za conservare la figura precedente, e tale è tuttora. E tradizione, die nel soggiorno d’ Alessandro 111 in Venezia, per fermare la concordia fra la s. Sede e l’impero, nel 1177 decorasse questa chiesa d’ampie indulgenze perpetue, da lucrarsi da’divoti visitanti nel mercoledì santo; per cui in tal giorno si recava il doge e il senato ad acquistare lo spirituale tesoro, e fors’anco per omaggio alla sua primazia d’ origine. Ad onta di questa, non fù mai collegiata, secondo l’ab. Cappelletti, sebbene 1’ asserisca affermativa-mente lo Stato personale. Era giuspa-drouato del capitolo cattedrale di Castello, e dipoi passò in quello de’dogi, come si trae dal medesimo ab. Cappelletti; il quale inoltre asserisce, che cessò d’avere la cura d’ anime e parrocchiani quando nel 13g6 cede al governo tutte le case di sua giurisdizione per fabbricarvi gli uffizi pubblici, die le stanno d’intorno con solidi e magnifici porticati. Lo Stalo personale, con error manifesto, la dice parrocchia prima del 181 o. Al presente, questa primitiva chiesa di Venezia è sol tanto oratorio sagra mentale,dipendente da s. Sii ve-slro, di cui era filiale. L’edifizio, ricevuti altri ristauri, nel suo interno ha due quadri colla Natività eie Sponsalizie della B. Vergine, i quali e la tavola dell’altare che adornano, sono opera di Marco Vecellio. Nel maggior altare è bel lavoro del Vittoria la statua di s. Jacopo titolare, posta in una nicchia. Il seguente altare, veramente magnifico, è tutta opera, e delle sue migliori,del Campagna, rimarcando il Corner la statua in bronzo di s. Antonio abbate. Sestiere di Dorsoduro. 60. S. Nicolo de’ Maidicoli. Questa parte della città, a cui la consistenza del terreno die’ il nome al suo sestiere, e si disse anche Orso Duro, fu abitata da’ padovani qui e nelle altre lagune rifuggiti nel secolo VII per timore de’ longobardi. In questo luogo scorgendosi antiche vestigie di rovinati edi- lìzi, essi piantarono molte abitazioni, in mezzo alle quali la famiglia Zancaro-la fabbricò nel secolo VII questa chiesa al glorioso s. Nicola vescovo di Mira, la quale diventando parrocchia di numeroso popolo, composto per la maggior parte di poveri pescatori, venne chiamata comunemente s. Nicolò de’ Maidicoli. Il vescovo di Castello Contarmi, allorché da Mira portò a Venezia il corpo del santo, donò a questa chiesa un articolo delle sue dita, il cui contatto operò miracoli. Dall’oriente gli pervenne il corpo di s. Nice-ta martire di nazione goto, perito nelle fiamme per la fede e diverso dall’altro santo omonimo esistente nella chiesa del-l’Angelo Raffaele, di cui parlo qui appresso. Abitò sotto il portico di questa chiesa per i5 anni, col consenso del pievano, la venerabile reclusa Sofia, con due compagne, dopo aver piantato nell’ antico monastero di s. Croce l’istituto francescano. Favorita da Dio con particolari doni,san-tainente morì nel 1 49°- Prima della concentrazione del 18 1 o parrocchia e collegiata, era filiale di s. Pietro di Castello, e presentemente è succursale di s. Raffaele Arcangelo. Si può vedere il § XI, n. 25, per le suore oblate filippine educatrici. L’edifizio può dirsi antico-moderno, pe’ ricevuti ristami, essendo la chiesa una delle più vecchie della città, però restaurata ne’secoli XVI e XVIII, e consagrata il 1.° inaggio 1761 dal patriarca Bragadi-no. È ornata di moltissime buone pitture, anche di Palma il giovine. Vi sono belle opere di Carletto Caliari figlio di Paolo, cioè : nel soffitto del presbiterio il quadro circolare con s. Nicolò portato in cielo da copiosa e bella gloria d’ Angeli ; e nel parapetto dell’ organo i 3 graziosi comparti co’ fatti della vita di s. Marta. Sono rimarchevoli 4 colonne di marmo slalatlilico, detto goccia di Cor-fù, tenute in molto pregio; e 6 altre colonne di finissimo marmo con bel lavoro, in singoiar modo collocate per separare dui corpo della chiesa il presbiterio. Un