ripristinarvi il consolato, come neppure conveniente alla dignità della s. Sede di alienare un palazzo che avea ricevuto in dono dalla nobilissima repubblica veneta. Inoltre espose che da’veneziani, così particolarmente amati dal Papa, si sarebbe veduto assai volentieri, che fosse ceduto per sempre in uso a’ minori osservanti, onde porli in grado di accettatale gli aspiranti all’ordine, i quali allora erano molti. Mio onorevole e affettuoso amico, in’invitò ad adoperarmi col Papa per consolare i religiosi. Ne presi con piacere parte, e dopo carteggio, l’animo munifico e generoso di Gregorio XVI ordinò che si cedesse in uso perpetuo il palazzo della nunziatura apostolica al convento di s. Francesco, con rescritto de’24 luglio 1841, all’oggetto di migliorare la sua condizione; rescritto che il Cardinal Tosti pro-tesoriere generale comunicò poi d'uffizio al cav. Battaglia ne’ primi del 1842, però coll’obbligo areligiosi del pagamento delle tasse al proprio governo, e od ogni altra spesa occorrente, il che era stato formalmente accettato dal commissario provinciale e sindaco apostolico del convento stesso. Ma siccome ancora il palazzo veniva abitato da alcuni superstiti appartenuti alla nunziatura, ed anche dalla vedova e figli del defunto precedente console pontificio Enrico Falconi, per benignità tollerante de’ successori che non profittarono di quella residenza, cioè il marchese Cornelio Bandini e lo stesso cav. Battaggia, vi fu malagevole lite per farli sloggiare, accampando essi il diritto di possesso per usucapione. Finalmenteecon merito del sul-lodato cav. Negri, che assistette i religiosi operosamente nella lite,venne riconfermato il possesso di proprietà alla camera apostolica, e l’uso perpetuo al convento di s. Francesco della Vigna de’ minori osservanti ; e da questi fatta costruire con grave spese una galleria di comunicazione, unirono pacificamente il palazzo al couveuto. Dipoi il cav. Battaggia 279 con amorevoli premure, ottenne dalla clemenza di Gregorio XVI un assegno vitalizio a favore de’suddetti individui espulsi dal palazzo, compresa la vedova Falconi , in compenso indulgente delle perdute abusive abitazioni gratuite, godute fin allora incompetentemeute. Anzi il cavaliere si caricò pure delle scossioni successive, per la carità che l’animava verso il suo simile, come ripetutamente praticò con altri, e a me pienamente consta per l’intimità che ci strinse, e me ne pregio. Tanto dichiaro, nel rendere un pubblico tributo di giustizia a'suoi meriti, fra’quali primeggiarono la sua solerzia e divozione nel servigio della s. Sede, giustamente premiata con sostituirgli il figlio A ndrea, di mostrandosene esso piena inente idoneo, perciò decorato in seguo di pontificia soddisfazione, col grado di cavaliere dell’ordine equestre di s. Gregorio, e poi dal regnante Pio IX con quello di commendatore di s. Silvestro. I francescani resero il palazzo in comunicazione col convento e la chiesa mediante decoroso cavalcavia, che attraversa I’ imboccatura del campo di s. Francesco, e vi disposero da pochi anni la loro ricca libreria. — Ora passando a riferire il più ammirabile che racchiude il vasto tempio di bella forma di s. Francesco della Vigna, prima esporrò il giudizio che di esso ne lasciò il critico e sentenzioso Milizia. Dice la facciata tutta d’ ordine corintio. L’imbasamento è un continuo piedistallo, su cui s’alzano 4 colonne di poco più di mezzo diametro , alte circa 4o piedi, le quali sostengono il sopraornato. Nell'intercolunnio di mezzo vi è la porta ad arco con finestra sopra parimente ad arco, ma divisa in 3 parti. Negl’ intercolunni laterali sono due grandi nicchie. Framezzo a tali intercolunni, sulla porta e sulle nicchie ricorre un cornicione d’ un altr’ordine minore pure corintio, che serve alle due ali della chiesa, sulle quali sono due mezzi frontoni. Tutta questa facciata del Palladio, tanto