82 na antica bianca. Corno di lioncorno lavorato con anelli aventi iscrizioni in giro di caratteri greci e cufici, con catenella e medaglia ove sta espresso s. Marco, e una leggenda in caratteri romani. Dono di Domenico Giorgio nel 1488 al doge Agostino Barbarigo. Frammenti d’ una Croce di cristallo di monte. Frammento d’ ampolla di cristallo, con pietre e filigrane. Questi sono tutti gli oggetti appartenenti all’antico Tesoro dis. Marco, cbe si poterono salvar dallo spoglio fililo neh 797.—In apposita nicchia posa sur uno zoccolo la cattedra di marmo,cui i cronisti veneti, fra’quali il Dandolo in Clironicon, dicono donata al patriarca di Grado dall’imperatore Eraclio, siccome (juella ovesedettes.Marco inAlessaudria, 11 Zanotto nella Storia della pittura veneziana, dimostrò del tulio assurdo questo fatto., mentre non poteva servire questa sedia a s. Marco, se in essa vedonsi scolpiti gli animali dati per simbolo agli Evangelisti in eia più tarda,eselo stile di essa manifesta palesemente più tardi seco- li.Qui occorre breve digressione.Leggo nel Morosini, Ilistoria di Venetia, p. 21. Primigenio patriarca di Grado (cioè d’A-quileia residente in Grado, fiorito nel 63o), contro lo scomunicato e intruso Fortunato, ricorse all’ imperatore Era-elio per aiuto, dal quale « ottenne alcuni vasi d’oro e d’argento, che insieme con la Cattedra tenuta da s. Marco in Alessandria gli mandò da Costantinopoli in dono ”. Leggo nel Corner, Notizie delle Chiese di Venezia : Chiesa ducale di s. Marco, p. 191,« Nella prossima cappella del Battisterio, ewi sull’altare un’antica Cattedra di marmo, la quale, prima che nella chiesa si disponesse l’altare del ss. Sagramento, era situata dietro al-l’altare sotto la tribuna della cappella maggiore. Questa asserisce il Dandolo esser la Sede del beatissimo Marco E-vangelista, che Eraclio imperatore tolta avea d’Alessaudria, e mandata poscia in dono a Primigenio patriarca di Grado. Se in questi lempi nella primitiva Chiesa povera e perseguitata sedessero gli Apostoli in maestose sedi ne lascio agli eruditi critici il giudizio; tanto più che in essa Cattedra veggonsi scolpiti i 4 animali geroglifici degli Evangelisti, uno de’ quali,cioè s.Giovanni,scrisse il suo Evangelio dopo il martirio del nostro evangelista s. Marco ”. Pochi anni dopo questa cattedra di marmo fu rimossa dalla basilica, e trasportata nell’adiacente suo Tesoro di s. Marco. Trovo nel Giornale di Roma de’5 dicembre i855 a p. 1 143 annunciato quanto segue. « Benché rara fra noi, non è tuttavia ignorata l’insigne opera del r. p. Giampietro Secchi della Compagnia di Gesù, La Cattedra Alessandrina di s. Marco Evangelista conservata in Venezia, entro il Tesoro Marciano delle Reliquie, riconosciuta e dimostrata per la scoperta in essa di un epigrafe aramaica, e pe’suoi ornati storici e simbolici. Venezia tipografia Naratovich t853. L’importanza gravissima di quel monumento a noi pervenuto dal primo secolo del cristianesmo con unico avanzo di scrittura e lingua si-ro-caldaica degli ebrei cristiani di A-lessandria, che lo determina, e che raccomanda come regola principalissima di Marco Evangelista la perpetua uniformità colla Chiesa Promana, ebbe nel celebre letterato un interprete degno di se, che la illustrò pienamente in 5 sessioni ; ¡storica, filologica, archeologica, ermeneutica e dogmatica. Le molle controversie, che dalle più semplici della storia, alle più difficili della teologia incontra ad ogni passo, o che provoca egli stesso nella paleografia e filologia delle lingue semitiche e della lingua egiziana, sono da lui sciolte con somma profondità di dottrina. Aggiungono pregio al libro vari documenti inediti latini e greci, e tra gli altri un lungo frammento di storico greco d’Egitto nella fondazione della Chiesa Alessandrina, e due lettere : una di Cristoforo vescovo di Corone, nuuzio