IfO monastero di francescane, delle dell’or dine di s. Damiano dall’omonima chiesa d’ Asisi, presso la quale s. Francesco fondò le clarisse colla sua regola, collocandovi le conciltadine s. Chiara colla sorella b. Agnese. Non è certo che questa b. Agnese si recasse in Venezia a costituirvi la i.a badessa Auria. Vuoisi pure che propriamente fondatrice del monastero fosse Costanza Calho, le cui figlie Maria e Gabriela monache di s. Marco nell’ isola d’Ammiano, poi distrutta, passarono in quest’ istituto. In principio fu intitolala la chiesa s. Maria Madre del Signore, indi col decorrere degli anni, in venerazione dell’istitutrice dell’ordine, col monastero anche la chiesa fu comunemente detta di s. Chiara. Gregorio IX ne prese la protezione nel 1238, enei 1241 le concesse di potersi fare assistere da un frale minore. Innocenzo IV nel 1247 ricevè sotto la protezione sua e di s. Pietro la badessa e suore di s. filaria di Zirada, così pure dette dal luo go, che dal girar del canale da’veneziani dicesi di Zira, quindi Zirada-, confermando l’esenzione coucessa nel 1236 dal vescovo di Castello Piuo col consenso del capitolo, col solo censo al vescovo d’ una libbra di cera nella festa di s. Pietro, ed altra ne impose il Papa a favore dei successori. Alle monache diresse vantaggiose bolleanche Alessandro IV,Giovanni XXI e Martino IV. Il loro fervore raffreddatosi, ne intraprese la riforma il patriarca Contarmi, dividendo le religiose in conventuali, e osservanti a cui concesse per badessa Domitilla Badoer esemplarissima monaca di s. Croce, che vi fece rifiorire l’aulica osservanza. Favorirono la riforma Clemente VII nel 1029 e Paolo III nel 1535, il quale poi nel i546 commise al suo nunzio in Venezia Giovanni della Casa arcivescovo di Benevento, di sciogliere i monasteri di s. Chiara dalla soggezione de’ superiori dell’ ordine, e di riceverli sotto il governo e amministrazione di lui e nunzi successori : lullavolta i monasteri di s. Chiara, di s. Croce, del s. Sepolcro, di s. Maria Maggiore e di s. Maria de’Miracoli perseverarono sotto In direzione de’ minori osservanti, finché Clemente Vili nel i5g4 li sottopose alla giurisdizione del patriarca. Nel i565 le conventuali abbracciarono la riforma. Per l’incendio del 1 ^74 bruciala la chiesa e la maggior parte del monastero, la carità de’ fedeli a tutto riparò, e la rinnovata chiesa a’ 27 aprile 1620 consagrò il patriarca Tiepolo. Venerabile fu il sagro tesoro di questa chiesa, possedendo un ss. Chiodo che trafisse sulla Croce i piedi del Redentore; ora custodito e venerato nella chiesa di s. Pantaleone. Il Corner ri porta la sua figura e quella d’un anello dati in persona al monastero per custodirli, da s. Luigi IX re di Francia in abito da pellegrino incognito,secondo la relazione d’una badessa che riprodusse. Nel monastero restarono le francescane sino alla soppressione neli8o5, e poscia fu ridotto a ospedale militare, come lo è al presente. 24. Cisterciensi monache di s. filaria della Celestia. Reniero Zen, poi doge, recatosi nel 1236 qual podestà a Piacenza, avendovi ammiralo il monastero dell’ austere cisterciensi, tornato a Venezia diede opera per introdurvele, avendone ottenute le debile facoltà ila’ monaci cisterciensi di quel cenobio della Colomba che lo dirigevano, e dalla badessa 12 scelte suore. Eretto nel sestiere di di Castello il monastero nel 1237, subito Gregorio IX lo pose sotto la protezione della s. Sede, chiamandolo nel diploma s. Maria de Caelestibus o Cocle-stibus, perchè la chiesa fu intitolata s. Maria Assunta in cielo, poi per corruzione s. Maria della Celestia, ond’è favola che l’aggiunto otteuesse dal nome della suai.’ badessa. Pare che vi preesistesse una piccola chiesuola. Rinnovarono e ampliarono l’esenzioni Innocenzo IV nel 1247 e Alessandro IV nel 1255. Concessero indulgenze a’fedeli pel progredì-