veniente crearne degli altri da’quali si potesse promettere sicura fedeltà, e dichiarando con autorità apostolica non essere ciò contro il giuramento fatto, attese le nuove ragioni, in Lucca a’ g maggio i4o8 fece cardinali il b. Giovanni de Domenici arcivescovo di Ragtisi, Jacopo del Torso d’Udine, ed i suoi nipoti patrizi veneti Antonio Corralo e Gabriele Condulmieri poi Eugenio IV. Tanto rancore ne provarono i cardinali vecchi, che giurarono non riconoscerli, abbandonarono il Papa e si ritirarono a Pisi7, ragguagliando con lettere tutti i principi cattolici dell’irregolare condotta del Papa. Corsero diversi manifèsti e citazioni del Papa e de'cardinali, questi facendo affiggere le loro ingiuriose proteste alla cattedrale di Lucca. Gregorio XII, dopo processo, li scomunicò e privò del cardinalato in Siena ovJerasi restituito, per aver essi anche denunziato un concilio da tenersi a Pisa, ed a’ig settembre 1408 creò in loro vece altri g cardinali, fra’quali i due nominati patrizi veueti Barba rigo e Morosini. Le pratiche per ottenere la rinunzia da Gregorio XII e da Benedetto XIII, in che si adoperarono molto pure i veneziani, non riuscirono affatto; anzi Gregorio XII dichiarando che il concilio di Pisa non avrebbe alcuna autorità, convocò quello di Cividale (F.) nel Friuli; mentre Benedetto XIII egualmente per opporlo al concilio Pisano, promulgò il conciliabolo di Perpignano (F.), ove si ritirò, per essersi la Francia sottratta dalla sua ubbidienza, e restato colla sola Spagna. Gregorio XII nel i4og volendosi portare a Cividale, domandò invano il passaggio per Venezia ; bensì dimorò molto onorato e festeggiato alcuni dì a Chioggia e a Torcello ove il popolo accorreva a vederlo. Becatosi a Cividale, e ne riparlai a Udine, che non volle riconoscerlo, ne’primi di giugno vi celebrò la i.a sessione, poco numerosa; mentre nel Sinodo (F.) di Pisa (non da tut- i83 ti riconosciuto, perchè non convocato dal Pontefice Gregorio XII, il Cardinal Torrecremata non ritenendolo nè canonico, nè legittimo, il ven. Cardinal Bellarmino Io ripone tra’concilii uè approvati, nè riprovati, e da s. Antonino fu qualificato vero Conciliabolo), i cardinali e gli anticardinali delle due Ubbidienze, coll’intervento di molti vescovi, ambasciatori e dottori, vi deposero Gregorio XII e Benedetto XIII, e fu eletto a’ 26 dello stesso giugno i4®9 Alessandro V, elezione che tosto annullò Gregorio XII. La creazione d’Alessandro V e la presenza di Gregorio XII nelle vicinanze, diedero motivo a due partiti iu Venezia, l’uno riconoscendo per Papa Gregorio XII, l’altro rifiutandolo e seguendo Alessandro V, e di quest’ultimo eia il doge Steno. In fatti quando 1’ 1 1 del seguente agosto si recarono in Venezia gli ambasciatori di Francia, Inghilterra e Borgogna per eccitare la repubblica a riconoscere il nuovo Papa Alessandro V, levando l’ubbidienza a Gregorio XII, il quale altresì mandava dal canto suo da Cividale, per esortarla a resistere a quelle insinuazioni, fu per più giorni disputato in senato fra’soste-nitori delle due opinioni. In fine prese a parlare lo stesso doge Steno, dimostrando come al bene e alla quiete della cristianità convenisse mettersi dalla parte d’Alessandro V, dopo di che uscendo egli dal consiglio e posto il partito fu vinto con 6g suffagi contro 48, sebbene grande scontentamento ne restasse nella parte contraria, la quale non si astenne dallo spargere brutte voci contro il doge, riguardando soltanto legittimo Gregorio XII, e diceva il vero. Nella Cronaca pubblicata dal Cornaro, Eccl. Fenet., t. 13, leggesi che lo Steno era tanto avverso a Gregorio XII, perchè non avea voluto far vescovo un suo nipote, che non era idoneo a quell’ufficio! Col famoso sinodo Pisano lusingavano i fedeli di veder terminato il funesto scisma,