abbate del ricco monastero d’Angarato nell’isola di Candia e la chiesa della vergine Odigitria in Zante, l’una e l’altra giuspatronato della repubblica. Nel 1607 gli successe nel titolo e nel governo Me-lezio Cortacio di Retimo, il quale dimostrò distinta inclinazione e dispensò favori a qtre’ che aveano fatto la carriera degli studi nel Collegio greco di Roma.La repubblica a lui accordò,in luogo dell’annuale pensione dei zecchini 180, il fruito a vita dell’abbazia di s. Giovanni de’Moraiti in Candia, ch’era di oltre 1 3o zecchini annui. Governò 20 anni e morì nel 1677. La nazione pose allora gli occhi sopra Metodio ¡fioroni o Moronio, cido-niese,sbiilzalo dalla sede patriarcalediCo-stantinopoli dal sultano, mentre menava ■vita privata in Venezia. A suo tempo e dopo la sua morte, trovo nel Bull. cit. de Propaganda fide, a p. 3o6 e 307, due brevi d’Innocenzo XI. Il f.° Mole-slum supra, de’28 maggio 1678, diretto : Dileclis Filiis Nobilibus viris Duci, et Reipublicae Venetiarum. In grae-cos Fenetiis degentes, qui sibi schisma-ticum Episcopum praesumunt assumere, ut in ecclesia s. Georgii episcopali miniere funganlur. Inde Pontifex nobi-lem Reip. Ducemhortatur,utmagislra-timi laicuni a blasphemia nuncupatum, cui nulla in spirilualia potest auctori-tas competere, revocet. 11 2.0 Accepto Nunlio de obitu pseudo Episcopi, de’ 16 settembre 1679, diretto: Venerabili Fra-tri Aloysio Patriarchae Venetiarum. Cum viam universae carnis sit ingres-sus pseudo Epicopus, qui Venetiis grae-cis schismatici praeeral, virìliler con-tendit Pontifex, ne alter illi schismati-cus sujjìciatur. Metodio morendo nel 1679, lasciò molto denaro raccolto nella dignità patriarcale, da distribuirsi a’ greci più bisognosi, ed un valore considerabile di gioie. Nel medesimo 1679 fu assunto al governo della chiesa di s. Giorgio, Gerasimo Blaco, cretense, sacerdote cappellano della medesima, che 407 ad esempio degli antecessori fu onoralo del titolo arcivescovile di Filadelfia in parlibusj uomo fornito di lettere, d’erudizione e di genio docile. L’ultimo degli arcivescovi di Filadelfia residenziale in Venezia, che amministrassero questa chiesa greca fu Melezio Tipaldo di Ce* faionia, eletto dalla nazione nel i685, cui avea dato saggio di sue virtù nelle pubbliche concioni recitate nella stessa chiesa; che governò per 28 anni con ze- lo pastorale in uno alla cura dell’anime. La regolarità de’ costumi, la saviezza nelle più ardue deliberazioni, l’erudizione sagra e profana, e l’amore del vero lo resero oggetto della comune ammirazione. Ammesso all’esercizio de’pontifi-cali, divenire il modello de’prelati, nè si vedeva fra’ greci un ecclesiastico più esemplare. Soddisfece piti tardi a’dove-ri con Papa Clemente XI, e fu conságra- lo con pompa solenne nella stessa chiesa di s. Giorgio. L’arcivescovo Tipaldo confermando ogni giorno cui proprio zelo l’idea vantaggiosa, che il Papa avea di sua virtù, applicato alla riforma degli abusi introdotti in questa chiesa dal corso del tempo, vi soddisfece con molta edificazione e felice esito. Restituì alla religione cattolica molti di que’che se n’erano allontanati. Impiegò la sua opera per fare ristabilire dal pubblico governo rigorose pene contro gli scismatici, se vi si fossero intrusi. Ottenne che gli ordini pubblicati pel buon regolamento della chiesa greca, fossero confermati nel 1708 dal senato a’2 gennaio, e dal con-glio de’Dieci a’18. Di più, a togliere a’ sacerdoti scismatici ogni remota speranza d’ essere ammessi all’esercizio delle sagre ceremonie, prescrisse che i cappellani fossero inabili a concorrere, se non fossero approvati cattolici dal nunzio a-postolico o dal patriarca di Venezia, o da’ loro vicari, di che ne dovevano presentar fede allo stesso tribunale. Ed affinchè questa disposizione non si rendesse mai vana incaricò lo zelo de’capi sue-