emularne l’elegante semplicità.Questo lavoro però ha un merito d’esecuzione distinto, e può ritenersi per uno de’bronzi più cospicui di Venezia, dopo quelli che vennero fusi nel secolo precedente. 11 com • parlo è semplice e grandioso: ad imitazione delle fiorentine, introdusse nel giro esterno in altrettante nicchie alcune statue che legano la composizione co’risalti d’alcuni busti ne’quali effigiòsè stesso,Tiziano, PAretino, e forse alcun altro amico o allievo e collaboratore, che l’aiutò in questo penoso e lunghissimo lavoro. Gli Evangelisti furono raffigurati in queste statue co’loro attributi, e riempi i vani con alcuni putti graziosamente scherzanti fra vari festoni, e diversi libri in modo assai pieno di gentilezza e di gusto. 1 due principali soggetti ne’compar-limenti maggiori sono la Risurrezione e la Sepoltura del Redentore, ne’quali pose ogni studio, riuscendo particolarmente a far ¡sfuggire sul piano le parti lontane con bello artificio, e componendo con nobili ed espressivi atteggiamenti il soggetto della Sepoltura. Ma in tutto ¡1 lavoro si scorge qualche affettazione, qualche mossa studiata, e soprattutto alcune caricature nelle teste, nelle barbe, nell’ e-streroità, che annunciano I’ allontanamento dall’aurea antica semplicità. Preso pelò in totale il lavoro può dirsi abbastanza insigne, doversi tenere in altissimo pregio, e non essere espulso dal luogo sagro, come lo fu per pochi anni, murandosi la porta. Ciò dicendo il Cicogna-ra, nella Storia della Scultura, alluse con 1’ ultime parole alla strana idea narrata dal Diedo, per la quale si coprì questo gioiello d’arte con goffe spalliere di noce, che contornavano tutto il coro. Siffatta bruttura venne ben presto emendata colla restituzione fedele di quanto era prima. Salutare lezione di astenersi . per sempre da qualunque riforma di questo singolare edilizio. Il retto senso deve presiedere alla gelosa conservazione di sì ragguardevole monumento dell’antiche 65 arti patrie, anzi forse primizia del risorgimento di esse in Italia. La sagrestia è ricchissima di preziosi musaici ristorali nel i 727 per volere del senato. M. L. Rizzo lavorò la vòlta , ed ebbe a compagni il prete Alberto Zio, e forse, come sospetta il Moschini, Pietro Alberti e Francesco Zuccato. L’ opera è bella sì nella finezza del lavorio, come nell’invenzione e nella grazia de’ fregi e proprietà delle figure, quali vengono reputate della scuola di Tiziano o di lui stesso. In tutti questi musaici vi è assai da lodare, e tanto da meritare ognuno apposita illustrazione. Sono principali le figure dell’Eterno Padre circondato dagli Angeli sulla porta, quella della Vergine, de’ ss. Giorgio e Teodoro nelle lunette sulla porta stessa ; le due immagini di s. Girolamo, ad essa porta laterali, lavorate per concorso da Domenico e da Giannanlonio Bianchini zio e nipote; lei4 figure degli Apostoli e de’ ss. Marco e Paolo, che ornano l’altrelunette, e finalmentel’altret-tante figure de’Profeli nella vòlta, quali circondano la Croce presa in mezzo da’4 Vangelisti. Bellissime sono le tarsie sugli armadi e sulle spalliere, che cingono la parte destinata a custodire gli arredi sagri; lavori d’Antonio e Paolo fratelli mantovani, de’frati Vincenzo da Verona e Sebastiano Schiavone, e di Bernardino Fe-rando. Queste tarsie presentano in tanti comparti la fabbrica della chiesa di s. Marco, l’apparizione del Santo, la traslazione del sagro suo corpo; un prigioniere tratto da una nave, ed un misero che a lui si raccomandano; poi [’Evangelista, a cui stanno davanti in ginocchio un uomo con fucile e un guerriero armato; poi molti fabbricati e prospettive, e finalmente s. Marco in atto di battezzare e di rendere la salute a s. Aniano, che fu a lui immediato successore nella sede Alessandrina.—La cappella di s. Pietro principe degli Apostoli, a destra della maggiore, avea il suo altare fino al tempo del patriarca Gamboni, e per di lui