gione dell'insalubrità dell'aria e del guasto dell’abitazione episcopale, laonde per lo più soggiornavano fuori della diocesi in casa di particolari famiglie di Venezia. Di più restaurò la chiesa matrice, ed in quest’isola fondò il seminario affidandolo agli scolopi. Il seminario era già stato istituito,e pare che non potesse sussistere ad onta che Marco Zeno vescovo nel 1626 gli avesse unito il priorato di s. Cataldo di Burano, perchè privo di sufficienti rendite, laonde tale beneficio (u poi assegnato per stipendio di 4 maestri per istruire i chierici nella lingua latina e nel canto Gregoriano, due in Burano e due in Murano. Mori Marco Giustiniani nel 1 735 in Murano, e fu sepolto nella chie-sa matrice di s. Maria e di s. Donato, ov’erasi preparata la tomba. Il successore fr. Vincenzo M." Diedo, mori similmente nella sua residenza di Murano nel 1753 e fu deposto nel sepolcro da lui fabbricato nella chiesa delle correligiose carmelitane scalze, da lui introdotte in Murano. Egli è pel narralo che questa chiesa viene chiamata cattedrale). Del sangue di s. Stefano protomartire, e delle viscere di s. Erasmo vescovo e martire. Un osso di s. Maria Maddalena, altro di s. Giacomo apostolo, e porzione di altro di s. Gio. Battista. E' pur memorabile un antico vaso ligneo detto il boi-lazzo di s. Albano, nell 543 fatto affiggere da Carlo Querini podestà di Murano in uno de’più alti siti della chiesa interiore,e ben assicurato con ¡spranghe di ferro, per togliere, siccome è tradizione, le questioni di proprietà insorte tra i bu-ranelli (de’quali è proiettore sant’Alba-no vescovo e martire), e i muranesi, che avevano scoperto questo orciuolo piamente creduto del santo vescovo. L’anno che vi si legge non èi453 come Flaminio Cornara ed altri che il copiarono hanno detto, ma bensì 1543, che vi sta tuttora nitidissimo. Tale notìzia mi fu somministrata dal cavaliere Cicogna. Nel 1 ¡4o il tempio fu perfeziouato uella for- 67 3 uia che tuttora si vede, ed è stato sempre parrocchiale e matrice. Il Moschini lodice d’architettura greco-barbara-ara-bica. La mezzaluna sulla porta laterale, con Maria Vergine, il Battista e un divoto, è bell'opera di Lazzaro Sebastiani, condotta nel 14&4- Dietro il maggiore altare vi è il più antico dipinto certo della scuola veneta coll’epoca certa del i3to. Nel mezzo vi ha in bassorilievo di legno il Santo titolare in campo d’oro, e al basso due figurine, di uomo e di donna, di Donato Memmo che allora vi era podestà, e di sua moglie. Lo sovrasta il bassorilievo marmoreo dell’Assunta.La chiesa è a 3 navi formate da colonne di marmo greco con ¡stupendi capitelli. Il tabernacolo ornato da cristallo di monte appartenne alla demolita chiesa di s. Martino, restaurato e qui portalo nel 1854. L’urna batte>inialeè assai pregevole, ed il pavimento fatto a musaico fin da detto 1 14<>! in egual modo a quello dellaMar-ciana basilica, è degno d'osservazione. Le Fabbriche eli Venezia riportano ¡1 prospetto esterno del coro, ossia dell’apside della chiesa cattedrale nell’isola di Murano, colle dichiarazioni del conte Cico-gnara. Dice offrire aiateria di molta meditazione agli artisti ed agli archeologi, ritrovandosi un misto di vera eleganza e d’imbarazzo nella soluzione di alcune difficoltà non superale dall’ architetto co-strutTore della fabbrica singolarissima, e specialmente visibile nelle due ale ove l’arcate decrescenti in altezza si presentano in ¡sghembo. Aggiunge, che l’edilìzio non potrà giudicarsi mai originato sulle maniere normanne , gotiche o tedesche che si voglia chiamarle, coaie non potrà giammai giudicarsi greco o romano; ma tanto nella forma del totale, come in quella delle singole parti, delle colonne, de’capitelli,degli archi, degli ornamenti vi si scorgerà quantità di punti di contatto coll’ araba architettura più che con qualunque altra, di cui rimangono avanzi. Non polcudosi ascrìverlo ali