40 nezin, ma eli tutta l’Italia. Chi poi sitras portasse col pensiero al secolo del suo in-rialzamento e si figurasse tutti que molli intagli, que’ tabernacoli e quelle guglie messe adoro come allora vedevansi, oltre che farsi uu’idea alquanto più splendida della basilica Marciana, avrebbe con che argomentare sulla ricchezza de’ veneziani in quel secolo, qual fosse la loro pietà, e quanta la loro magnificenza. L’ ordine superiore porta ne’ 5 comparti 4 musaici, e quellodi mezzo è aperto da un’immensa finestra che spande il lume principale entro il tempio. Questi musaici furono lavorati sui cartoni di Maffeo Verona , imitatore spiritoso del gran Paolo, morto nel 1612. Figurano la Deposizione dalla Croce, la Discesa del Redentore al limbo, la sua Risurrezione, e l’Ascensione di lui al cielo. Se ne vuole autore un maestro Gaetano, che vi lasciò il nome e l’anno 1617, e gli costarono almeno 6 anni di lavoro. Sotto all’ ultimo musaico, e precisamente dove negli altri archi si apre una finestra, vedesi la figura del vescovo s. Nicolò, musaico di Ettore Locatelli. I 6 campanili, che dividono gli archi, sono sorretti da 4 colonne isolate, ed entro a questi s’ergon le statue degli Evangelisti, della Vergine, e dell’Angelo che l’anuunzia Madre di Dio. L’arco massimo sopra la finestra porta in mezzo a campo azzurro seminato di stelle, il Leone alato col Vangelo, di bronzo, nel 1.“quarto del secolo nostro lavorato dallo scultore Gaetano Ferrari. Sporge dal descritto l’ordine sottoposto, e regge un terrazzo atto ad accogliere numeroso popolo all’occasione di qualche festa solennizzata nella gran piazza, che meravigliosamente si stende dinauzi quale I accennai. E bello e sorprendente in vedere appunto in siffatte festività, questa mole maestosa dar luogo al fior de’ cittadini, e il vivo degli atti, e lo splendore delle tinle de’panni, far contrasto colle sculte immagini e co’musaici splendidissimi ; scena magica atta ad accen- dere I’ estro del pittore vedutista, come lo accese a’ celebrati Canaletti, a’ Guardi, a’Borsato, da produr poi quelle tavole rinomatissime che si acquistano a peso di molto oro da’forastieri (altrettanto può dirsi degli altri principa- li edilìzi di Venezia sagri o civili, e di sue isole,come de’tantisuoi punti di vista veramente pittoreschi. Innumerevoli poi sono le vedute eleganti ed egregiamente disegnate ed incise). Le molte e ricche colonne di porfido, di verde antico, di cipollino, di pario, sovrapposte I’ une all’ altre, e di cui si adorna quest’ ordine, reggono 5 archivolti, ognuno de’quali porta un musaico. 11 l.° alla sinistra dell’ osservatore mostra il prospetto di questo medesimo tempio, ed è il solo esterno d’antico lavoro; il 2.0 offre l’arrivo del corpo di s. Marco, a cui s’inchinano ¡veneti magistrali, lavoro insigne del tedesco Leopoldo del Pozzo, condotto sui cartoni di Sebastiano Rizzi bellunese, compositore giudizioso e felice, morto nel 1734; il 3.°presenta il supremo dì delle sentenze , opera di Pietro Spagna, sul cartone d'Antonio Zanchi d’E-ste, morto nel 1722, pittore naturalista che in alcune opere riuscì morbido, facile e di gran macchia. Questo musaico ebbe molte volte restauro, indi anni addietro venne tutto rifatto sul diseguo di Lattanzio Querena, da Liborio Salandri. E-sprimono gli altri due Buono e Rustico, che trasportano furtivamente la sagra salma deH’Evangelista dalla chiesa di Alessandria alla propria nave, e la festiva accoglienza fatta da’veneziani a quelle ve-neratissime reliquie. Non si finirebbe sì tosto volendo descrivere le copiose sculture di cui si adorna questo imponente prospetto, bensì servirebbe a provare quanto nel medesimo secolo fiorissero la scultura in Venezia.E'vero,che alcune vennero recate da lidi lontani, e qua poste quali monumenti di vittoria ; ma la maggior parte sono contemporanee alla progressiva costruzione del tempio.Quindi si vedo-