale governo della s. Chiesa Castellana, da cui erasi sciolto per grave infermità^ ciò a calde istanze de’prelali e cle- 823 ro della diocesi estimatori di sue virtù. Dalle fondamenta rifabbricò il paluzzo vescovile, ove per memoria si pose l’epigrafe: Pina Domus Petro fulget insi-gnis alumno— Urbs Vcnetum hoc gau-clcs Pia esule clara pio. Terminò sua vita nel i254a’3o dicembre,e pare fallo tipografico il 1255.—Iu esso bensìl’8 febbra- io susseguente gli fu surrogato ir.Gualtie-ro/ignusDci venezianodomenicauo e3i.° vescovo, traslato dalla sede diTreviso da Alessandro IV, ad istanza del capìtolo de’canouici, ma breve visse uella nuova cattedra, che restò vedova verso il giugno 1257 , e fu tumulalo in ss. Gio. e Paolo del suo ordine. —Nel 1207 fu 32. vescovo Tommaso I Orimondo cappellano della basilicaducale, di cui altro nou si conosce che il suo decesso nel 1261.— In questo l’arcidiacono di Castello, Tommaso li Franco, fu promosso a suo 33.° pastore,e probabilmente moiìa’5agosto 1267. — Restò vacaule il vescovato sino al 1274) perchè i canonici, discordi neH’opinione,litigarono lungamente per la scelta del proprio pastore. A por fine a tanto danno si ricorse a Gregorio X, che a’5aprile nominò 34-° vescovo Bartolomeo IQuirini,già pievano di s. Martino e di s. Maria Formosa, e allora canonico di s. Pietro; lodato per pietà e per beneficenza verso i monasteri e le chiese, fonilo I’ ospedale di s. Bartolomeo a Castello, di cui nel § X, n. 64; accrebbe di altri 8 canonici il suo capito- lo, colle corrispondenti prebende, difese i diritti e le proprietà della cattedrale. Morì il i.° marzo 1291. — Nello stesso fu 35.° vescovo patrio Simeone Dioro primicerio di s. Marco, onde già parlai di lui nella serie di essi, stato vicario generale di Tomuiaso II e capitolare nella delta lunga sede vacante. L’opera che scrisse,Caereinoiiiale ducalis basili -cae s. Marci, fu base e fondamento dì altre di símil genere che scrissero altri. Cessò di vìvere nel dicembre 1292. — Ne fu successore c Z6.° vescovo l’altro ve-