276 Caorlel'ii agosto 1582, o n’2 come »noie lo Stalo personale. Verso il i5g3 fu annessa a questo convento la procura generale de’Luoghi di Terra Santa, le di cui limosine raccolte da tutto il dominio -veneto ivi si conservavano. Eravi pure l’ospizio destinalo ad accogliere i religiosi che recavansi a’ss. Luoghi, e alle convicine provincie d’ oriente. 1 minori os-servanti furono compresi nella generale soppressione del 18io, ed allora cessarono d’abitare il convento. Riferisce il cav. Mulinelli, Annali delle Provincie Tene-le, che questo convento già per ben 6 secoli avea dato di continuo e i custodi del s. Sepolcro di Gerusalemme, e coloro che sopra le navi della repubblica veneziana doveano ne’sentimentidi religione mantenere le ciurme, e incorarle ne’ pericoli delle lempeste e delle battaglie, perciò alle ime e alle altre egualmente esposti i virtuosi religiosi. Nello stesso 1810 la chiesa fu dichiarala parrocchia, e consegnata al clero secolare , con decreto patriarcale de’24 ottobre, sottoposta alla decania di s. Pietro di Castello. Ristabiliti i minori osservanti nel convento vicino, che fino al 1810 fu monastero delle suore terziarie, per sovrana risoluzione de’4 loglio i835, riassunsero il sagro abito a’ 17 gennaio!836. Reintegrali nella chiesa, fu loro concessa pure la cura d’anime, onde tuttora s. Francesco della Vigna è parrocchia. Ciò avvenne con decreto dell’ 1 1 gennaio 1853, accordatane la parrocchialità abituale al convento medesimo, e riservata la nomina del parroco religioso al patriarca dietro proposta del provinciale. Il parroco attuale è anche commissario di Terra Santa. La parrocchia contiene 2869 anime, e l’oratorio non sagrainentale di s. Pasquale Baylon, eretto colla scuola nel secolo XVII, ed ancora udìziato da una confraternita di laici, che vi si raccolgono sollo la protezione di esso santo. La famiglia regolare del chiosilo è numerosa, essendovi 20 sacerdoti, e 3i tra chierici, laici e terziari. Per l’odierno convento, io debbo fare una digressione che vi ha relazione, dispensandomi così di rientrare nelTar-gomento, ch’è non senza notabile e molteplice importanza. Scrisse Vittorelli nel- 1 Addillo al Ciaccolilo, P’itac Ponlificuni Rom., t. 3, p. 874, >n quella di l’io IV : Veneloritin legcui in Concistorio landa-vitj qua cantimi, ne qui ex Venelis pa-triliis honorem, ant coniuioduni, Reipu-hlicae non indulgente ab alio Principe accipiat: Pontificias, insignes, aecles a Vendo Ponlifice ad s. Marcimi Roinae crcctas, eidem Reipublicam donavil; de qua re ea in illis exstat inscriptio. La pubblicai nell’articolo che vailo a ricordare. Piacconta il Cardinal Pallavicino, Istoria del Concilio di Trento, I. 4> hb. 24, cap.i I, dopo aver notalo la lodevole contrarietà esternata da’veneziani, veramente italiani, a chi proponeva 1’ indecorosa e ingiusta traslazione del seggio pontificale dal Vaticano oltremouti; dopo aver encomiato i veneziani quali osservatori dell’immunità ecclesiastica, che appena terminalo il sagrosanto concilio di Trento {V.), l’io IV avendo posto o-gni studio perchè fosse ricevuto da tutti gli stati, con somma prontezza vi corrisposero i principi italiani, e specialmente la repubblica di Venezia, che lo fece promulgare fra le solennità della messa nella basilica di s. Marco, e ne impose a’ rettori delle sue terre 1’ osservanza. Onde fio IV in argomento di grande alletto verso il zelo mostrato dalla signoria per tutto il processo di quella santa opera, assegnò agli ambasciatoli veneziani in Roma il magnifico palazzo edificalo già per uso degli stessi Pontefici da Paolo 11 (cioè egli l’edificò da cardinale titolare della propinqua basilica quasi da lui riedificata, pe’snccessori titolari, e compì fatto Papa nel i464; l’abitò e il simile praticarono diversi altri Papi. N’è prova ulteriore 1’ autentica testimonianza del Marini, Archiatri Pon-