blicale nell’odierno secolo in argomento, ricorderò queste : Delle monete de" Veneziani dal principio al fine della loro repubblica, Venezia 1818. Cenni storici intorno alla moneta veneziana di Angelo Zon, Venezia 1847* Leggo nella Gazzetta di Roma del 1848 a p. i5i, riprodotto il pubblicato da quella privilegiata di Venezia, che nell’adunanza ordinaria dell’ Ateneo veneto de’ 17 febbraio il sullodato conte Leonardo Manin, presidente del medesimo, lesse una Dissertazione sulle antichità delle monete veneziane, confutando ciò che ne fu scritto dal conte Cordero di s. Quintino^ nuovameutedal nobile Angelo Zon. Mostra il Manin , che i denari coll’ immagine d’un Carolingio dall’una parte, e Veneciosdall’altra, appartengono a Van-nes, nona Veuezia;che la ragione e i fatti comprovano Venezia aver battuta moneta sua,prima ancora de’Caroiingi, nell’età longobarda; che la più antica cori-temporanea a’re longobardi è quella in cui leggesi Kndnus Imper. dall’un lato, e Venecia in un tempietto dall’ altro. A queste opinioni il socio corrispondente Vincenzo Lazzari oppose alcuni dubbi, cui il conte Manin eruditamente sciolse. Finì , producendo una piccola moneta scodellata, d’argento, ch’egli crede del doge Domenico Selvo, e ne pregò d’esame Angelo Zon. Appresi poi dalla Cronaca di Milano del i856 a p. 149» essersi pubblicato dalla tipografia Castion di Portogruaro, un libro che dell’importanza della zecca veneta dà un dotto documento: Il Catalogo ragionato di una serie di 665 monete de’ Dogi veneti. Si aggiunge, che ili.” doge sotto cui furono battute monete fu Sebastiano Ziani del 1177; il 1.° pezzo ivi coniato fu il ducato nel 1284, che nel secolo XVI cominciò a chiamarsi zecchino; i migliori incisori di quella zecca essere stali Alessandro Leopardi, Viltor Gambelo e Andrea Spinelli. La 1 .* osella o medaglia, la fece coniare il doge Antonio Grimani deh 1. Oltre a 35 queste opere pubblicossi in Venezia due volte le Biografie de’ Dogi di Venezia, colla serie delle piìi pregievoli medaglie e monete. Nella Cronaca suddetta di Milano del 1857, a p. 241 de\ Bollettino Bibliografico, è ricordalo finalmente l’opuscolo: Alto di vendita fatto da Or-delafo Falier doge di Venezia dell’edificio ad uso di Zecca, sito a s. Bartolomeo l'anno 1 112, Venezia 1857 tipografia del Commercio. § IV. Piazza maggiore di s. Marco. Campanile e Loggietta. Procuratie nuove ora Palazzo regio. Procuratie vecchie. Torre deli Orologio. Pili di bronzo pe’stendardi. Chiesa demolita di s. Geminiano, e soppressa di s. Basso, della quale sussiste ad altri usi la fabbrica. i.La Piazza maggiore di s. Marco, di cui dissi essere la Piazzetta un braccio, è cinta e adorna d’altri magnifici edilìzi, che la rendono imponente e incantevole, tale che forse non ha pari per tutto il mondo, come scrisse il Petrarca nella lettera a Pier Bolognese quando ancora non riuniva tutti gli ornamenti per cui maestosamente risplende; certa-menteè una delle piùbelle e sorprendenti dell’orbe. Vi primeggia l’imperiale regia basilica patriarcale di s. Marco. La piazza lungai75,70 metri, e larga all’ uu capo 82, metri, e 56 e mezzo all’altro, non ebbe sempre le medesime dimensioni ; che uu tempo limitavala verso l’arco XVI delle Procuratie nuove, contando dall’angolo della Piazzetta, un canale sulla cui sponda, e situata alla metà della piazza attuale, innalzavasi la prima chiesa di s. Geminiano, che dicesi fatta erigere da Narsete nel VI secolo ossia nel 552. Nel secolo XII per ampliare la piazza, (u chiuso il canale, e distrutta la chiesa, poi riedificata nel 15o5 dall’architetto Cristoforo del Legname, uel punto più inferiore, ed indi continuata ed abbellita di