averi per l’erezione della chiesa, fabbricò poi cou tavole in ristretta forma il contiguo monastero , ed entrò in esso con alcune compagne, a vivervi austeramente colla regola di s. Agostino. Dio volle provare la costanza della sua serva, permettendo che per lungo tempo ninna domandasse d’entrare nel monastero, onde temevasi il suo fine poco discosto da’ suoi principii. Nelle sue angustie Antonia accrebbe il fervore, e meritò per suo conforto una nuova visita del s. Titolare, il quale le disse: Che passata a vita più felice, verrebbero da’aionti, additando i vicini di Serravalle,donne per la cui santità il monastero s’accrescerebbe anco ne’futuri tempi in odore di soavità. L’esito provò il celeste vaticinio. Per le guerre del 141 1 degli ungheri contro la repubblica, alcune monache venete del monastero agostiniano di Serravalle, fuggite a Venezia, fu loro oliti lo il chiostro di s. Lodovico, ov’erano restate due sole monache , e vi trovarono tanle celle vuole quante appunto esse erano, verificandosi in tal modo anco la visione che avea ricevuto prima una di esse da s. Agostino, e mostrandole s. Lodovico, il cui monastero I’attendeva. Questo poi ampliato con nuove fabbriche, aumentate le religiose, nel 1436 s. Lorenzo Giustiniani vescovo di Castello ottenne loro da Eugenio IV plenarie indulgenze e di potersi eleggere il confessore munito di facoltà. Nella chiesa celebrasi l’anniversario della dedicazione a’5 aprile,secondo Corner, dicendo \oStato personaleche fu cousagrata a’ i 7 settembre; giorno in fatti in cui attuai-inentesi fa lacommemorazione.lndiversi tempi fu arricchita delle seguenti reliquie, in parte provenienti da Costantinopoli. Una ss. Spina, con segni del prezioso Sangue che la consagrò, e più volte si vide rosseggiare nel venerdì scinto. Parte del corpo di s. Basilio vescovo di Natòlia, un osso di s. Anna, altro di s. Gregorio Na-zianzeno, due coste di s. Maria Cleofe, il corpo di s. Felice oiaitire trovato nel- 299 le romane catacombe, e le reliquie di s-Teodosia vergine e martire e d’altri santi. Reliquie però, che nella soppressione del monastero si trasportarono altrove. Nella chiesa vi sono alcune buone pitture di Pietro Vecchia e di altri ; ma è mara-viglioso il dipinto di Gio. Battista Tie-polo con Cristo che si avvia al Calvario, studiato del continuo da’ professori dell’ arte. Le agostiniane vi rimasero sino alla soppressione generale del 181 o, e la chiesa fu dichiarata succursale della parrocchia di s. Marziale, e lo è tuttora. Il monastero servì in seguito di asilo alle fanciulle del pio luogo degli Esposti, come dice lo Stato personale. Imperocché la marchesa Maddalena di Canossa, veneranda e benemerita fondatrice in Verona delle figlie della Carità, vi aprì uno de’suoi pii luoghi di e-ducazione muliebre, e poi vi furono raccolte le fanciulle esposte (ora non sembra più per quanto dirò della Casa degli Esposti nel § XII, n. 6), in cura delle stesse Canossiane. Fondalo 1’ istituto secondo quello delle figlie della Carità di Francia, nella pratica temperato a’siste-mi e all’abitudini italiane, ed approvato con sovrana risoluzione de’ 18 febbraio 1819, lo stabilì in Venezia nel monastero ili s. Lucia e vi rimase sino al 1848. Nel 1849 poi passò ad occupare questo di s. Alvise. Trovo nel Giornale di Roma deli85a, n. 97, iu data di Venezia 2 1 aprile, descrivendo la visita fatta alle canossiane di s. Alvise dall’arciduchessa Sofia madre dell’imperatore.’* L’istituto sorge in una parte rimota della città, vi conferisce all’ infima classe dei popolo i benefizi più salutevoli per la inorale e la religione. Raccoglie ogni giorno circa 200 f.inciulledi quel lontano quartiere, leam-uiaestra al conteggio , allo scrivere, alle molteplici industrie dell’ ago, le assoda negli esercizi della pietà, nell’ osservanza della virtù, le addestra ne femminili la* vori che fruttano onesti guadagni e che, santo corredo di povere figlie, sono l’al-