iteri* io non senza diffusione discorsa io diverbi orticoli conviene tenerli prenoti per meglio chiarire il grave argo-menlo, e qui per brevità semplicemente l’indicherò in corsivo. Narra dunque l’en-„mialo conte Dandolo: » Forse non altro line che quello di non mostrare debolezza, ehbe pur lo contesa nella quale in quel tempo medesimo impegnava*'! la repubblica, circa il diritto di nomina al patiiarcatodi Aquileia, la cui diocesi abbracciava anche la parte del Friuli domi» nata dall'Austria; estendendo poi lo gin -nsdiiione metropolitico sopra più vasto territorio, lo non sp, se come pretende il Dtrù sulla fededel Diedo, realmente sus-mlesse fra l’Austria e Venezia una cou-«emione d’ antica data, giusta la (piale questo diritto esercitar si dovesse da'due (¡merni con alternativa costatile, o se abbia invece avuto luogo, come aiiermasi dii Cappelletti, soltanto sotto il regno di Maria Teresa. Ciò a lue poco importa, quando si conceda ciò che il Cappelletti «letto concede : voglio dire, che qualche controversia sia insorta anche prima di Maria Teresa; e che dopo la sua assunzione al trono sia realmente seguito il convegno in questione. Se non che la repubblica seguitando l’usato sistema, anche dopo conchiuso l’accordo, faceva assegnare al patriarca di Aquileia un coadiutore con futura successione. Allora I Austria protestò, ma senza frutto, perchè la repubblica oppoueva alle sue prelese l’antica consuetudine. I goriziani dal- I «lira parte rinnovavano con sempre maggior impegno l’istanze già falle in •Ilei tempi, per ottenere un vescovo loro proprio. Nessuno, per oggetto in sostanza non grave, avrebbe voluto oltrepassare i •ermini delle dispute diplomatiche.Si pre-** allora il partito di assoggettare la de-cuione della controversia al terminativo '■udizio di Renedetto XIV Pontefice, il 'piale pronunziava chei veneziani serbas-*