14o le 134^, uni la chiesa parrocchiale ili s. Bartolomeo, con tutte le sue prerogative e pertinenze, alla mensa patriarcale ili Grado, e togliendola da qualunque soggezione del vescovo di Castello, l’assegnò in perpetuo possesso di Domenico (ma se è giusta la data, dovrà dirsi Andrea Dotto) patriarca di Grado, e de’ successori suoi, a’quali concesse pure la facoltà di poter dopo la morte o alla partenza di Nicolò Canale pievano vivente (cos'i il Corner; ma I’ al». Cappelletti diceche la parrocchia nel 1 34^ era restala vacante;io temo che il Corner ahjjia erralonelln da la, per cui aggiunsi Benedetto XII allora vivo), eleggere in ogni caso di vacanza uu ■vicario perpetuo. Promosso il Caual a’ 25 luglio alla sede di Bergamo, ad istanza di Andrea Dotto patriarca grádese, gli esecutori apostolici del diploma effettuarono la stabilita unione, e posero il patriarca in perfetto e perpetuo possesso della chiesa, colla competenza dell'elezione del vicario perpetuo. Nel pontificato di Bonifacio IX, alcuni parrocchiani istigali dal vicario Basegio , assunto falsamente il nome dell'intera parrocchia, ottennero un suo diploma che tolse la chiesa da qualunque giurisdizione del patriarca grádese, l’assoggettò alla s. Sede, e concesse »’parrocchiani l’autorità d’eleggersi il vi-cario perpetuo. Ricorseli patriarca Pietre IV Cocco al Papa, il quale con nuova bolla de’g settembre 1402 abrogò la precedente e restituì al patriarcato la chiesa. Il patriarca invitò il Basegio a riassumere il vicariato, e qual disubbidiente lo depose dall’uffizio, sentenza che approvò lo stesso Bonifacio IX a’28 novembre i4o4 (era morto il 1ottobre ed a’17 eragli succeduto Innocenzo VII). I patriarchi di Grado quindi goderono pacificamente la restituita autorità, e dopo di essi la conseguirono quelli di Venezia, i quali egualmente si fecero rappresentare da un vicario perpetuo. Numeroso era il capitolo collegiale. Esercitava in questa chiesa i suoi esercizi di carità e relì- gione la congregazione di Gesù Croce fisso destinata alla liberazione e sollievo ile’ carcerati, istituita nel i5g5 per le fervorose insinuazioni del p. Giambattista da Pesaro minore riformato, in s. Maria Formosa , e qui trasferita pochi anni dopo. Nel 1810 cessò il patriarca d’essere il parroco prò tempore, e così il suo vicario amministratore. D’allora in poi 11011 è più nè parrocchia, nè collegiata, nè filiale di s. Silvestro, soltanto succursale della parrocchia del ss. Salvatore. Nell, altare il Crocifisso, è del Barthel; nel 2.0 è del moderno Querena la tavola colla morte del Saverio; nel 3.° la tavola con s. Michele è del Novelli. Sulla porta della sagrestia è del Peranda il quadro colla Manna nel deserto, opera di gran carattere e di robusto colore. Nel lavoro rivaleggiava col Palma , il quale dipingeva all’altra parte i 1 Castigo de’serpenti, opera che manifesta l’onorato studio fatto sul nudo: egli è l’autore eziandio de’di-pinti della maggior cappella. In quella di fianco di essa , il bravo Rotthnamer dipinse la tavola coll’Annunziata, e i due quadri laterali colla Nascita di Maria Vergine, e il suo Patrocinio. Nell’ altra cappella laterale è d’ altro valoroso tedesco, Gio. d’Aquisgrana, la tavola della B. Vergine in gloria. Nel seguente magnifico altare è pregiata opera del Corona il s. Mattia apostolo. Le 4 grandi figure, in altrettanti quadri distribuite per la chiesa, sono giovanili lavori di Sebastiano del Piombo. 26. S. Giuliano martire celebre di Antiochia, deve la sua originaria edificazione al saggio e pio Giovanni Mar-turio, allorché governava, la repubblica con Orso vescovo di Castello, in tempo dell’ esilio del doge Giovanni Par-tecipazio 1 dell’ 829, impiegandovi ragguardevole parte ili sue sostanze, in onore d’un santo, che dopo aver conservato insieme colla sposa s. Basilissa un’intatta virginità nel matrimonio, depose per la fede diCristo la testa sotto la spada del car-