33?. Le Belle Arti in Venezia^ clic ne offre 10 spaccato dui punto della soglia della prima arcata di fronte al presbiterio, osserva che il Te manza ne parlò sempre con disprezzo. « Ma gli scrittori a qualche momento ci fanno sentile nelle loro opere il tristo umore che ne gli predomina: e guai a colui che n’è a quel punto da essi giudicato ”), lo eresse ispirato da quel genio islesso di grandezza che ispirava la signoria della repubblica veneziana. Lo decorò nell’ esterno con un ordine composito, anteponendovi maestosissima scalinata e incoronandolo con due sublimi cupole coperte di piombo, ogni cosa traricca d’ ornamenti, e fregiato da un complesso di 125 statue. Pochi sono gli edilìzi ue’quali siasi posta e-guai cura nelle più minute particolarità. L’ interno presenta un ottangono circo-scritto da un altro,in cima al i.“de’qua- 11 sorge la maggior cupola, e nel 2.° con-tengosi 6 altari minori ed un maggiore, cui sta di fronte la gran porta d’ingresso. Per la sagrestia si va al seminario pa-Inarcale, grandiosa fabbrica pure del Longhena, il cui modello il senato approvò nel 1670. Nell’andito che vi conduce stanno chiusi 3 paliotti d’ altare, in metallo dorato, con piccoli dipinti, e tutti sparsi di varie ben compartite pietre orientali. Ve n’ha poi uno in arazzo con Mar ia Vergine fra gli Apostoli, condotto sopra bellissimo disegno Delirilin- 110, e che tuttavia si mantiene saporito di colore. Il qnadrograndioso e spi 1 itoso con l’apotesi di s. Girolamo Emiliani, nel soffitto della scala, è del Zarichi. Il quadro grandioso colla Samaritana è dono e lavoro del Rinaldi : l'epigrafe che rammenta le beneficenze dell’imperatore Francesco I verso (presto luogo, è del celebre epigrafista Morcelli bresciano. Nella stanza dell’ udienza vi sono buoni dipinti. 11 Cristo risorto è bellissimo lavoro Gior-g'onesco: il Portar della Croce è di Bonifacio: quella Famiglia che visita uu monastero, è rara opera del Fasolo : il ri- tratto di BenedeltoXIV, distile grandioso e studiate pieghe, è del Subleyras : il ritratto del Zaghis abbate camaldolese,è del Ceccarini. Il piccolo quadretto colla figura di s. Pietro, sembra del Mansueti. 11 corridore è coperto di centinaia di ritratti o a matita o a bulino, qui collocati da persone amatricio delle lettere o del luogo. Sopra una porta il dipinto a fresco, tra Ito dal muro, con grandiose figure, die rappresenta la Storia, ha il nome del suo autore Paolo Veronese : la mezzaluna sull’altra portacon Maria Vergine, due Santi e due ritratti, che stava sopra il sepolcro del doge Francesco Dandolo, è opera interessante della scuola veneta, per la sua epoca del 1338 (ora si trasportò nella sagrestia). La sala che fu il luogo della biblioteca rinomatissima de’ soma-sclri, la (piale pure andò dispersa nel governo del r egno Italico, ha 3 allegorici dipinti nel soilìIto: il 1.° del Zanchi, il 2.“ del Rizzi, il 3.“ del Bambini.E’ divenuta poi copiosa di circa 1 8,000 volumi, specialmente per largizioni di detto governo e del successivo imperiale, di uig.r Pietro SeiFer rettore benemerito del seminario, del cav. Gaspare Lippomano, e soprattutto de’ patriarchi Milesi e Monico. Vi si aggiunsero ancora i ricchi lasciti dell’abbate Torres ex. gesuita, del prof. Pu-jati monaco cassinese, ilei conte Francesco Calbo-Ciotta e del cav. Contarmi. Il grandioso e nobile chiostro tiene intorno le pareti ornate d’ iscrizioni, di busti del medioevo, sicché(assembra un Museo. Vi sono ancora interessanti iscrizioni ontiche, alcuna ignota, oltre a qualche altro capo di antichità. Ne primeggia l’iscrizione che rammenta i grandi Dei Cabiri, ricordata da tanti scrittori e illustrata con dissertazione del prof. Rink. Tale interessantissima raccolta si deve alla cura particolare e al fino intendimento del Moscioni. Di continuo si aumenta di bassirilie-vi, busti, statue, urne, iscrizioni e simili altri oggetti. Elegantissimo è l’oratorio privato della ss. Trinità, già dell’ ordi>