lare opinione, vollero raffigurati i regni di Cipro, Càndia e Morea. Ma il cav. Cicognara è d’avviso, che i 3 magnifici pili di bronzo per sostenere gli stendardi della repubblica, furono posti a solo ornamento della piazza di s. Marco, per simboleggiare la potenza e la grandezza della medesima.Pel i ,°fu innalzato nel i5oi quello di mezzo, e gli altri due nel 15o5,secondo ilSansovino: l’iscrizìoni poi chiariscono come furono ordinali e posti sotto gli auspicii del dogeLeonardo ¿credano i .“rappresentante la veneta signoria nel i5o5,leggendosi ne’3 collarini,oltre il nome de’procuratori di s. Marco, Barbo, Morosini e Trevisano, quello del doge e la data del suo dogado e dell’epoca, col nome dell’artista: nel pilo di mezzo vedesi pure il ritratto del doge suddetto. Li modellò e fuse Alessandro Leopardo, architetto e scultore insigne.Senza varietà nelle masse principali,sono tra loro diversi i delicatissimi bassirilievi che ricingono i pili nel corpo del basamento, tutti d’ ottimo gusto e singoiar nitidezza. L’uno di questi raffigura le frutta della terra, portale nel mare da Nereidi e Tritoni, giacché col mezzo della navigazione libera e indipendente i beni e l’abbondanza si diffondono 0 si ritraggono dal di là de’ mari, accomunandole fra tutti i popoli della terra. Un altro bassorilievo mostra sopra 3 navi collocate la Giustizia, Pallade e l’Abbondanza, fiancheggiate da elefanti, delfini e cavalli marini. In ciò l’artista pose sommo accorgimento, poichèassociò alla Giustizia l’elefante, emblema della forza, della prudenza, della temperanza, e di tante altre virtù che dagli egizi in poi egli fu sempre destinato a simboleggiare, massimamente nell’epoca indicata, in cui gli emblemi, le allegorie e 1 imprese erano molto in uso, ed in esse profondamente esercitavansi i letterati e gli artisti. Aggiunse il cavallo marino a Minerva, assisa sopra d’una corazza, che, tenendo I ulivo e la palma, simboleggiava non lauto gli studi, quanto le arti tui- 4' filari ; ed in fine ricordando opportunamente che il delfino, per la vita salvata ad Alcione, fu sempre l’emblema del beneficio; al naviglio dell’Abbondanza ac-coppiollo, come a quella che apporta alle popolazioni ricchezza e conforto, salvandole dal più grande de’ flagelli, l’inopia. Nell’ultimo pose il Dio del mare, cui un Satirelto presenta i frutti della vite, assiso sul dorso d’ima Baccante marittima ; volendo cosi dimostrare che sebbene Venezia signoreggia le sponde dell’Adriatico, sono però a lei tributali i doni di Bacco dal pendio de’pampiniferi colli del Veronese, del Vicentino e dei Friuli. Bellissimi souoi fogliami e gli ori nati di cui vanno ricchi questi mirabil-pili, e soprattutto i 3 leoni alati, che posti a guisa di glifi ad un tripode apollineo, esprimono I’ emblema caratteristico della repubblica. La mole d’ ognuno ascende all’ altezza di 8 piedi. — Finalmente in un angolo della Piazza di s. Marco fa ancora di se bella mostra la superstite facciata della soppressa e secolarizzata chiesa già parrocchiale di .¿.Basso, vescovo di Nizza e martire, ed è non ¡spregevole accessorio della piazza medesima. Non era questa la facciata della chiesa, ma uno de’lati, quindi delle sue porte una introduceva alla sagrestia, l’altra ad un atrio pel quale si saliva al tetto. La fabbrica pare eretta sui disegni dell’architetto Giuseppe Benoni,dopo essersi incendiata nehGyo l’antica.Alle proporzioni generali dell’ordine,può vedersi un seguace di Palladio ; ma dalle singole parti sembra riconoscersi un imitatore del Longhena, e forse il Benoni ne fu scolare. E ornata d’un ordine corintio con attico sopra la trabeazione; maestosa e bella n’è la massa; non tali si ponno dir le parti ad essa frapposte. Segna essa il corso delle belle arti, le quali, al tempo che fu costruita, già inclinavano a quella goffaggine e a quel tritume, onde si compiacquero la fine del secolo XVII ed il principio del XV11I. Ricavo dal