(e cioè contro mg.r Marini, Memorie di s. Barbara vergine e martire di Scctn-clriglia detta di Nicomedia, e contro il cav. Ricci , Nuova leggenda di s. Barbara. Osserva inoltre il Cappelletti che senza la qualificazione di Nicotnediese si venerano altri corpi di s. Barbara, coinè quelli delle sante esistenti in Rieti, nella chiesa de’gesuiti di Venezia, delle reliquie in Piacenza, la testa in s. Maria Formosa di Venezia portatavi da Candia, ove si venerava nella cattedrale di s. Tito. Leggo nel Novaes, Storia di Benedetto XIV, die con breve de’16 dicembre 1747,8-vea promesso alle monache di s.Giovanni di Torcello, che avrebbe loro concesso le lezioni proprie per l’uflìzio di s. Barbara vergine e martire, coll’aggiunta della traslazione di questa santa da Costantinopoli alla loro chiesa. Adempì egli la sua promessa col breve Supplicum, de’7 novembre 1748, presso il Corna- lo, De Ecclesia Torcetti, pars l,nel quale concesse alle stesse monache di poter celebrar la festa di s. Barbara a’4 dicembre col rito doppio di 1 .* classe e orazione propria solita recitarsi in alcuni luoghi, e colle lezioni che il Papa scelse dal capitolo Lateranense, già da molli anni approvale dalla congregazione de’ riti, nelle quali si fa memoria della discorsa traslazione, ma bensì nella 4-a>l,e<' accomodarsi al monastico loro istituto. Di più antica distruzione sono le seguenti chiese e monasteri. Il priorato di s. Pietro, de’canonici regolari di s. Agostino. Il monastero delle monache di s. Margherita; quello di s. Michele. Le chiese, di s. Marco eretta da quel Rustico, più volte superiormente rammentato, cittadino e tribuno ili Torcello, il quale portò a Venezia il corpo del s. Evangelista, con Buono di Malamocco; e di s. Andrea edificata per memoria dell’oratorio di s. Eliodoro d’Altino. Quanto al duomo di s. Maria Assunta ili Torcello , anche il Moschini lo dice degno d’esser visitato da ogni amatore di belle arti e dell’antichità per bassirilievi profani, per musaici, marmi, opere d’intaglio, ed eziandio poiché conserva in alcuna sua parte la memoria del modo che allora tenevnsi nell’esercizio degli uffizi ecclesiastici. Specialmente rimarca essere di grande rilievo il musaico grandioso e ben conservato sulla porta maggiore, operato nel XIV secolo. I Novissimi, rappresentali coti mistura di pie favole e di strane opinioni greche e Ialine. Assai osservabile dice il vicino tempietto di s. Fosca, sollevato nella decadenza dell’architettura greco romana, nè sapersi se più ammirarne l’eleganza o la solidità, illustrato da diversi scrittori. La tavola dell’unico altare, eretto nel 1608, della santa Titolare, essere di Giulio dal Moro, di cui restarono molte sculture e pochissimi dipinti. In esso si venera, come nell’antico, i corpi delle ss. Fosca e Maura, ivi riposti nel 1247 Stefano Natali vescovo di Torcello, che li ritrovò nascosti sotto la mensa dell’anteriore. Ne’ Siti pittoreschi ne fece dotte osservazioni il conte Cicognara , con interessante incisione del suo interno, disegnata da Vincenzo Sgualdi e intagliata da Marco Comiralo. Nel 1829 dunque scriveva il Cicognara, che dare alcuna notizia del tempietto elegantissimo di s. Fosca, che forma uno de’più belli ornamenti dell’isola di Torcello, dopo ciò che ne dissero altri, e segnatamente d’Agincourt, ed i collaboratori dell’illustrazioni delle Fabbriche di Venezia (1/ edizione), non sarebbe che ridondanza o ripetizione di notizie rese ormai comuni; tuttavia nell’ i-nesauribile sua erudizione artistica tro-va non poco a dire, sulla potenza e commercio de’veneziani, che sin dal secolo X vieppiù si resero temuti e rispettati, modelli ed emuli de’pitani, che seco loro si accinsero a nobilissima gara nel perfezionamento dell’arti, le quali però può sempre dirsi ebbero culla sull’Adriatico. Più vicini alla Grecia, e con essa in contatto immediato, tornavano ogni giorno i veneziani dall’Arcipdago carichi di model-