a 58 cesi mescolato coll'unguento di s. Maria Maddalena, parlata in Venezia nel 1479 dal capitano generale Melchiorre Trevi-san, dalla chiesa di s. Cristina di Costantinopoli, dalla quale si soleva nel giovedì santo dall’imperatore e dal patriarca trasportare in s. Sofia ove restava esposta nel venerdì santo. Donata poi dal capitano nel 1480 «’frati, con solenne processione fu collocata nella chiesa, dove «i offre alla venerazione del numeroso concorso del popolo nella domenica di Passione. Grati i religiosi, asseguarono al nobile donatore e suoi posteri una delle chiavi che racchiude tanto tesoro, e la cappella di s. Michele Arcangelo: l’ultimo de’Trevisan lasciò In chiave a’procu- l atori di s. Marco. Nel i5oo dall’espugnata Corone, provenne il dono del generale de’conventuali, consistente: in un frammento della s. Colonna, un dito di s. JN'icolò, e un piede incorrotto di s. Daniele profeta. Inoltre vi sono: una parti-cella della ss. Croce, delle reliquie di s. Antonio abbate, de’ss. Innocenti, di s. Giacomo Minore apostolo, di s. Stefano protomartire,di s.Caterina vergine e martire, del cardinale e dottore s. Bonaventura; due teste delle Compagne di s. Orsola, una mano incorrotta del b. Pacifico francescano, il cui corpo riposa in un magnifico mausoleo dorato vicino alla porla della sagrestia, fabbricato da Scipione Bon quando alla metà del secolo XIV presiedeva olla fabbrica della chiesa, ma dicesi pel b. Francesco Quirini patriarca di Grado, ed invece nel 14^7 vi fu deposto il detto servo di Dio. In questa chiesa si venerano pure i corpi del b. Gentile da Matelica martire francescano, e del nominato b. Patriarca, i quali insieme furono riposti neH’altare della cappella detta allora di s. Girolamo d’ oro, per essere l’altare di legno doralo. Nella sepoltura comune de’frati vi fu deposto il b. Carissimo da Chioggia. Neli30q un incendio avendo consumato quasi tutto il convento, uè polendo fuggite restò al- la discrezione del fuoco e ne morì nella sua cella il servo di Dio fr. Francesco, e tuttavia il di lui corpo rispettarono le fiamme. L’ archivio fu distrutto dal fuoco. Prima di tale disastro, l’ain-pio convento nel 1 346 accolse i5oo frati convenuti al capitolo generale. Nella riedificazione fu speso grande somma e vi s’ impiegò quasi un intero secolo , riducendosi a perfezione nel 1463. Indi nel 1469 il Cardinal fr. Francesco della Rovere generale dell’ordine, e poi Sisto IV, vi fece celebrare altro capitolo generale, e vi fu eletto per successore fr. Giovanni da Udine ministro della provincia veneta di s. Antonio. Non mancarono benefattori ad assegnare rendile pel sostentamento de’ religiosi, i quali nel *4% ottennero il monastero di s. Giacomo di Palude. Il Corner registra 22 religiosi di questo convento elevati all’episcopato; e riferisce pure che dal 1289 per disposizione di Nicolò IV, risiedette nel medesimo I’ uffizio della s. Inquisizione, (o meglio fu istituita nel 1286; bensì le nonne pel definitivo stabilimento del-l’inquisizione furono assegnate nel 1289, come riporto nel § XIX nella biografia del 44-° doge Marino Morosini), e fra gl’inquisitori fiorirono fr. Lodovico Donato poi generale, che Urbano VI creò cardinale, e fr. Felice Peretti poi cardinale e glorioso Sisto V : dirò nel n. 3o di questo §, che dipoi nel i56o Pio IV trasferì l’inquisitorato ne’domenicani. Nel i44° era venuto in questo convento il suddetto fr. Francesco Rovere per lettore di teologia, e voleva ritornarvi dopo il generalato, quando fu creato cardinale e indi fu Sisto IV. Rileva Corner, che nella chiesa sono i sontuosi mausolei de’ dogi Francesco Foscari , Nicolò Tron, Francesco Dandolo e Giacomo Pesaro; e due minori si eressero alla memoria de’dogi Giovanni Gradenigo nel capito- lo, e Giacomo Contai ini nel 1.° chiostro del convento. In faccia a questo innalzò il suo ospizio la confraternita della l’as-