ni del Tiepolo, cessata appena la costosissima guerra di Ferrara, non levata per anco la scomunica, le vertenze con Padova non composte, interrotti i commerci, Zara ribellata , la tomba senza epitaffio, sentenzia: Rimprovero abbastanza parlante del suo governo. L’indole di Gradenigo la lumeggiò colla cronaca attribuita a Daniele Barbaro, che lo dice uomo accortissimo, bramoso sempre di vincere e di sostenere le sue opinioni più colla dissimulazione , che con la forza; fermo nelle sue volontà , pronto ne’discorsi, crudele persecutore de’nemici, benefico co’suoi aderenli. Imparziale, non ne tace le benemerenze, come le riforme e addizioni a diverse leggi, l’ordinamento de’Sopraconsoli alle faccende de’fal-limenti, i’ampliazione dell’arsenale nella parte detta Arsenale nuovo, oltre la fabbrica delle gomene. Operoso e attento, procacciò alla repubblica vantaggi commerciali precipuamente co’ trattati conclusi con Adria e co’veronesi, col re di Armenia e con Cipro che peli.0 negoziò; nè lasciò il commercio co’saraceoi e coll’Egitto, per cui il trevigiano Papa Benedetto XI (in Venezia era stato maestro de’fìgli del cav. Quirini, indi vestito l’abito domenicano in ss. Gio. e Paolo, ove divenuto maestro generale dell’ordine tenne il capitolo generale) con nuova bolla proib'i la veudita d’armi e legnami a-gl’ infedeli. A suo tempo Venezia fu rallegrata pel ricevimento dell’ infante Pietro figlio di Dionigi re di Portogallo, per l’istituzione della regata(neli 3oo odopo: altri ritardano lai.“regata ali3i5e la dicono eseguita a’ i o gennaio),ed a lui si attribuisce l’ornamento magnifico del Bucintoro. Quanto a Bajamonte, che cogli ambiziosi suoi disegni di rovesciare il governo repubblicano onde costituirsi capo dello stato , condannato e infamato col nome di traditore dalla repubblica aristocratica, e riguardato sovvertitore degli ordini esistenti, un tiranno; tultavol-ta fu alzato a cielo e rappresentato co* 133 me martire della libertà ne’ tempi della democrazia, la quale Io considerò protettore de’diritti del popolo, e quello che alle usurpazioni de’nobili voleva imporre salutevole freno e ricondurre le cose all’antiche forme popolari: osserva il prof. Romania , che però le pratiche da lui continuate anco dopo morto il suo ue-rnico Gradenigo , escludono de! tutto i motivi di sola vendetta personale; restando a vedersi, s’egli volesse veramente favorire il popolo o farsi signore della sua patria ! Soggiunge, la libertà del popolo fu certo il colore eh’ ei cercava dare alla sua impresa, ma questa non era, come suole avvenire, se non il pretesto al- lo scopodi lusingare le passioni delleclas-si escluse dal maggior consiglio e ingrossare il proprio partito; a conseguire il quale scopo egli non rifuggi perfino dall’iniquo pensiero d’allettare i poveri e gli sfaccendati colla promessa di partire tra essi il bene del comune, di eccitarle fazioni alla guerra civile, chiamando ghibellini quelli che col doge erano, guelfi i suoi (oh! lo strazio che fu fatto di tali vocaboli): poi ritiratosi a Treviso si unì a tutti i fuorusciti ed aPiizzardo da Camino per conseguire col mezzo loro l’agognata signoria della sua patria, comefattoavea-no appunto i Da Camino a Treviso, i Carrara a Padova, gli Scaligeri a Verona. Tutte le sue azioni appariscono dirette a questo scopo: le cronache più accreditate e che oiss. e per uso privato non andavano soggette alla censura del governo, convengono nel riconoscere in lui l’uomo d’una eccessiva ambizione, i! sovvertitore degli ordini di sua patria, il traditore. Di questo uomo turbolento dal i328 non se ne trova più memoria, e pare probabile che sia morto per mano di qualche segreto incaricato. La democrazia del 1797 gli aveva decretato un monumento, e un elogio, del quale l’incarico era stato dato all’ab. Tentori lo storico di Venezia. Egli fu anche autorizzato a cercar memorie nelle Segretej