(»38 filili. Il suo uffizio non poteva estere perpetuo coaie lo era stato per l'addietro, ina in capo a due anni doveva finire. Pietro Delfino, che aveva procurato questa unione, fu l’ultimo generale perpetuo : rinuuziò nel 1515, riservandosi una pensione di 3oo scudi e il tilolo di generale a vita. Verso il i5i8 fu eletto abbate di s. Michele Eusebio Priuli sum-nieutovato, poi vescovo di Veglia, ove mentre con zelo procurava riformare i costumi del suo clero fu tollo dal mondo con bevanda avvelenata, e così fu martire della disciplina ecclesiastica. Mentre sì illustre prelato governava il monastero, avendo nel declinar del secolo precedente Margherita Vittori nobile vedova di Giovanni Minili o Emiliani lasciato in testamento, che a spese di sua ci edili«, o presso il convento di s. Fraucesco della Vigna, o in vicinanza di s. Michele di Murano, fosse (Li* procuratori di s. Marco da lui destinali conmii-s.ilt, eretta una sontuosa cappella in onore del-In ss. Annunziata, ciò venne eseguito, imi fu compila più tardi, coaie dirò m fine, e venne chiamala lùniliana dal cognome del marito, da altri denomina- lo Miaui. Non essendovi luogo opportuno contiguo al convenlo di s. Francesco, fu colla più nobile magnificenza edificata accanto alla chiesa di s. Michele, e ornata cou abbondanza di fini marmi orientali, e tale quale poi la descriverò. La chiesa, rifabbricala dall’ abbate Domilo, veline coiisngiola a’ y novembre deH'anno i535da Vincenzo Massari «(■«covo di Mellipolamo, che nell' aliare maggiore da lui dedicati! insieme colla chiesa sotto il titolo di s. Michele Arcangelo incluse le reliquie de*ss. Malico apostolo, Giiol.iino dottore e Gentile confessore. Successivamente nella chiesa vi furono collocali due corpi saliti, uno di s. ('.Iiiudin hallo dal cimiterio di t. Calisto di Roma,e nel l6o<) donato oll’ab-lialc del monasleio Vitale Zuccoli padovano, e collocato in uiua di Irguo nel- l’altare del Salvatore Risorto; l’altro di s. Bassa vergine e martire, di cui i camaldolesi celebravano l’ufficio l’t i agosto. Unita a questi si conservava Iu lesta d’uno de’ss. Innocenti, per l’intercessione de’quali restò nel 15^6 preservato il monastero dalla peste che distruggeva Venezia e altri luoghi convicini. Per durevole riconoscenza, ordiuò I’ abbate Cipriano d’Este, secondo il voto fatto, che la festa de’ss. Innocenti fosse celebrata da’mona-ci solennemente. Altre reliquie in decorosi reliquiari si veneravano, ed erano il calcagno di s. Romualdo abbate, una costa di s. Parisio monaco, porzione dell’ossa di s. Pietro Orseolo, e di alcuni Reati camaldolesi. Però la più insigne e venerabile era una porzione della ss. Croce di tal grandezza, che tranne la basilica di s. Marco, niuna fra le chiese venete possedeva l'eguale. Narra Corner la sua provenienza, con dire che nell’ ottobre l3Gi quattro nobili dalle parti di Romania si portarono a questo monastero e raccontarono all'abbate come tale tesoro era ivi pervenuto. Il s. Legno in forma di croce doppia posta in quadro d’ argento doralo, td ornalo di figure e di simboli, le principali essendo quelle di Costautiuo I e di s. Elena, come si vede nell iucisioue che offre Corner, si venerava in Costantinopoli, ove nella decadenza dell'impero greco alcuui divoti la rapirono per arricchirne la patria, e giubilanti montarono in nave. Sorpresi in mare ila furiosa lempesta, veduto imminente il naufragio, promisero a Dio che se potessero salvarsi depositerebbero il quadro nel mare, e poi seguendolo l’offrirebbero alla chiesa più vicina. Appena fallo il voto, ritornò la calma, onde attoniti del prodigio, posero il quadro nel mare, che owiossi tosto verso Venezia, fermandosi alla spiaggia di questo monastero. Ivi discesi e levato il quadro dall’acqua lo misero sull’ altare delta chiesa alta presenza dell' abbate e de' monaci. Comunque sia la verità di sì prodigiose