3o m; dietro nll’antiche logore dal tempo. Vi ebbe dii ne fece censura, ma l’illustre Cardinal Zurla ne pigliò giusta difesa nell’opera de’Viaggiatori veneziani. _La stanza die dava una volta ingresso alla sala die dicesi de Banchetti,siccome luogo ove i dogi davano banchetto in determinati giorni solennità una bell’opera di J. Tinloretlo nel ritratto d’Enrico III re di Francia; ed altra buon’opera di Bonifazio, nell’Adorazione de’Magi. La sala però de’Banchetti fa parte oggi del palazzo patriarcale. Abbiamo, Notizie storiche dellafabbrica del Palazzo Ducale e de’ suoi architetti, raccolte e pubblicate dal eh. ab. Giuseppe Cadorin. E qui fo avvertenza a que’ pochi che l’ignorassero, che la celebre r. accademia delle belle arti di Venezia, nel 1818 pubblicò una collezione delle più applaudite fabbriche della città,misurate, illustrate e intaglia te,e qual monumento specioso delle domestiche glorie ue trascelse il più bel fiore. Era ben giusto che queste bellezze nell’angustie ristrettede’patrii recinti,ea’ voti sottratte dell’erudita impazienza,non dovessero più a lungo restare ignote al lontano, ed essere soltanto il premio di peregrinazioni assai lunghe, sempre impossi-bilia chi non ha il benedetta più laùta fortuna,talvolta pur impossibili a coloro stessi che abbondano della maggior agiatezza. Venuti meno gli esemplari della splendida collezione, sorse ben presto viva la brama che si ripoducesse con novelle e più ragguardevoli giunte onde renderla più ricca e più utile della i.", e altresì più secondo la mente degli artisti e studiosi, tanto col corredo di nuove tavole, quanto con più ampiee chiare illustrazioni. Questo merito è dovuto al genio operoso, al caldo amore alle buone arti e alla terra natale, un tempo celebratissima sede del suo principato, del cav. Giuseppe Anto-nelli; il quale si accinse all’impresa per dare altresì un altro saggio della patria gì andezza,poiché per essa intraprese pure altre magnifiche e preziose pubblicazioni. L’opera dunque nobilissima che può sopperire a’Iontani pergustarc tanti eminenti pregi artistici è intitolata : Le fabbriche e i monumenti cospicui di Venezia, il-lustratida Leopoldo Cicognara, da Antonio Diedo e da Giannantonio Selva. Seconda edizione con notabili aggiunte e ;iOie(del eh. dotto ed eruditissimo Francesco Zanotto, scrittore savio e religioso), Venezia co’tipi di Giuseppe Antonel-li editore premiato della medaglia d’oro 1838. Adesso, dallo stesso Ahtonelli, si è compiuta la terza edizione, con nuove tavole e nuove amplissime aggiunte del ricordato Zanotto. Così senza potersi beare aVeneiia cogli originali,può ognuno compensarsi, istruirsi e deliziarsi, con goderne ledotte descrizioni,e ammirarne i precisi prospetti, gli spaccati, le piante, gli ornati tutti, espressi con eleganti incisioni da valenti artisti, di cui abbonda Venezia. Ma possedere l’opera classica e non potersene che per poco giovare, tranne per la basilica di s. Marco , principali chiese e altri edilizi, è per me un’ angustia, una violenza inesprimibile: tale è la mia condizione, per mancanza di spazio,dovendo limitarmi a sfuggevoli cenni. Quest’opera insigne qualifica il palazzo ducale, uno de’ più gran monumenti architettonici del secolo XIV, ricchissimo per la sua mole e pe’suoi ornamenti, cospicuo pel luogo in cui fu edificato grandiosamente, il più bel- lo della città. Ivi torreggia sembrando signoreggiare la laguna e la città stessa,ed impone a tal seguo perla dignità della sua mole, che quantunque ricche sieno e magnifiche te fabbriche che lo circondano, mantienesovr’esse una specie di dominio, e pare proteggerle alla propria ombra. Questo vasto edifizio coll’alterna varietà di colore nelle pietre da cui è incrostato, produce gratissimo effetto, togliendo tutto il pesante e il monotono d’una massa tanto elevata ed estesa. Famosissimo per avervi accolta la veneta signoria durante il famigerato e brillante periodo di tanti secoli, mutato destino, accoglie pur oggi-